Venezia

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"Venezia! È bello riaverti qui." fulminai Palermo e uguale fece Zulema. Sapeva benissimo cosa le era capitato, eppure doveva fare il fenomeno di turno. Stronzo del cazzo.
"Vi ho convocati tutti perché ho deciso di rimandare il colpo a domani." disse il Professore facendo la sua solita entrata da Cappellaio Matto e tutti si lamentarono per la notizia, mettendo a disagio il Professore. "Dai ragazzi, non fatene un dilemma. Lo faccio per voi." disse il Professore sorridendoci compassionevolmente. "È ingiusto Professore. Sappiamo benissimo che è stato rimandato per quelle due stronzette laggiù, si parlo di voi, Venezia e Barcellona."
disse Palermo riservandoci un'occhiata storta. "Palermo." disse il Professore cercando di attirare la sua attenzione per farlo smettere.
"Noi abbiamo sudato per questo colpo, dando il massimo di noi e lei ci ripaga con il rimandare. Vi sembra giusto?" continuò, rivolgendosi agli altri e tutti esultarono, gridando 'no'.
La mia ira era ormai alle stelle e se quel bastardo di Palermo non si fosse zittito in quel momento, l'avrei gettata su di lui e su chi lo assecondava.
"Quelle due cagne ci impediscono la vittoria. Venezia si era suicidata, e anche se sfortunatamente è stata salvata, dobbiamo rimetterci noi. Io dico di farla lo stesso, e voi?" chiese urlando e quasi tutti lo assecondarono.
"Palermo!" gridò il Professore avvicinandosi, ma fu troppo tardi perché dopo quel che aveva detto la sala era diventata una zona di lotta, tipo un ring di wrestling: mi avvicinai a Palermo il più veloce possibile, con uno sguardo guerriero da soldato, che avevo appena perso la moglie in battaglia lo afferrai per i suoi cazzo di capelli buttandolo a terra, mi lanciai sopra di lui tirandogli una gomitata nel naso, dopo di ché gli rubai il mitra che aveva in mano e mi rialzai mirando sulla sua testa. "Hai finito di fare lo stronzo?" chiesi urlandogli contro "E voi?" chiesi, facendo dei passi indietro per avere la perfetta visuale su tutti.
"Okay, forse è meglio darsi una calmata, no?" disse il Professore facendo segno di dargli il mitra, ma negai in risposta a Sergio."Barcellona ha ragione cazzo!" esclamò Denver venendo al mio fianco, puntando il mitra verso Palermo. "Appunto! Ha disonorato un nostro fottuto membro della banda e idem quegli stronzetti del cazzo." ribadì Tokyo facendo lo stesso gesto di Denver.
"Smettetela con questa sceneggiata e mettete giù i cazzo di mitra, a Palermo ci penso io." disse il Professore aggiustandosi gli occhiali, allora feci cenno agli altri di rassegnarci, così gettammo le armi a terra e Denver e Tokyo ritornarono al loro posto.
Palermo si alzò da terra, levandosi col palmo della mano il sangue che colava dal suo naso e dopo di ché ringraziò il Professore sorridendogli.
E voi pensavate sul serio che io mi stessi arrendo così facilmente? No.
Presi la pistola che avevo dietro la mia schiena e non aspettai a sparare un colpo sulla gamba di quello stronzo, che gridò dal dolore e ricadde a terra stringendo i denti. "Barcellona!" gridò il Professore preoccupato. "Stoccolma, vieni qui cazzo!" urlò Palermo prepotentemente: godevo per quel bastardo e uguale Tokyo, che venne a complimentarsi con me, mentre Denver era costretto ad aiutare.

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"Come sta Venezia?" chiese Tokyo sorseggiando il suo mojito. "Stamani era in piedi che si vestiva, penso che si riprenderà presto." risposi mentre mi facevo un margarita. "Ma sappiamo perché l'ha fatto?" chiese la mia amica con voce cauta, ma io distolsi lo sguardo e deglutii, non potevo dirle cos'era accaduto a Zulema. "In realtà non so nemmeno io il perché. L'unica volta che ho provato a chiederglielo stava per arrivarmi uno schiaffo." dissi cambiando di un minimo la verità, ma ugualmente il mio battito iniziò ad accelerare quando quell'immagine ritornò nella mia mente: lei a terra, il mio cuore in mille pezzi, tutto quel sangue, le urla, io che non potevo fare niente...

Buttai giù il mio margarita in un solo sorso, e strizzai gli occhi per il bruciore causato alla gola e dopo incrociai lo sguardo di Tokyo, che annuì lentamente fissando il vuoto, mentre finiva il liquido del suo bicchiere.
Zulema arrivò sotto braccio con Saray. Quest'ultima mi riservò un'occhiataccia, come se oggi non fosse successo abbastanza, no, lei doveva continuare, allora continuai anch'io. "Che cazzo guardi, gitana?" chiesi, incrociando il suo sguardo. "Tranquillizzati biondina, per stasera hai fatto abbastanza." disse la mia regina araba, facendomi un sorrisetto. Quest'ultima bisbigliò qualcosa alla sua amica ed essa se ne andò, non staccandomi gli occhi di dosso.
"Che cazzo vuole la tua amica, mh?" chiesi, guardando Zulema. "Modera il linguaggio, signorina." rispose, ricambiando lo sguardo "Fammi un martini visto che ci sei." "Scusami?" chiesi, guardandola scioccata.
"Abbiamo 5 anni che dobbiamo dire le parole magiche? Dai su." disse ridendo.

Buttai giù il mio secondo shottino, mentre sentivo le stronzate della mia figlia di puttana. "Stai scherzando, spero." dissi guardando Tokyo, che era ancora più allibita di me. "Venezia, ti conviene stare tranquilla. Oggi questa ragazza è un po' incazzata." disse rivolgendosi a Zulema, mentre mi accarezzava la mano.
"Non vedo come possa interessarmi." disse, afferrando una sigaretta e io guardai Tokyo per congedarla, assicurandole di potercela fare, ma lo feci solo per non farle subire quella sceneggiata.

"Non ti darò niente se non un bicchiere d'acqua." risposi, prendendole di mano la sigaretta, che portai dietro il mio orecchio destro e subito dopo, con i gomiti sul balcone, mantenevo il contatto visivo. "Va bene." rispose, sbuffando. "Bevi piano."  ridacchiai, ma subito diventai seria appena la vidi in difficoltà con la presa sul bicchiere. Così cercai di aiutarla. Ma si alzò prima che io potessi farlo, e si incamminò verso l'uscita; scavalcai il balcone, per riportarla dov'era e mi posizionai tra le sue gambe, e dopo aver mantenuto il contatto visivo per qualche secondo, l'abbracciai così forte da rendere possibile il mio desiderio: mischiare il mio profumo con il suo:, l'odore più buono che avessi mai sentito prima. Dopo di ché mi staccai dall'abbraccio e lei mi guardò, restando ferma. Voleva trasmettere qualcosa che non riuscivo a percepire. Io volevo aiutarla indifferentemente dalla sua reazione, avrebbe potuto odiarmi dopo ciò, disprezzarmi, ma non mi sarebbe importato, perché sarei stata consapevole di averla aiutata e questo era abbastanza per me.

"A cosa devo questo, bionda?" chiese riprendendo la sua sigaretta. Io la guardai e sorrisi, trattenendomi le lacrime "A niente." risposi, ridendo involontariamente, mentre mi allontanavo dal suo corpo e lei non ebbe nessuna reazione, continuò tranquillamente a guardarsi intorno. Allora mi sedetti accanto a lei, non volevo assolutamente andarmene, volevo stare accanto a lei: non facevo altro che guardarla, la guardavo e la guardavo, di una bellezza così non ne potevo fare a meno, anche perché non me la ritrovavo attorno tutti i giorni. Sapevo che quella sigaretta non l'avrebbe mai accesa quella sera, solo perché non ci riusciva. Così feci finta di volerla e me l'accessi; fatti due o tre tiri la ridiedi in mano a lei, che continuavo a mangiare con gli occhi. "Bionda, mi-" "Mi consumi la bellezza, si lo so." risposi, sganciandomi il bottone dei pantaloni e a Zulema cadde l'occhio. "Scusa, erano troppo stretti." dissi mettendomi sopra la maglietta, per coprire il bel vedere e Zulema annuì, riportando lo sguardo sul mio. "Certo che rompi le palle! Cazzo, non ti si può mai guardare. Fattela rovinare la bellezza, chi se ne frega. Guarda ti sto guardando!" esclamai spalancando gli occhi, per far vedere meglio il mio sguardo su di lei e tutte e due ridemmo, come piaceva a me.

Dopo qualche minuto presi una bottiglia dietro al balcone, non mi ricordo di cosa si trattasse, ma ricordo benissimo che dopo quella uscii di testa.
"Vuoi ballare o sei ancora troppo rotta?" chiesi dopo qualche istante indicando con lo sguardo la jukebox dietro di noi e lei sorrise, alzandosi lentamente dalla sedia.
"Prometto che metterò un lento e andremo ancora più lente di quanto lo sia il ritmo." dissi, facendola ridacchiare. "Stai zitta bionda." disse Zulema, introducendo gli spiccioli nella jukebox e fece partire il twist.
"Lo adoro!" esclamai buttando giù l'ultimo sorso di quella bottiglia. "Barcellona, non è il caso, deve riposare." disse Tokyo, venendomi in contro ed io annui. "Zu-Venezia dobbiamo.. che devo fare?" chiesi iniziando a ridere. "Sei ubriaca?" chiese Tokyo prendendomi per mano "Io reggo l'alcool." dissi, ma non feci in tempo a finire la frase che caddi a terra continuando a ridere.
"Denver." disse Tokyo richiamando l'attenzione di Denver, a cui fece segno di venire da noi. "Prendi Venezia e portala a casa, io penso a Barcellona." disse Tokyo. Così Zulema andò con Denver e Saray a casa, mentre io andai a braccetto con Tokyo che mi portò fuori, dove mi fece stendere sopra un telo.
"So che adori guardare il cielo stellato." bisbigliò sdraiandosi accanto a me. "Si." dissi ridendo mentre guardavo la bellezza che avevo davanti ai miei occhi. Ogni gruppo di stelle formava qualcosa: un cuore, il fuoco, e cose così. Amavo la notte e ciò che nascondeva.

Meglio tardi che maiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora