Razionalità

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Ho sempre odiato mostrare i miei sentimenti, a qualunque essere vivente, per il semplice motivo che non fossi in grado di farlo.
Zulema se n'era andata per colpa mia: non sapevo tenermi le persone e mai lo avrei saputo fare.
Non capivo più niente, perché come sempre, il cuore e la mente erano in contrasto, sempre a lottare fra di loro e questo mi faceva riflettere: per riprendermi quella figlia di puttana, dovevo lottare fino alla fine ed era quello avrei fatto.
Ma chi volevo prendere in giro? Ero solo una donna che aveva un disperato bisogno di una stronza patentata.

"Macarena." disse una voce proveniente dalle mie spalle, ma io non mi voltai, restai con lo sguardo fisso su quella fontana meravigliosa posizionata al centro del giardino, che dava quello spicco di originalità, quella che serviva a Zulema, ormai era così tanto prevedibile, come se tutto ciò che facesse fosse un loop continuo, una ripetizione.
Si sedette accanto a me. Con la coda dell'occhio la vidi, era lì con me sotto il cielo pieno di stelle, ma non era il momento di fare le romantiche.
"Che cazzo vuoi Zulema?" chiesi a denti stretti, non degnandola di uno sguardo, anche se in quel momento, l'unica cosa che volevo fare era riattaccare le nostre labbra, perché mi mancava terribilmente.
"Te la prendi con poco, bionda." disse accendendosi una sigaretta. "Per te è poco." bisbigliai a denti stretti, ma quella stronza mi sentì lo stesso e rise. Mi voltai di poco con la testa e la vidi sorridere, aveva quel profilo perfetto, come il suo sorriso. La volevo troppo e non sapevo spiegarmi neanche io come facessi a resisterle così tanto.
"Stasera vuoi dormire con me?" chiese dopo alcuni minuti sorprendendomi, ma subito dopo mi arrabbiai "Fottiti Zulema." dissi alzandomi in piedi, e ovviamente mantenni il contatto visivo. "Non ti va mai bene niente, cazzo." "Oh certo, sempre colpa mia. Vedi come fai? Sei una bambina Zulema." dissi aggiustandomi il vestito e mi avviai dentro per salutare gli altri, per fare ritorno a casa, che peccatamente condividevo con Zahir.
Quest'ultima non salutò nessuno, passò davanti a tutti seguendomi, si sentiva così potente, poverina.

Aprii lo sportello della mia macchina, ma venne richiuso con forza dalla figlia di puttana.
"Perché fai così?" chiese tenendo lo sguardo sul mio, mentre mi bloccava il passaggio con le braccia, facendo quasi combaciare i nostri corpi.
Sentivo il suo fiato caldo sul collo, e una scarica di brividi percorse la mia schiena, raggiungendo le estremità delle cosce. Quella sensazione mi mancava da morire, peccato che Zulema fosse sempre la stessa stronza.
"Stai scherzando spero!" esclamai mentre i miei respiri aumentavano di velocità. "No, non ti capisco" rispose mantenendo il contatto visivo e se continuava, rischiavo l'esplosione del mio stomaco, facendo volare via tutte quelle farfalle. "Oh, tu non mi capisci, perfetto." risposi mostrandole un sorriso strafottente.  "Fammi il favore di spostarti e fammi andare a casa.. Forse è l'unica cosa buona che riesci a fare questa sera, mh?" dissi con un piccolo sorriso in viso, guardandola dritta negli occhi con quasi cattiveria, infatti Zulema mi guardò perplessa, rimanendo per un istante immobile, dopo di ché mise le braccia lungo al suo corpo e si spostò lentamente dal mio corpo e annuì piano, sorridendo quasi dispiaciuta, triste.
Forse ero stata troppo crudele? Non avevo mai avuto l'occasione di vedere Zulema sotto pressione, o comunque in dei momenti in cui rimaneva imbambolata di fronte ad un "insulto".
Per quanto mi dispiacesse vederla in quello stato, non potevo stare con lei un minuto di più, dovevo darle una lezione e mettere da parte, almeno per stasera, la me sottona.

Meglio tardi che maiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora