Perdite

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Nei sotterranei mancava pochissimo oro da esportare e dopo, finalmente, sarebbe stato completamente fuori, insieme ai soldi. Eravamo tutti così emozionati, anche perché stava andando tutto per il meglio.
Ognuno di noi aveva diversi compiti: io dovevo stare con Lisbona e Stoccolma a tenere sott'occhio gli ostaggi, per evitare le solite cazzate di Arturito, come lo chiamava sempre Denver. Tokyo doveva recuperare la polvere da sparo, mentre Ryo e Palermo si occupavano di restare in contatto con il Professore, liberato da Marsiglia e insieme si rifugiarono fuori dalla Spagna per restare al sicuro. Denver, Zulema e Bogotà erano nel seminterrato con gli ostaggi per l'oro. Matias e Helsinki sorvegliavano quello che succedeva all'esterno.

"Stanno entrando!" esclamò Helsinki attraverso gli walkie talkie. "Chi sta entrando?" chiese Lisbona. ma non ricevette risposta, così ritentò: "Chi cazzo sta entrando, Helsinki?" ma anche stavolta non rispose, forse aveva perso il segnale. "Il fottutissimo Gandìa e la sua squadra speciale!" esclamò Tokyo. "Tokyo dove sei?" chiesi svariate volte attraverso il walkie talkie. "Sono bloccata, cazzo!" esclamò e in sottofondo si sentirono degli spari. Era rimasta bloccata nella stanza dove stava lavorando. Dovevo andare da lei e salvarla, così lasciai Stoccolma e Lisbona con gli ostaggi e andai nella riserva d'armi per afferrarne alcune e corsi il più veloce possibile in quella stanza, quella fottuta stanza.
La trovai lì, nascosta dietro le macerie, priva di munizioni che cercava di difendersi dai proiettili che mandavano quei bastardi con fucili, mitra, pistole e cazzate varie: mi abbassai subito e strisciai verso di lei. Una volta affianco alla mia amica, tirai fuori dal borsone un mitra, che le passai e dopo posizionai velocemente fra me e lei altre armi ed iniziai a sparare contro quei bastardi e uguale fece Tokyo.
"So che non abbiamo avuto tante conversazioni, ma pensavo a quella chiacchierata sotto le stelle e.. sei davvero una buona amica, cazzo." disse continuando a sparare, infatti era concentratissima, ma io mi sciolsi alle sue parole e non riuscivo a fare altro se non ascoltarla.
"Conobbi una persona come te, tempo fa. La chiamavano Nairobi, era una bomba.. Però mi dispiace, non voglio entrare nel dettaglio, volevo solo dirti che.. Ti voglio bene Barcellona" concluse guardandomi per qualche istante sorridendomi, ed io feci lo stesso. "Ti voglio bene Tokyo" dissi aprendo il cuore, sentivo davvero ciò che dicevo e non mi era mai successo se non con Zulema. Con lei era tutto leggero e ci stavo da dio.
Continuai a sparare, ripensando a ciò che aveva detto Tokyo. L'ammiravo, aveva tutta la mia stima e Rio era proprio un ragazzo fortunato, anche se lui era un coglione.

I caricatori delle pistole stavano terminando, come quelle del mitra, così Tokyo mi spinse lontano e mi urlò: "Ho avuto l'onore di conoscerti e ho avuto l'onore di salvarti, novellina." dopo di che corse verso i nemici facendo esplodere in aria sia loro che lei, con gli esplosivi.
Urlai con tono acutissimo involontariamente, per il dolore.
Corsi verso Tokyo, anche se stava per crollare tutto: di lei era rimasto poco, e appena vidi la sua testa inizia a urlare come non mai: "Tokyo!" urlai lanciando ogni cosa che avevo accanto perché ormai l'avevo persa. Continuavo a urlare. Sapevo fare solo quello, in quel momento, ma dopo qualche minuto mi feci forza e mi rialzai in piedi, prendendo le parti del suo corpo che trovavo e "la trascinai" cercando di portarla il più lontano possibile, mentre le lacrime mi offuscavano la vista e la debolezza mi impediva di fare qualsiasi cosa: il dolore si stava manifestando in qualunque modo. Era la seconda persona che vedevo morire davanti ai miei occhi e mi sentivo così vuota, perché il senso di colpa mi stava mangiando, ma l'unica cosa che ero capace di fare, era piangere su di lei.

Lisbona arrivò a corsa, e alla vista di Tokyo si allarmò, i suoi occhi si illuminarono subito e una lacrima scese percorrendo la sua guancia sinistra.
"È finita Maca." disse Lisbona con le lacrime agli occhi, cercando di portarmi via, ma io mi opponevo. Non poteva portarmi via, non adesso, dovevo stare con Tokyo ancora un po', dovevo assicurarmi che non stesse fingendo, speravo che lo stesse facendo, speravo che fosse un suo clone con gli arti e il busto staccati dal corpo o peggio.. non voglio entrare nel dettaglio, e comunque la volevo riabbracciare un'ultima volta, con il suo cuore funzionante e le sue stupide battute che infondo amavo da morire. "Corri, dobbiamo andare!" esclamò Lisbona "Non posso Lisbona, non posso." dissi continuando a piangere sul corpo della mia amica, ma Lisbona riuscì a portarmi via e con un altro passo saremmo uscite da quella stanza per sempre, lasciando lì la mia migliore amica.
La zecca di stato era diventata ormai una zona di guerra, tanti morirono e tanti ne risentirono.
Come hanno potuto lasciarla lì? Perché lasciarla lì?
"Non possiamo lasciarla lì, no!" urlai dimenandomi "Cosa diremo a Rio?" chiesi piangendo. "Ti prego Lisbona, non possiamo!" urlai cercando di liberarmi, ma ero debole e Lisbona troppo forte, non avevo scelta che andarmene con loro.

Meglio tardi che maiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora