"È da diversi giorni che manca ed è impossibile rintracciarla. Non la si trova neppure in casa." disse una delle tante spie di mio zio, riferendosi a me. Avevo deciso di distaccarmi per un po', le parole di tutti mi avevano fatto riflettere sulla persona che ero, e finalmente capiti miei errori avevo deciso di smetterla, arrivando ad una sola conclusione.
"Rintracciate Barcellona con tutti i mezzi possibili, la voglio qui dentro entro domani." disse il Professore, mantenendo l'autocontrollo a sé, ma sapeva anche lui che il panico lo stava mangiando."Perché non ritorni?" chiese Tokyo mentre buttava giù il terzo shottino.
"Devo metabolizzare alcune cose." risposi finendo il quinto bicchiere di martini.
"Devi ritornare, il Professore è preoccupato per te. E sai cosa sta facendo Venezia? Sta delirando Barcellona, letteralmente. L'ho vista piangere e se lei piange, allora sei davvero importante cazzo. Lo dovresti sape-" la interruppi battendo con forza il mio bicchiere, che fece un rumore assordante, che anche con la musica alta si sentì.
Mi leccai le labbra fissando il vuoto, mentre la mia presa stringeva quel fottuto bicchiere elegante che veniva servito solo con quel martini squisito.
"Non ne voglio sapere un cazzo né di lei, né della banda. E se piange bene, che pianga! Le fa bene ai polmoni, forse così si purifica!" esclamai infuriata, e non avendo più la voglia di comunicare con qualsiasi essere vivente, lasciai i soldi per ciò che avevo ordinato e mi alzai dal posto con arroganza, rimettendomi subito dopo la giacca.
A passo veloce arrivai fuori dal locale, dove la mia moto mi stava aspettando, ma appena mi misi il casco sentii Tokyo urlarmi contro: "Se non ritorni starà ancora più male."
"È qui che ti sbagli. Lei sta meglio senza di me." conclusi montando sulla mia moto mentre la guardavo dritta negli occhi e appena la lacrima spezzò la mia guancia ad una velocità estrema, la asciugai per poi abbassare la visiera del casco e salutare Tokyo un'ultima volta e partii, lasciandomi nelle mani della moto, che mi avrebbe portata verso un luogo meraviglioso."Maca?" chiese quella voce, rimbombando nella mia testa.
Mi voltai lentamente e la trovai seduta ad uno dei tanti tavoli di legno, con i gomiti appoggiati sopra di esso.
Zulema Zahir mi perseguitava ed io non facevo altro che darle qualcosa con cui poteva disintegrarmi lentamente.
Si alzò immediatamente appena mi vide in volto e corse verso di me, e una volta arrivata davanti mi abbracciò, accarezzandomi la testa, come se fossi una bambina e mi stringeva a sé, come per proteggermi da qualcosa.
Una lacrima le rigò il viso, ma la lasciò lì, non le importava di mostrarsi debole, stranamente, ma io ovviamente non ricambiai l'abbraccio e stavo lì, rigida come un palo, perché le sue parole non si levavano dalla mia testa, purtroppo.
Ma nonostante il mio distaccamento e la mia freddezza, non voleva sapere di staccarsi da me, così ne approfittai per aspirarne il profumo, così buono, così fresco, così suo.
"Perché sei sparita tutto a un tratto?" chiese portando le sue mani sopra i suoi fianchi, non staccando lo sguardo dal mio, ma io feci spallucce inarcando le labbra, e ripresi a camminare andando verso al balcone.
"Tequila, grazie" dissi all'uomo dietro al balcone, che annuì alla mia ordinazione, prendendo subito l'occorrente da versare nel bicchiere e nel frattempo Zulema continuava a seguirmi, infatti si sedette accanto a me.
"Una beck's, grazie" disse fissando i miei occhi verdi.
Eravamo davvero un casino, e se non prendevamo in mano la situazione forse questo casino sarebbe scoppiato e diffuso, ma io volevo solo aiutare Zulema, ma era palesemente impossibile.
"Zulema, non guardarmi troppo o mi consumi la bellezza" dissi avvicinandomi a lei, per essere certa che mi sentisse.
Lei sbuffò ridendo leggermente. Avevo appena detto la sua frase.
Sinceramente volevo restare seria e rinfacciarle ancora tante cose, ma ka sua risata contagiò anche me, e insieme ridemmo, come una volta: mi mancava terribilmente e non sapevo cosa farci.
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"Ti riaccompagno?" chiese timidamente Zulema, mostrandomi la sua macchina.
"Non ho intenzione di ritornare e poi ho la mia mo-" mi interruppi subito, non appena mi voltai e la mia moto era sparita. "Brutti bastardi infami!" esclamai infuriata ritornando dentro per fare denuncia. Il manager controllò le telecamere ma guarda caso, quel momento fu stato palesemente tolto: si vedeva la mia moto sparire nel nulla. Chi lo avesse fatto era proprio un deficiente.
"Cercheremo di recuperare il filmato, signorina" disse il manager.
"Vaffanculo." risposi mettendo in soggezione il manager, che si grattò la nuca per l'imbarazzo.
Uscii dal locale infuriata e ritornai nel parcheggio, dove trovai ancora Zulema ad aspettarmi, mentre fumava una sigaretta, così approfittai della dua presenza per un passaggio, ma non sarei mai tornata lì.
Mi avvicinai a lei rubandole la sigaretta dalla bocca e salii in macchina, al posto della guida.
"Hai preso già posizione?" chiese ridendo, mentre chiudeva il suo sportello, ma le riservai il mio sguardo infuocato che la mise stranamente in soggezione: diventò seria tutto a un tratto e indossò la cintura puntando lo sguardo fisso sulla strada davanti a lei, rimanendo in silenzio per molti minuti.
"Bionda, voglio che tu sappia che io non ho mai pensato alle cose che ti dissi quel giorno, ma era l'unico modo per allontanarti da me.." disse e i miei occhi si riempirono di lacrime, fino a farmi vedere sfuocato, ma dovevo resistere per non mostrarmi debole, e mentre cercavo di non piangere, Zulema allungò la mano con l'intento di prendere la mia, ma appena la sfiorò mi spostai come se mi fossi ustionata.
Non volevo avere nessun tipo di rapporto con Zulema, in quel momento, perché sapevo di poter diventare un vaso di porcellana, in queste situazioni.
"Perché mi dovevi allontanare?" chiesi stringendo la presa al volante, contraendo con tutta la mia forza la mascella per riuscire a contenere le lacrime intrappolate nel mio sguardo, che era fisso sulla strada di fronte a me.
"Non è il momento di parlarne." rispose riportando lo sguardo sulla strada e io mi voltai un attimo verso di lei e notai un po' di tensione: la sua gamba non smetteva di tremare e la sua mano destra cercava di calmarla appoggiandosi sopra, mentre l'altra era davanti alla sua bocca, per poter staccare le pellicine dalle sue dita. Mi sentivo in dovere di fare qualcosa, ma non mi sentivo a mio agio, le avevo fatto del male..
Era il momento di rimediare: afferrai delicatamente la mano posizionata alla sua bocca, per farla smettere di mangiarsi. Dopo ciò misi la mia mano sopra la sua coscia e subito si irrigidì sul posto, guardandomi sorpresa dritta negli occhi.
"Non scappare. Non lo sto facendo per ottenere qualcosa, voglio solo aiutarti." dissi riportando lo sguardo sulla strada, non levando dalla coscia la mia mano, sulla quale mise la sua e con la coda dell'occhio riuscivo a vedere un piccolo sorriso sul suo volto.
Era maledettamente perfetta ed io sfortunatamente ne ero innamorata.
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Meglio tardi che mai
FanfictionSequel My professor- Zurena Nessuno alla fine capirà davvero Zulema e le sue intenzioni, ma magari neanche lei stessa si capisce. Non capisce cosa vuole e non riesce a spiegare quello che la bionda le ha combinato al cuore e al cervello. L'unica cos...