8. Cenere e Oro

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Il caldo sole di Roma filtrava dalla finestra colorata della sua stanza, riscaldando la sua pelle con la ferocia del suo bacio. Aveva dimenticato quanto l'astro del giorno sapesse essere forte, quanto elevata fosse la potenza che irradiava. A Venezia, fra quei canali azzurri e tutta quell'acqua gorgogliante, faceva un gran freddo e pareva che pure il sole lì fosse ammalato, rilasciando il suo tepore solo di tanto in tanto sulla congelata città.

Lì, a Roma, era tutto diverso: c'era terra, terra in abbondanza e tanta gente allegra che urlava nelle strade e nelle botteghe circostanti, una bolgia festosa in cui Manuel adorava perdersi per assaporare il vero senso della parola "Umanità". Non che questo a Venezia fosse impossibile, anche lì potevi trovare letteralmente chiunque e incastrarti facilmente fra le calli ristrette e i ponticelli di pietra, ma non era la stessa cosa. Non per lui almeno, non per lui per cui quell'odore di fango e cibo e sudore e profumi sfusi messi in un ordine caotico, così diversi dagli odori del mare e delle essenze floreali che usavano a Venezia, rappresentava quanto di più vicino al concetto di "Casa" potesse avere.

Si guardò attorno, volgendo lo sguardo prima a destra e poi a sinistra, sentendo la familiare sensazione delle lunghe ciocche castane sulle spalle. Allo stesso tempo si rese conto di provare un certo fastidio, proprio proveniente da una di quelle spalle, ma il fumo nero che pareva provenirvi lo indusse a guardare altrove.

Quando spostò lo sguardo verso la scrivania davanti a lui rimase folgorato, scuotendo la testa e dandosi pizzichi dolorosi mentre tentava di capire come fosse possibile un simile miracolo.
Davanti a lui, vestita in un sontuoso abito verde e con i capelli rossicci raccolti in un'acconciatura alla moda stava una donna alta e snella, il naso adunco che le sorgeva dal profilo, intenta a pestellare qualcosa in un mortaio mentre davanti a lei ribolliva un calderone in rame che emanava vapori sospetti.

<<Giulia...>> mormorò <<Come... Com'è possibile? Tu sei...>>.

<<Morta?>> rispose la donna col suo solito tono di voce mellifluo, un tono che accentuava il fatto che la sua voce ricordasse naturalmente i pizzichi di un'arpa <<Bhe noto che hai mantenuto la tua peculiare perspicacia nonostante tutto>>.

<<Io...bhe...>> frugò nella sua mente in cerca di qualcosa da dire, di qualsiasi cosa potesse essere sensato dire in quella circostanza, ma non trovò niente. Ogni parola, ogni pensiero e idea assecchiva prima di formarsi e veniva abortito prima di raggiungere la lingua che lo avrebbe favellato.

<<Stai sognando Manuel>> gli disse a quel punto, sempre dandogli le spalle e continuando il procedimento con cui si creava l'acqua che portava il suo nome, due grosse bacche di belladonna che finivano assieme agli altri ingredienti per essere schiacciate <<E nei tuoi sogni tormentati io sono ancora qui, nonostante il mio corpo sia disperso nel vento e nonostante tu sia a leghe di distanza da questa casa dove abbiamo vissuto per quell'anno che ci è stato concesso>>.

<<L'hanno più bello della mia intera vita>> si permise di dire.

E lo pensava davvero: Manuel non aveva mai avuto una vita facile né, tantomeno, qualcuno che gli dimostrasse affetto per il semplice e naturale istinto di volergli bene. Chi gli si era avvicinato lo aveva fatto per i motivi più disparati ma, in generale, era sempre per chiedere qualcosa in cambio, come se l'affetto che elemosinava dovesse essere lui stesso a pagarlo, genericamente usando come merce di scambio sé stesso e la bellezza che gli era toccata in sorte come maledizione.
Giulia, invece, lo aveva fatto spontaneamente, senza alcuna dietrologia e non gli aveva mai chiesto nulla in cambio della sua generosità. Lo aveva raccolto come un gatto dalla strada e gli aveva dato qualcosa per cui vivere quando avrebbe solamente voluto lasciarsi andare e morire e gli aveva insegnato a leggere i caratteri con cui Dio stesso aveva vergato la Creazione, svelandogli le formule e le leve che avrebbero dovuto essere tirate affinché gli elementi stessi si pegassero alla volontà umana, insegnandogli che la via che le suore gli avevano insegnato, quella della dottrina ufficiale della Chiesa degli uomini, era un pensiero a senso unico creato al solo scopo di spargere ignoranza e rendere più semplice il governo a chi stava sulla cuspide della piramide del potere. I saggi, soleva sempre dire, sapevano invece che il progetto divino prevedeva solamente che l'uomo non fosse a consocenza della differenza fra il bene e il male, così da non poter commettere azioni malvage per l'assenza della tentazione di compierle, non che dovesse essere stupido come una gallina che passava la sua vita a sfornare uova per altri per poi avere il collo tirato e diventare brodo dalla stessa gente che per anni l'aveva sfruttata. E Manuel l'aveva seguita, immergendosi nel mondo di coloro che vedevano il mondo con occhi nuovi e non accecati dalla benda nera della superstizione.

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