Alla fine arrivare dall'altra parte del mare era stato più semplice di quanto avesse supposto.
Una barchetta di pescatori lo aveva avvistato a pochi metri dalla riva e si era avvicinata, vedendolo che si sbracciava tentando di attirare la loro attenzione, dopodiché l'uomo anziano che dettava ordini sopra di essa gli aveva concesso un passaggio sulle acque della laguna splendente, chiedendo però in cambio, in un dialetto frusciante che lui intuiva più che comprendere, che aiutasse lui e i suoi due giovani assistenti nelle operazioni di pesca.Non che in realtà servisse loro realmente aiuto: Manuel era un completo incapace con reti ed ami ma il vecchio barcaiolo era comunque riuscito a dare un senso alla sua presenza facendogli districare qualcosa come duecento nodi da una delle reti che non avevano impiegato, cosa che lui aveva tentato di fare alla buona e scusandosi per lo scadente risultato.
Il buon uomo si era limitato a sorridergli cortesemente e, alla fine, lo aveva salutato con una grossa pacca sulla spalla, lasciandolo sulla prima banchina di pietra che avevano potuto permettersi di raggiungere nel loro percorso che, Manuel lo aveva intuito, non era destinato ad interrompersi ma a proseguire per qualche altro attracco chissà dove locato.Si guardò attorno, indeciso sulla direzione da prendere e stupito di avere i piedi poggiati su qualcosa di solido come una pietra in quella specie di Atlantide balzata fuori dalle leggende.
Davanti a lui c'era un mastodontico edificio, per metà ancora in legno ma che stava subendo una specie di ristrutturazione che puntava a rifarlo in pietra, che occupava praticamente la quasi totalità del suo campo visivo tanto in larghezza che in altezza.
A destra, così come a sinistra, null'altro che una strada dritta che vedeva lui e quell'edificio come i soli punti centrali e, dietro di lui, il mare da cui era venuto e un'altra zolla galleggiante che il sole stava cominciando a rischiarare."E adesso da che parte vado? Destra o sinistra mi pare tutta uguale" rifletté, maledicendo se stesso per non aver domandato al pescatore quale fosse la zona in cui lo avevano lasciato e quanto distasse dalla sua meta.
Perché Manuel una meta ce l'aveva, non era andato a Venezia per caso. Il suo progetto originale non prevedeva di fermarsi nella capitale ma solamente di varcare i confini della Serenissima per essere al riparo dai birri del Papa e dalla Santa Inquisizione. Aveva vagato per un paio di mesi fra Padova e Verona, trascinandosi in giro e arrangiandosi come poteva per sopravvivere prima che proprio nella sua ultima tappa fosse venuto a conoscenza che una nobile famiglia locale fosse in cerca di un servitore per uno dei suoi rampolli ma non fosse stato ancora in grado di trovarne uno che rimanesse al lungo in quel ruolo. Così si era fatto dare le informazioni necessarie dalla taverniera presso cui alloggiava, la stessa che per ospitarlo aveva preteso una forma di pagamento molto particolare approfittando delle prolungate assenze del marito, ed era partito alla volta di Venezia.Ma aveva sottovalutato le dimensioni della città.
Oppure aveva sopravvalutato la sua capacità di orientarsi in uno spazio sconosciuto.
Oppure entrambe le cose perché adesso non aveva idea di dove andare e rimaneva fermo impalato su quella riva artificiale, con la brezza mattutina e quel gigante di pietra e legno come sola compagnia.
Era proprio quell'edificio che, più di tutto il resto, lo intimoriva: non era tanto la struttura ad essere un problema, essendo cresciuto a Roma era perfettamente abituato ad opere colossali per dimensioni, ma l'atmosfera che quel posto emanava, come se ci fosse qualcosa di distorto, di malato, che filtrava fra le assi di legno e la pietra e che usciva prepotentemente dalle finestre della struttura.
Forse, riflettè attentamente, dipendeva dal fatto che la zona fosse insolitamente silenziosa e, quindi, ogni rumore risultasse amplificato, come quelle urla e quei lamenti addolorati che, di tanto in tanto, si udivano provenirvi o, sopratutto, quella musica che risuonava in ogni parte e faceva sì che quella struttura somigliasse ad una sorta di gigantesco organo, tale e quale a quello delle chiese. E lui, quegli strumenti mostruosi, aveva imparato a disperezzarli nei lunghi anni passati in convento.
STAI LEGGENDO
Chronos
FanfictionChronos, il Tempo, divorava i suoi figli esattamente come il tempo divora i giorni che passano per far spazio a quelli nuovi. E' proprio il tempo il protagonista di questa storia, una fan fiction su Manuel e Simone ambientata in un passato lontano...