21. Il peso del passato

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TW: morte

<<Che cosa hai fatto tu?!>> domandò sgomento Manuel ad un Simone che gli rivolse un'occhiata stralunata, incapace di comprendere la reazione del ragazzo di fronte a lui in reazione a quella che, a conti fatti, non era chissà quale eclatante azione.

<<Ho formalmente invitato il nunzio apostolico a soggiornare da noi per tutto il tempo che vorrà fermarsi a Venezia>> ripeté lui tranquillamente mentre osservava l'attendente massacrarsi le mani improvvisamente, come se fosse appena stato messo a disagio.

<<E perché hai fatto una cosa simile scusa?>> domandò sbottando lui con lo sguardo che saettava avanti e indietro nella stanza in cerca di una via di fuga <<Non se ne poteva stare dal Doge? O dal patriarca? Perché lo hai invitato qui?!>>.

<<È un grande onore poter ospitare l'inviato speciale di Sua Santità Manuel>> si spiegò Simone <<La sua presenza porterà lustro a questa casa e a questa stirpe, specialmente in considerazione del fatto che è merito mio se sta qui>>.

<<La tua stirpe è già gloriosa Simò>> ribatté <<E poi hai già Adelaide che te renderà l'uomo più in vista de tutta Venezia, a che te serve un prete fra i piedi dico io?>>.

<<Non è proprio la stessa cosa Manuel>> tentò di chiarire l'altro <<Tutto è utile a risplendere nel mio mondo e la presenza del Nunzio qui farà...>>.

S'interruppe, folgorato da un'intuizione.

<<Tu hai paura che ti riconosca vero? Temi che possa rivelare chi sei se ti vedesse?>>.

"Forse le stelle si sono allineate a mio favore stavolta" pensò mentre si aggrappava alla flebile speranza di poter giustificarsi così e non dover chiarire che non era il nunzio a rappresentare un problema ma la sua guardia del corpo coi baffoni.

<<Si, esattamente>> rispose tentando di apparire convincente <<Pensa se arriva qua e scopre che dai ospitalità ad un latitante dalla giustizia papalina. Altro che lustro, getteresti lo scandalo su tutti quanti e probabilmente metteresti te stesso e Contarini in una posizione difficile>>.

<<Non credo che alla giustizia del Papa interessi se qualche piccolo criminale gli sfugge>> rispose ridacchiando Simone <<E in ogni caso non hai nulla da temere. Il nunzio è Hernán Santiago di Toledo, un gesuita che ha passato tutta la sua vita in Spagna alla corte del re e che è giunto a Roma solo il mese scorso. Non c'è rischio che possa riconsocerti. Neppure sa della tua esistenza>>.

"Perfetto, niente allineamento celeste favorevole. Ne andasse mai bene una".

<<Ma... Ma magari le sue guardie... Loro sanno di me...>>.

<<Intendi quel tipo coi baffoni?>> domandò il nobile senza smettere di sorridergli per tranquillizzarlo <<Achille Scarofia... Scarefia o una cosa così?>>.

<<Scaráfia>> si lasciò sfuggire, rendendosi conto il secondo dopo che avendolo corretto aveva implicitamente ammesso di conoscerlo perché altrimenti quell'informazione, dacché alla festa lui non c'era stato, gli sarebbe stata preclusa in ogni altro caso.

<<Allora lo conosci>> replicò Simone, rifilandogli un'occhiata corrucciata.

<<No, no. Io non so neppure chi sia>> si affrettò a dire, forse parlando troppo rapidamente mentre la sua mente incespicava ricercando una soluzione <<Ho solo sentito dire che si chiamava così>>.

<<Ah sì? E dove per l'esattezza?>>.

"A Roma" sarebbe stata la risposta più razionale, quella che avrebbe posto fine alla questione una volta per tutte e tacitato Simone per sempre. Sfortunatamente però la sua testa in quel momento non gli concedeva il dono della lucidità e così, come fosse una valanga che dal singolo rotolare di un sassolino è avviata, la sua lingua lo tradì, portandolo a commettere una serie di errori stupidi e risposte deliranti.

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