La sola, mera consolazione quel pomeriggio fu, per Aarya, la presenza calda di un amico, il cui viso aveva lentamente cominciato a sbiadire sotto il peso del tempo.
Drappeggi in stoffa nera pendevano dalle arcate, cinerei scheletri a ricordo di guance rosee, occhi vividi.
Annalise Davis era morta la notte del 28 dicembre, appena prima che i raggi del sole potessero baciarle le gote.
Voltare lo sguardo miglia lontano, oltre i monti e le loro zazzere bianche. Fingere di non vedere e attendere che fossero altri a posare il suo corpo sui ciottoli in riva al lago. Aarya non aveva trovato quel giorno la forza di guardarla stesa sulla ghiaia bagnata da lingue d'acqua, immobile ai suoi piedi come un mazzo di fiori dimenticati e appassiti.
«...fai come diavolo ti pare, dato che la genialità delle tue proposte è insindacabile».
«non è questione di proposte, è della sicurezza dei ragazzi che stiamo parlando».
«e allora perché sono qui? Li avete presi e sbattuti qui dentro perché al primo ostacolo poteste blindarli sotto terra? Combattono meglio di come mangiano, li abbiamo allenati per anni!»
«Bene, stampiamo loro un bersaglio in fronte con tanto di scritta a luci intermittenti perché siano più a portata di mano».
«Non dico di mandarli fuori col solo giacchino invernale, ma vanno messi in moto. Armiamoli fino ai denti, disponiamo nuove regole, teniamo pure i più piccoli dentro, ma le ale ovest e sud vanno organizzate».
«Non sappiamo con che genere di nemico abbiamo a che fare e non intendo preparare la tomba a nessun altro se sotto mia custodia» Lorena Romwell, un membro dei Tre, aveva le spalle volte al resto del Consiglio in una postura rigida che non ammetteva ulteriori repliche. Non vide Raul passarsi le mani tra i crini scuri, allo stremo delle forze quella giornata né lo vide serrare le palpebre, grevi d'impotenza e di un ardore che sentiva pulsare in gola con una forza difficile da tenere a freno.
«Ho tolto io la corda intorno al suo collo, l'ho portata io fra le braccia giù per ogni gradino» la sua voce si era placata, le vene non vibravano più sulle sue tempie «conosco bene l'odore del pericolo» deglutì «e so anche quanto sia difficile guardarlo dritto in volto e restare saldi sulle gambe. Eppure siamo tutti qui per questo, che ci sia gradito o meno» un guizzo fu visibile sulla sua guancia mentre, a denti stretti, sbatté dietro di sé la porta.
Aarya abbassò lo sguardo, le parole le erano morte in gola. Si torceva le dita con la furia di chi crede abbia in parte colpa, ormai allo stremo delle forze. L'adrenalina di quei momenti era riuscita a tenerla in piedi e con la mente terribilmente lucida, ma ora che l'effetto si era pian piano dissolto le costava una buona dose di sforzo perfino aprire bocca.
Si ritrasse in uno scatto improvviso dalla mano che tentò di carezzarle la pelle del viso. Pallida e affusolata, tracciava una scia calda sulla sua pelle stanca. Si volse a guardarlo e i suoi occhi grigi erano gentili e luminosi, labbra rosate, un volto spigoloso dagli zigomi alti eppure tanto armonioso.
La ragazza vi aveva per la prima volta incrociato lo sguardo una notte di fine agosto, una tanto rovente da sentire l'aria stagnarle nei polmoni e la camicia grondare di sudore. Entrambi reclusi, lei per essere nata con un'iride diversa dall'altra e lui per la sua pelle candida. L'albinismo aveva reso i suoi tratti, se possibile, ancor più misteriosi e invidiabili.
Aveva passato giorni in sua compagnia, in ascolto di storie che aveva ritenuto fiabe improvvisate: anni addietro la magia riluceva vigorosa e temuta nelle città e i loro Portatori ne facevano fiera mostra. C'erano state epoche in cui gli umani sapevano dell'esistenza di maghi e streghe, che spesso rivestivano posizioni altolocate e concedevano favori in cambio dei doni più impensati. Col tempo era andata affievolendosi sempre di più eppure vaghi strascichi esistevano ancora, come ombre non ancora vinte dall'alba. La magia trovava sempre il modo di tornare a galla, di far mostra di sé laddove qualcuno la custodisse pur essendone all'oscuro: il marchio era l'atipicità, qualcosa che fisicamente rendeva diversi dagli altri in modo lampante.
Aarya e Vlad in seguito si separarono, lei nuova guardiana e lui Portatore di una gemma magica. Si erano riabbracciati in mattinata, poiché gli occhi di lui avevano visto da lontano la sorte di Annalise e una piccola Aarya ormai cresciuta in riva al lago. I suoi poteri ci avevano messo del tempo a maturare, ci erano volute ore e ore di allenamenti sia fisici che mentali per riuscire ad avere le prime visioni ma una volta sbloccati gli ingranaggi, la quantità di immagini che lo travolse fu paragonabile ad un fiume in piena che nessuno aveva più saputo come arginare.
«Ricomincia da capo, Aarya. Per favore» Lorena spezzò il filo di pensieri che si era a poco a poco arrotolato nella mente della ragazza.
«Il mio turno di guardia è iniziato alle due di ieri notte. La ronda è partita come da protocollo, poi ho imboccato il passaggio in direzione della Snowdon mountain railway assieme ad Aleksandar Markov nonché altri quattro membri del Consiglio che possono confermare. Non sono ripartita subito. Può essere passata più di un'ora, non saprei dirlo con esattezza. Al ritorno ho dovuto sbrigarmi, era quasi l'alba e perciò non mi stupiva fossi l'unica rimasta nei paraggi. E' stato allora che l'ho vista».
«Quando ti sei allontanata da qui?»
«Intorno alle quattro del mattino»
«Considerato che ci vuole circa un'ora per raggiungere i binari, altrettanto per tornare e un'ora e mezza che ti concedo come sosta, dovresti essere tornata per le sette e mezzo del mattino, non è così?»
«Sì, con approssimazione»
«Annalise è morta poco prima» Lorena annuì, i crini scuri le ricaddero sul viso. «Vai a riposarti, ne riparleremo domattina. Consiglio del tè verde al gelsomino per lenire il sonno» ad Aarya furono carezzate più volte le spalle, dopodiché ringraziò a imboccò il corridoio che portava nella sua camerata.
«Dunque cosa facciamo, signorina Romwell?»
«Informa per iscritto gli studenti che saranno intensificati gli allenamenti e che dovranno presentarsi domani sera nel Salone principale per l'ultimo addio alla loro amica».
«Tutto qui?»
«Per loro sì»
«E noi?»
«E noi aspettiamo. Se non si conosce il proprio nemico gli si lascia il vantaggio di spostare le prime pedine e aprire le danze. Nel frattempo torniamo al lago e che Dio mi aiuti a superare anche questa nottata; ho uno zio in procinto di trapasso e con l'eredità che mi spetta potrei tirare avanti per altri cinque decenni senza il benché minimo decoro» la donna rise, sorseggiando il poco di caffè rimasto prima di stringersi addosso il lungo mantello e dileguarsi con la fretta di uno squassante temporale estivo.
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Cor atrum
FantasyAarya, ventenne amante dei libri e salda nelle sue convinzioni, è stata reclutata all'età di appena otto anni in un circolo di giovani guerrieri, gli Hetairoi. Organizzati in roccaforti sotterranee e di origini molto antiche, chiunque venga chiamat...