Si affacciava la sera sullo Snowdon e una cortina di pioggia lieve ne bagnava le fiancate ripide e scoscese.
La donna si vedeva nel salotto della propria casa, un foglietto fra le dita su cui scrivere quel che fosse da comprare l'indomani. La penna solcare la carta fin quasi a strapparla, poggiata su nient'altro che il suo ginocchio. Mancavano pochi giorni a Capodanno e pensare ad un menù decente per la serata doveva rivelarsi più difficile di quanto sperasse. Avrebbe cominciato i preparativi dal dolce, la sua vera passione, per poi passare allo stufato e alle uova ripiene, zuppa all'inglese, patate al forno e salsa con funghi e maionese. La sera del 31 si sarebbero seduti a tavola, gli amici di una vita scolarsi bottiglie di vino come fossero acqua.
Scrosci di risa imbrattare le mura fino all'alba.
Nei dieci secondi che precedevano quel nuovo capitolo delle loro vite, però, il suo pensiero scappava lontano, tra le braccia di sua figlia, braccia il cui calore era un ricordo dolorosamente lontano.
Sarebbe dovuta andare così, quel giorno, ma la sera del 29 dicembre lei camminava nell'ombra e sempre più a fondo, il rumore dei tacchi rimbombarle nell'orecchio come una sorta di triste cantilena, che singhiozzava di tanto in tanto quando inciampava con gli occhi grondanti di lacrime. Ne aveva versate così tante che l'incavo del collo era ormai diventato uno stagno di dolore ma quando sfiorò con le dita la pelle fredda di sua figlia lo sguardo le si seccò all'istante.
Immobile, sulle sue guance pallide danzava il baluginio delle fiaccole. I contorni delle vene spiccavano sulle palpebre e giù per il collo, dove piccoli boccoli riposavano tra le clavicole bluastre. Sentì il petto squarciarsi, uno strappo quasi rumoroso.
Le carezzò i capelli un'ultima volta e concesse a se stessa l'illusione che fosse ancora viva, evitando di toccarle nuovamente l'epidermide gelida per non rischiare di mandare in frantumi quell'immagine confortante.
Sentiva il marito tremare contro la sua schiena. Rimase salda anche per lui.
Solo più tardi, al riunirsi del Consiglio parole e domande sembrarono tornare a galla. Le voci, seppur incerte sul da farsi, si riversarono nella stanza:
«Chi è stato?»
«Non sappiamo dirlo con esattez...»
«Il cadavere di mia figlia è al piano di sotto e voi non sapete dirlo con 'esattezza'?» non c'era sarcasmo, solo dolore nella voce di Samuel.
«Le assicuro che stiamo indagando. Purtroppo non abbiamo molto fra le mani e dobbiamo pensare anche alla sicurezza di tutti gli studenti rimasti».
«Me ne frego a cosa dovete pensare, chiaro?» silenzio. Un sospiro, altre lacrime «il minimo che possiate fare ora è trovare chi è stato».
Lorena Romwell si torse le dita «sua figlia è una priorità, mi creda, soprattutto perché ciò che è successo potrebbe ricapitare».
«Chi se ne occupa? Cosa sapete finora?»
«Queste sono informazioni riservate, signor Davis. Ma la metteremo al corrente di tutto appena avremo novità, glielo prometto» un sorriso beffardo, in risposta. Lorena assottigliò lo sguardo.
«Perdonate la mia arroganza, non è materia che mi riguarda» deglutì, col labbro arricciato.
«Chi ha ucciso Annalise potrebbe sapere della sua permanenza qui e tentare poi di estorcerle informazioni preziose per noi e potenzialmente fatali per lei» la voce di Lorena era ferma, monocorde.
«Allora io resto qui» sua moglie finalmente alzò gli occhi dal camino e li puntò su di lui. «Sono disposto a trasferirmi a pianta stabile qui, a partire da oggi e non uscire finché tutto non sarà finito. Indifferentemente da quanto tempo ci voglia. Ho bisogno di sapere cos'è successo».
Nessuna obiezione fu fatta, non una parola interruppe le sue.
«Molto bene, provvederemo per la vostra sistemazione più tardi» Lorena annuì e lasciò cadere le spalle, stanca. «Per quel che riguarda i ragazzi sono stati informati sulle nuove direttive, il turno di guardia salta. Vlad Doynov si è messo in contatto con la Congrega e fra qualche ora arriveranno altri Veggenti e Sensitivi. Terranno d'occhio il perimetro dall'interno e dall'esterno, il Terzo Ordine si sta mobilitando per intero».
«Si hanno notizie dagli altri Ordini?» chiese Raul.
«No, a quanto pare il bersaglio siamo noi. In ogni caso sono stati avvisati, terranno gli occhi aperti».
«Cosa sono gli Ordini?» la voce del signor Davis riportò tutti alla realtà. «Sono rimasto qui per sapere» fece notare.
«Gli Hetairoi, anticamente divisi in legioni, si sono poi spartiti in differenti Ordini per una migliore organizzazione. Non siamo soli, come vede» Raul sorrise e continuò «in ogni caso chiederemo che qualcuno vi metta al corrente di tutto ciò che vi serve sapere».
E così fu. Ma quando Veronica Davis, quella stessa sera, incrociò lo sguardo ferito con quello distaccato di Aarya Weiss, il suo cuore perse un battito.
Diffidenza, cauta riserva era ciò che la sua mente, in quel momento, le bisbigliava.
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Cor atrum
FantasyAarya, ventenne amante dei libri e salda nelle sue convinzioni, è stata reclutata all'età di appena otto anni in un circolo di giovani guerrieri, gli Hetairoi. Organizzati in roccaforti sotterranee e di origini molto antiche, chiunque venga chiamat...