Febbraio 1973
Peter metteva nella tasca dei pantaloncini delle biglie, guardò attentamente la biglia bianca posta sul comodino, non era sicuro di volerla portare con sé.
Era solito giocare con i suoi amici a "palline", John aveva molte volte provato a sottrargli giocando la sua biglia bianca senza mai riuscirci, ma per qualche strano motivo Peter sentiva che questa volta non l'avrebbe riportata a casa. Si tronfino gli occhi e respiro profondamente mentre andava in cucina, trovò la colazione pronta, il signor Vallary era un uomo dall'aspetto ben curato, dallo sguardo penetrante, il naso a patata e i capelli neri ben curati, stava leggendo il giornale, lo abbassò per dare il buongiorno al figlio.
«Buongiorno Peter.»
«Buongiorno papà, dov'è la mamma?»
«È andata su al paese.»
«D'accordo, io vado a giocare con John»
Peter scese le scale della palazzina. John era lì da un po'.
«Sei sempre il solito ritardatario.» disse sbuffando.
«Ma piantala, andiamo dagli altri.»
I due raggiunsero gli altri al centro della piazza.
La piazza era molto ampia con panchine ed alberi, di notte veniva illuminata dai lampioni.
Mentre giocavano a un tratto Peter si fermò sentendo che c'era qualcosa che non andava, iniziò a girare la testa a destra e sinistra.
Si gelò quando vide che un uomo con un cappotto nero ed una maschera li stava fissando.
«Ragazzi lo vedete anche voi?»
Tutti curiosi si voltarono ma non c'era più nessuno.
Peter visibilmente turbato, andò nel punto in cui aveva visto l'uomo e con sua sorpresa lo ritrovo.
«Sei forse un alieno?»
Non ebbe risposta, ma all'improvviso l'uomo allungò la mano per afferrarlo, lui si spaventò e indietreggio con gli occhi chiusi.
Quando lì riaprì c'era sua madre che lo chiamava preoccupata.
«Peter che ci fai qui tutto solo?»
«Ho visto un uomo con un cappotto nero che ci fissava.»
«Adesso andiamo a casa.»
I due si avviarono verso casa.
Peter raccontò l'accaduto al padre che mentre lo ascoltava gli riaffiorano i ricordi di quando era più giovane.
«Da adesso fino a quando non te lo dirò io dopo scuola tornerai subito a casa.»
«Perché papà, non ho fatto niente.»
Rose nel vedere la preoccupazione negli occhi del marito disse
«Tesoro è solo per precauzione.»
Peter si alzo da tavola senza toccare nulla e si diresse in camera sua. "Non è giusto" pensò.
«Reece ti vedo turbato.» gli disse la moglie Rose.
Lui rimase in silenzio a fissare lo specchio, prima di voltarsi e dire.
«Stai tranquilla, non permetterò che gli succeda niente.»
Reece una volta che la moglie si addormento andò in salone prese il telefono e chiamò Ferdinand
«Pronto Reece, che succede?»
«Dobbiamo vederci, devo parlarti.»
«D'accordo ci vediamo domani.»
Non appena riattacco il telefono vide Rose che lo sguardava preoccupata.
«Devi chiamare Emily.» disse Reece.
I due tornarono a letto piuttosto pensierosi.
Il giorno dopo Reece uscì presto di casa per andare in piazza ad incontrare il fratello Ferdinand, che con aria piuttosto cupa lo stava aspettando.
«Dobbiamo proteggerli, lui è tornato.»
«Capisco, prenderò precauzioni, non preoccuparti.»
I due si salutarono.
Intanto Rose svegliò di corsa Peter che scatto come una molla fuori dal letto piuttosto disorientato
«Mamma che succede?»
«Dobbiamo andare nella casa di zio James per un po'.»
Peter era molto confuso ma decise di non fare domande e obbedire.A Clockud intanto la porta di casa Bellow si stava lentamente aprendo facendo gelare Emily. "Martin dov'è sei?" pensò, guardo fuori dalla finestra e vide la macchina di Martin ebbe un sussulto per un istante ma la sua mente torno alla porta e alla sua bambina.
«Mary, Emily dov'è siete?» urlo Martin aprendo la porta.
Trovò Emily in lacrime al centro della casa. «Dov'è Mery?» chiese Martin con lo sguardo spento.
«Sono qui papà.» disse Mery. I tre si strinsero in un abbraccio, Mery pianse fino ad addormentarsi. «Martin, non possiamo restare qui.» disse Emily. «Dobbiamo andare da James e trovare una soluzione.»
Iniziarono a preparare le valige.Febbraio 1979
A Clockud Martin cominciava a preoccuparsi non vedendo tornare Mary. Iniziò a fare avanti e indietro in salone, quando senti Victor urlare.
«Mamma, papà non riesco a trovare Mary!»
Martin nel sentire quelle parole smise per un attimo di respirare, "dov'è era la sua bambina?".
Laurence visibilmente preoccupato scorse fuori di casa urlando.
«Laurence, non dobbiamo separarci.» disse Victor.
Martin abbasso lo sguardo, la voce gli si fece più cupa del solito.
«Victor riporta Laurence a casa.»
«D'accordo papà.»
Victor obbedì e uscì a cercare Laurence, nel frattempo aveva iniziato a piovere.
La signora Emily si avvicinò a Martin preoccupata per la sua bambina.
«Caro, ti prego, riportala da me.»
«Te lo prometto, non permetterò che gli succeda niente.»
Una lacrima scese sul volto di Martin che chiuse la porta dietro di lui.
Prese la macchina e si diresse verso il negozio.
Arrivato al negozio gli sembrò di essere osservato. Scese dalla macchina si guardò intorno e poi mise la mano nella tasca, afferrò le chiavi e lentamente, la infilo, ma con sua sorpresa era aperto, non fece in tempo a girarsi che qualcuno lo colpì.
"Tutto accade per un motivo, e ciò che vogliamo credere o ciò che è davvero".
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Il mistero dell'orologio (revisione)
Bilim KurguUn mistero sta per avvolgere la cittadina di Clockud. Tre famiglie verrano coinvolte in quello che sarà un viaggio al di là dei confini del tempo, dove niente è sicuro. "Tre passi avanti, tre passi indietro" Niente è come sembra, dov'è la differenza...