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Quando Joey passò a prendere Mya, Cameron era appostato dietro la finestra della sua camera.
Appena Mya salì in auto corse giù per uscire e seguirli.
"Dove vai sta arrivando la pizza."
"Che diamine, hai ancora fame? Comunque sto seguendo tua sorella!"
Jason alzò le mani in aria.
"Senti, ora stai veramente esagerando. Ho il turno di notte e devo affrontarlo da sveglio, quindi mi pare ovvio che devo mangiare qualcosa in più. Al rientro dormirò fin dopo pranzo e farò solo cena. Fermo restando che non credo di doverti delle spiegazioni sulla mia alimentazione, seriamente vuoi seguire Mya? Andiamo Cam!"
"Che!"
Cameron si mosse imbarazzato.
"Non puoi seguirla. Cosa le dirai se dovesse accorgersi che la stai seguendo? Ha passato i sedici da un pezzo ormai, e se proprio non vuoi che esca con qualcuno allora forse è giunto il momento che tu ti faccia qualche domanda!"
Cameron sbuffò contrariato e si lasciò cadere sul divano.
"Cam, sei il mio migliore amico e niente mi renderebbe più felice di vedere mia sorella con te. Ovvio ti eviro se la fai soffrire ma resti sempre la persona a cui affiderei Mya. Perché continui a nascondere l'ovvio?"
"Non c'è niente di ovvio. Le voglio bene, siamo cresciuti insieme, mi preoccupo per lei tutto qua."
Jason gli rifilò un occhiata in cui diceva che neanche lui credeva alle sue stesse parole.
Cenarono in religioso silenzio e poi Jason se ne andò a lavoro lasciando Cameron a rimuginare scontento.
Mya d'altro canto si stava divertendo un mondo.
Joey era un fanatico della sua preziosa auto ed era rimasto scioccato quando lei gli aveva detto di andare da Mac Donald's a prendere qualcosa da mangiare in auto.
"Sta attenta per favore, quella coca potrebbe fare macchie incredibili sulla pelle dei sedili!"
Mya alzò gli occhi al cielo.
"Ma quanto sei rompiballe Joey! E se domani tu e Milly doveste sfornare dei figli che fai li releghi nel cofano così non ti sporcano la tua preziosa macchina? È solo una macchina e a definire questa acqua colorata coca cola hai un bel coraggio!"
Prese delle patatine e una la fece cadere di proposito sul sedile.
Si era tolta le scarpe perché non le stava sopportando più e aveva messo i piedi sotto al sedere per stare più comoda.
"Di questo passo io e Milly non faremo mai nulla altro che figli. E poi lei..."
"Lei cosa? Uh guarda ti è colata la salsa sul sedile!"
Joey scattò all'improvviso, sbatté il polso al volante rischiando di versare lui stesso la coca cola in macchina mentre Mya rideva di gusto.
"Piantala! Ricordami di non accettare mai più un invito da te!"
"Oh mio Dio Joey, dovevi guardare la tua faccia, non mi sono mai divertita tanto in vita mia."
Si asciugò gli occhi e si mise le mani sulla pancia, quando rideva molto arrivava a farle male.
"Ridi ridi pure, un giorno riderò io."
Mya gli diede un pugno sul braccio.
"Tu hai già riso alle mie spalle! Ora è il mio turno. Comunque Joey ora non scherzo, sul serio non puoi invitare una donna a uscire e mettere in bella mostra delle salviettine detergenti in auto. Santo cielo è solo una macchina, le cose si rompono, si usurano, si ricomprano. La vita però è solo una e bisogna viverla, viverla in pieno Joey. Credi sul serio che Milly passerebbe una serata a stare attenta anche che i suoi tacchi a spillo non ti buchino il tappetino? Un auto potrà essere utile per quanto mai ma non ti darà mai il calore e l'amore  che ti dà un essere umano."
Joey sbuffò scontento.
"Odio questo tuo lato saccente. Ok ora che facciamo?"
Mya mise via le confezioni vuote e i bicchieri nella busta e rimise le scarpe tornando a sedere in una posizione normale.
"Andiamo da Milly no!"
Joey spalancò gli occhi.
"Da Milly? Perché?"
Mya storse gli occhi.
"Sbaglio o Milly gestisce un bar gelateria? Ho voglia di gelato e tu devi parlare con lei mentre io lo mangio."
"Parlare con lei? E che le dico?"
Mya sbuffò scocciata.
"Sei tu l'uomo e a te piace Milly, non devo certo fare tutto il lavoro io ti pare?"
"Mya si può sapere di cosa diamine stai parlando?"
Mya allacciò la cintura e abbozzò un sorriso.
"Joey si vede lontano un miglio che la vuoi quindi cosa diamine stiamo facendo ancora qui?"
Controvoglia Joey mise in moto l'auto e in un silenzio pesante si avviò verso la strada per arrivare da Milly.
Quando arrivarono Mya era euforica, Joey era ammutolito, nervoso all'inverosimile e apatico.
"Certo se ti presenti così a lei di sicuro penserà che ti è morto il gatto."
"Gatto? Che gatto?"
Ma Joey parlava al vento Mya era già in direzione entrata locale.
"Mya io non ho un gatto!"
Mya alzò gli occhi al cielo.
"Joey con gli anni ti si sono gonfiati i muscoli e atrofizzati i neuroni? È solo un modo di dire andiamo scemo!"
Lo prese per un braccio e lo tirò nel locale.
C'erano parecchi ragazzi in comitiva, un paio di famiglie e un bel po' di bambini.
"Però, questo locale funziona davvero bene. Uh guarda c'è Milly. Su va da lei!"
"Non posso."
"Che significa che non puoi?"
Joey si passò una mano nei capelli frustrato.
"Io e Milly ne abbiamo già parlato, non funzionerebbe."
"Io dico che dovete riparlarne. Su muoviti!"
Spinse via Joey e lei andò a fermarsi davanti al bancone dei gelati.
C'era l'imbarazzo della scelta, tantissimi gusti, tanti colori, fosse per lei avrebbe preso tutti i gusti.
Una ragazza simpatica e gioviale le sorrise da dietro il banco.
"Ha scelto?"
"Mh si. Ma su una cialda quanti gusti ci stanno?"
"Due, tre, le sconsiglio di metterne di più perché si mischierebbero tutti e non riuscirebbe a distinguerli."
Mya fece una smorfia, questo andava contro le sue idee.
"Pff. Avrei voluto metterli tutti."
La ragazza la fissò sbalordita.
"Mh. Ok. Metti yogurt, lampone e crema."
La ragazza le preparò la cialda e gliela porse.
"Grazie tesoro."
Raggiunse Joey e Milly che discutevano in un angolo del locale.
"Ciao Milly, buono il tuo gelato."
Milly per rivolse un occhiata omicida.
"Ti ringrazierei ma non mi sembra il caso."
Joey aveva il muso lungo e Milly sembrava stesse per fare fuori qualcuno.
"Vi siete divertiti?"
"Chi io e Joey? In realtà io mi sono divertita un sacco, lui un po' meno."
"Bene sono contenta per voi! Ora se volete scusarmi ho di meglio da fare!"
Mya passò lo sguardo da Milly a Joey una era furente, l'altro abbattuto.
"Scusa Milly cosa intendi?"
Milly la guardò dall'alto in basso.
E si, il vestito che indossava avrebbe potuto trarre in inganno.
Diede uno scappellotto dietro alla testa di Joey.
"Ahi!"
"Ahi? Ahi un corno. Che le hai detto?"
"Che dovevo dirle? Ha detto tutto lei!"
Milly sbuffò annoiata.
"Senti Mya io e te siamo sempre state indifferenti, mai amiche. Non ci siamo mai frequentate. Ora vorrei dirti che in un altra vita avremmo potuto esserlo ma io con le amiche non condivido....bhe!"
"Oh frena, frena tesoro. Io non voglio condividere niente con nessuno. Siamo andati a prendere un panino al Mac, panino che abbiamo mangiato in auto e poi mi sono fatta portare qui. Ma perché volevo un gelato e lui doveva parlarti. Altrimenti sarei tornata a casa."
Milly la guardò con sospetto.
" E tu ti vesti così per andare al Mac? Non ti sembra esagerato?"
Mya si guardò il vestito e fece un gesto annoiato con la mano.
"Lascia perdere il mio vestito. Era per fare scena altrove mica per lui! Ora se abbiamo definito la mia posizione io andrei a finire il mio gelato."
Li lasciò soli e raggiunse un tavolino dove una bambina con i codini stava seduta da sola a disegnare.
"Ciao, posso sedermi con te?"
La bambina la fissò curiosa prima di girarsi verso Milly e Joey e al segno di consenso di Milly annuire.
"Come ti chiami?"
"Mya tu?"
"Dixi."
Mya storse il naso.
"I tuoi genitori volevano punirti per qualcosa quando ti hanno messo questo nome?"
La bambina sorrise e mostrò una fila di dentini mancanti.
"Quanti anni hai?"
"Tanti piccolina, tu invece?"
La bambina alzò cinque dita.
"Oh sei grande anche tu allora. Che ci fai qui da sola?"
"Non sono sola. C'è la mia mamma qui."
"Mh, ok. Cosa disegni?"
"Un papà."
Mya gettò un occhiata al disegno.
Sembrava il gobbo di Notre Dame, eppure somigliava a qualcuno..
"Quello è il tuo papà?"
Dixi scosse la testa.
"Io non ce l'ho un papà. Ne ho chiesto uno alla mia mamma e lei mi ha detto di disegnarne uno e avrebbe visto come fare per accontentarmi. Tu ce l'hai un papà?"
Mya annuì.
"È bello?"
A Mya tornò in mente suo padre, con i capelli castani folti e gli occhi nocciola, il fisico asciutto e gli occhiali, la sua altezza infinita e il suo adorato microscopio.
"Si Dixi. Il mio papà è molto bello."
Milly e Joey si avvicinarono e Joey passò una mano sulla testolina di Dixi.
"Mamma lei è Mya."
Milly sorrise.
"Lo so cucciola, la conosco da tanto. Vuoi andare a casa con Joey? Mamma tra mezz'ora chiude e arriva."
"Non posso aspettare qui?"
"Tesoro è tardi e tu devi andare a dormire."
La bambina seppur a malincuore raccolse le sue cose ubbidiente.
Mya si alzò e diede un pizzico al braccio di Joey.
"Ahi. La vuoi smettere di picchiarmi?"
"Ringrazia Dio che siamo in un locale altrimenti ti picchieri a sangue. Questo è il problema di Milly? I figli non sono un problema!"
Prima che Joey avesse la possibilità di rispondere lo fece Milly per lui.
"Non è colpa sua Mya. Sono stata io a usare Dixi come 'scusa' per tenerlo lontano. Insomma sono una ragazza madre, Joey potrebbe essere felice con chiunque invece di dover fare da padre a una figlia non sua."
Mya li guardò entrambi con aria spazientita.
"È proprio vero. Dio li fa e poi li accoppia. Mai viste due persone più affini. Provateci. Io credo che funzionerà. Siete scemi uguali!"
"Ehi!"
La protesta di Joey venne interrotta da Dixi che gli tirò una mano.
"Joey mi leggi una favola prima di dormire?"
"Ma certo cucciola."
Mya guardò tutti e tre con un pizzico di invidia.
A volte la vita ingarbugliava le cose e poi le sistemava in modo eccellente, a volte invece le ingarbugliava e basta.

Due cuori un martini e una vendettaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora