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"Si informano i gentili passeggeri di allacciare le cinture, tra poco avrà inizio la fase di atterraggio. La compagnia aerea vi ringrazia per la scelta e vi augura un lieto soggiorno ad Appleton."
Mya allacciò la cintura e abbozzò un sorriso di circostanza al signore seduto accanto a lei.
Era tornata.
Dopo oltre cinque anni era tornata a casa sua, Appleton.
Le era mancata, le erano mancati i suoi nonostante li avesse visti più volte, le era mancato Jason, i suoi scleri per una partita persa, le sue magliette strane e improponibili.
Le era mancato il verde delle colline sterminate che contornavano Appleton, il sole caldo. I sorrisi sul volto delle persone che incontrava. Perché si New York era una metropoli immensa, viva, spregiudicata, rumorosa. Ma a New York le persone erano solo numeri anagrafici, ad Appleton nonostante fosse immensa tutti avevano sempre un sorriso da regalare.
Guardò fuori dall'oblò mentre l'aereo rullava sulla pista.
Sospirò piano.
Erano da poco passate le ventitré, finché sarebbe arrivata a casa si sarebbe fatta mezzanotte passata.
Era inutile girarci intorno, le era mancato Cameron, i suoi occhi verdi e il suo sorriso.
Il cuore era tornato a battere furioso al solo pensiero di rivederlo.
Niente. Non era cambiato niente.
Prese un taxi dopo aver recuperato le valigie e diede l'indirizzo di casa dei suoi.
Non aveva avvisato nessuno del suo arrivo, tanto i suoi erano in California e Jason di sicuro si sarebbe presentato in aereoporto con il suo fedele amico.
E lei ancora non era pronta ad affrontare Cameron, non quando aveva appena messo piede ad Appleton.
Ma quando arrivò davanti al villino dei suoi dovette ingoiare la bile, dalla moltitudine di persone che c'era in giardino le luci accese e la musica, era più che ovvio che suo fratello stesse dando una festa.
Pagò il taxi e appena questi andò via decise di entrare in casa, prima o poi avrebbe dovuto farlo.
Si tirò dietro le valigie e percorse il vialetto, qualcuno degli invitati alzò la mano a salutare ma lei non rispose.
Già era nervosa di suo, arrivare e trovare una festa era anche peggio.
Tirò un grosso respiro e per il nervoso frantumò il resto della caramella al lampone che aveva in bocca.
Entrò in casa e le sembrò di essere tornata indietro nel tempo.
Bicchieri e lattine ovunque sparse sui mobili, a terra, gente sudata che si strusciava una sull'altra.
Altri, ubriachi marci che non capivano più neanche dove si trovavano.
E poi la mattina dopo le sarebbe toccato aiutare a pulire, ma questa volta no.
Lei non era più la stupida ragazzina che pur di stare nella stessa stanza con Cameron aveva raccolto di tutto e di più dal tappeto in salone.
Lasciò le valigie vicino al mobile all'entrata, nessuno le avrebbe toccate o almeno ci sperava, e andò in cerca di Jason.
Il pantaloncino in pelle che indossava attirò parecchi sguardi e uno addirittura azzardò ad allungare la mano.
"Provaci e ti prometto che domani dovrai trovare un buon chirurgo estetico."
Glielo disse in un orecchio e poi gli diede una pacca sulla spalla al segno di consenso del tipo.
Raggiunse la cucina di sua madre e lì trovò tanto Jason quanto Cameron.
Quest'ultimo era seduto su uno degli sgabelli della penisola e aveva gli occhi bendati.
"Un sacco in testa ti dovevano mettere!"
Una ragazza con un vestitino succinto vedo non vedo le si avvicinò.
"Ehi tu partecipi?"
Mya spalancò gli occhi.
"A cosa scusa?"
"Come, non lo sai? È da poco scattato il ventinovesimo compleanno di Cameron e ha detto che questo anno lo userà per mettere la testa a posto. Il prossimo vuole sposarsi."
Ebbe un tuffo al cuore.
"Oh. E...e ha ..ha già trovato chi...chi sposare?"
Questo suo incespicare nelle parole fece ridere la tipa che le stava di fianco.
"Ci hai dato dentro anche tu con la vodka?"
"Ehmm no. Io bevo solo martini."
La tipa fece un gesto annoiato con la mano, forse la riteneva banale e noiosa.
"Tra poco inizia la gara!"
La osservò tirarsi su le tette e passare del gloss sulle labbra.
"Che gara?"
"Si giusto non te l'ho detto. Jason sta selezionando delle ragazze. Ognuna di loro bacerà Cameron. Alla fine lui ne sceglierà una con cui passare un weekend scoppiettante. Non è una cosa fantastica?"
Mya guardò inorridita tutte le ragazze che c'erano in cucina e un brivido le passò lungo la schiena.
"Si. Proprio fantastico, ma se hai quindici anni, non trenta! Santo cielo ma quando cresceranno?"
Suo fratello le si parò davanti.
"Jason!"
Fece per abbracciarlo ma lui la bloccò.
"Dolcezza niente favoritismi. Questo è il tuo numero. Dovrai baciarlo senza togliere la benda. Fate le brave!"
"Jason sono io, che diamine! Quanto hai bevuto?"
Jason la guardò con faccia da ebete poi le fece un inchino e andò al ripiano della penisola barcollando a prendere un microfono.
Le cose si mettevano male, molto male.
Prevedeva forti mal di testa e vomiti ovunque in giro per casa di lì a poche ore .
L'unica cosa da fare era chiudersi in camera e uscirne dopo tre giorni.
"Bene mie dolci fanciulle. Il momento tanto atteso è arrivato....."
Cameron batté le mani mentre Jason si era bloccato e non sapeva cosa dire.
Mya si sbatté una mano sulla fronte, ma sul serio ci si poteva ridurre così?
"Ehi amico dove sei finito?"
La voce di Cameron le giunse nelle vene, ai sensi, ai neuroni, ovunque. Era diventata più bassa e sensuale, e il fatto che avesse bevuto la rendeva eccitante.
"Cazzo Mya riprenditi!"
Jason tornò a parlare di regole che forse neanche lui conosceva, mentre lei continuò ad osservare ogni piccolo particolare di Cameron.
Non era cambiato molto, i lineamenti erano più marcati, le mani erano grandi, i muscoli delle braccia tendevano il tessuto della camicia quasi a volerlo strappare, persino la maglietta che portava sotto la camicia si tendeva sui pettorali.
Stava andando in fibrillazione, era un vero reato essere così dannatamente belli e mostrarlo pure.
"Bene ragazze, è arrivato il momento tanto atteso. Partiamo dalla numero uno e che il gioco abbia iniziooo."
La prima ragazza che si avvicinò a Cameron lo palpò per bene prima di incollare la bocca alla sua in un bacio voluttuoso.
Dalle poche regole che aveva sentito non si poteva parlare davanti a lui perché non doveva riconoscere chi stava baciando per non favorire nessuno.
Cameron poteva stringere la ragazza davanti a lui ma non gli era permesso toccare nulla. I numeri attaccati alle pretendenti si toglievano prima che Cameron togliesse la benda.
Tutto in pratica si valutava in base al bacio.
Intanto erano passate altre tre o quattro ragazze e il cuore le saliva in gola ogni minuto che passava.
Il numero sulla sua giacca era il dieci e tendendo conto che sei erano già andate tra poco sarebbe toccato a lei.
Dopo il penultimo bacio però Cameron volle dell'acqua perché l'ultima che aveva baciato gli aveva incollato la bocca per il troppo gloss.
"Bene mie signore è rimasta l'ultima fanciulla, avvicinati al nostro predatore tesoro e fa la tua esperienza."
Mya guardò prima Jason e poi Cameron, ingoiò la bile che le era salita in gola e si avvicinò piano.
Si prese del tempo per guardarlo attentamente, le fossette ai lati della bocca c'erano ancora e lei stava per baciarlo. Dopo tanti anni passati a sognare quel momento ora stava per accadere e lei si sentiva strana, impacciata e fuori posto.
Si mise in mezzo alle gambe di Cameron e poggiò le mani sulle sue spalle.
Cameron le mise le mani sulla vita esile e se la strinse addosso.
"Baciami dolcezza."
La frase sussurrata nel suo orecchio le mandò scariche elettriche alla testa e nella schiena.
Cameron puzzava di vodka ma il profumo del suo dopobarba era inconfondibile, si prese un attimo per strusciare il naso sul collo prominente e poi posò la bocca sulla sua.
Cameron emise un gemito di soddisfazione e la stuzzicò con la lingua portando il semplice bacio quasi a un preludio di accoppiamento.
Mya non seppe dire quanto era potuto durare ma al momento di staccarsi Cameron non voleva lasciarla andare.
"Ancora un po'. Sei fantastica."
Mya avrebbe anche voluto accontentarlo ma fu tirata via da una bionda.
Quando si girò a guardarla rimase sbalordita.
Della Reb che ricordava lei restavano solo gli occhi, tutto il resto dai capelli, alle gote, le labbra, il seno. Tutto sembrava non suo.
"A volte ritornano. Togli il numero e fatti da parte. Cameron è mio!"
Mya tolse il numero dalla giacca e lo schiattò sul petto di Reb sperando che scoppiasse.
Poi uscì dalla cucina.
Non le interessava niente, era stato solo un momento di debolezza.
Afferrò una delle valigie e salì le scale diretta alla sua stanza.
Vi si chiuse dentro e si lasciò cadere stanca sul letto.
Troppe emozioni in una sola volta. Non era salutare.
Si addormentò con il ricordo della bocca di Cameron sulla sua.

Due cuori un martini e una vendettaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora