FIX YOU

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"You are not alone. Neither are you."


Erano arrivati alla base Starkiller e Rey si sentì improvvisamente a disagio: tutto quel metallo lucido la rendeva nervosa. I loro passi rimbombavano nel silenzio degli hangar, facendo sembrare quella base ancora più grande. Ben captò i suoi tumulti, oramai non potevano nascondersi l'uno all'altra e non aveva senso farlo. Stavano cominciando ad abituarsi a quella costante invasione reciproca.
"Cosa c'è che non va?"
"Niente... tutto questo metallo mi mette a disagio..."
"Troppo lucido?"
"Già."
"Tranquilla, ti ci abituerai. Vieni, dobbiamo andare a cambiarci. Non puoi presentarti al resto dell'equipaggio così."
"Cos'ho che non va?" Rey si specchiò in una delle pareti quasi scintillanti che la circondavano.
"Sei troppo 'Jedi' per loro."
"E invece cosa sono?"
"La nuova Imperatrice della Galassia. Almeno finché non abbiamo messo a posto le cose. Ricordatelo, e cerca di assecondarmi."
"Stai scherzando, vero?" Ben si fermò di botto, col risultato che Rey gli finì dritta dritta tra le braccia enormi. Quell'uomo era un armadio!
"Rey, non possiamo fare il minimo errore in questo momento. La nostra vita, quella delle persone che ami e dell'intera ribellione dipende da quello che succederà nel prossimo futuro. Il che implica che tu devi prendere, almeno figurativamente, il posto che ti spetta per diritto di nascita."
"Lo so, lo capisco. Ma... Non so se ne sono capace."
"E io che ci sto a fare allora?"
"Non mi abbandonerai?"
"L'ho mai fatto? Non sei da sola." Le tese la mano che la giovane si affrettò a stringere, sempre coperta dai guanti neri. Gli sorrise.
"Neanche tu." Ben annuì e, a beneficio delle guardie che popolavano il corridoio silenzioso, la incoraggiò ad alta voce. Giusto per mettere in chiaro la sua posizione, nel caso ce ne fosse stato bisogno.
«Seguimi, Imperatrice.» A quelle parole le guardie scattarono sull'attenti e si fecero ancora più immobili. Ben la condusse lungo un corridoio deserto, e lo percorse per un lungo tratto fino a fermarsi davanti a una porta quasi invisibile. Digitò un codice su un tastierino numerico e le fece cenno di precederlo all'interno. La porta si richiuse dietro di loro senza il minimo rumore.
«Bene, questi sono i tuoi alloggi. A nessuno è concesso entrarci senza un tuo permesso formale. I miei sono alla porta accanto, voglio poterti tenere d'occhio in caso di pericolo. Dietro quella porta c'è la tua stanza, e dall'altra parte l'ufficio. Qui - e indicò una porta alle sue spalle - il bagno e la cabina armadio con tutti gli abiti di cui avrai voglia o bisogno. - Fece un gesto e l'anta dell'armadio sparì nella parete. - Spero di aver indovinato la taglia.» Rey era ancora sbigottita da quello che vedeva: un salottino con tutti i comfort e un armadio enorme da cui sbucavano abiti di ogni foggia e dimensione. Non sapeva davvero cosa dire. Notò con piacere che Ben non aveva selezionato solo il nero. Non seppe perché, ma la cosa le fece piacere.
«Dovresti scegliere un abito "ufficiale", che rappresenti il tuo status.»
«Qualche suggerimento, Leader Supremo?» Ridacchiò.
«Uhm, vediamo. Mi piacerebbe da morire vederti in rosso; ma solitamente è il colore delle guardie Imperiali, o si usa per i matrimoni Imperiali. Posso suggerire... hmmm vediamo... ecco, direi questo.» Tolse dall'armadio un meraviglioso abito lungo di un color pavone che faceva risaltare i suoi occhi. E un mantello coordinato. Era attillato e lasciava scoperte le spalle, che sarebbero state riparate dal mantello. Rey non aveva mai visto niente di più bello in vita sua.
«Oddio. Ma è...»
«Niente di che. Su, indossalo. E non dimenticare il cappuccio.» Rey non se lo fece ripetere e cominciò a spogliarsi. Ben annaspò. «Per il Lato Oscuro ragazzina, vuoi farmi venire un colpo?!» E così dicendo si girò, dando le spalle a una Rey molto stupita.
«Oh andiamo. Neanche due ore fa mi immaginavi nuda sotto la doccia, e ora ti vergogni?» Ben le fu davanti in un secondo, con uno sguardo di fuoco che non prometteva niente di buono. Le mise un braccio attorno alla vita stringendola a sé, per farle sentire cosa stesse pensando. O meglio, cosa una parte del suo corpo stesse pensando. Stava spingendo sul fianco di Rey, che da parte sua non provò alcun fastidio per la cosa. Anzi, le piacque parecchio.
«Non mi vergogno, tesoro. Ma un conto è immaginarti, un altro è averti davanti a me. Nonostante il mio autocontrollo, sono quasi certo che potrei fare una pazzia.»
«Ed è un male?»
«Sì. Perché non abbiamo tempo. E le sveltine non mi sono mai piaciute.» Ben l'aveva stretta ancora di più e la sua voce baritonale si era fatta stranamente calda e bassa, facendo vibrare delle corde che Rey non sapeva neanche di possedere. Istintivamente gli circondò il collo con le braccia, sollevandosi in punta di piedi. Ben le sfiorò le labbra con le sue, delicato come una farfalla. Poi colmò i pochi centimetri che li separavano e la baciò, passione e fuoco dove lei era acqua di mare, ardevano insieme e si placavano con la risacca. Fu Ben a staccarsi per primo. Doveva riprendere fiato, controllarsi, o avrebbe finito per prenderla contro la parete. Il Lato Oscuro sapeva se non aveva voglia di affondare dentro di lei! Ma non era il momento.
"Questo è solo un assaggio, ragazzina. Ti prometto che dopo finiremo il discorso." Rey si staccò da lui riluttante e con le ginocchia molli e finì di vestirsi nello spogliatoio. Proprio in quel momento il trasmettitore sulla porta dell'appartamento gracchiò. Besi avvicinò e udì la voce del soldato dall'altra parte che comunicava che il Generale Pryde era arrivato e richiedeva di essere ricevuto per il rapporto.
"Giusto in tempo. Andiamo a incontrare Pryde." Rey uscì dalla cabina e Ben dovette ingoiare a vuoto un paio di volte.

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