PRIMO CAPITOLO

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20 Anni.

Avevo già 20 anni e tutto ciò che ero riuscita a fare era qualche lavoretto saltuario, qualche giornata da baby-sitter e uno o due stage.

Da quando avevo terminato la scuola la mia vita era completamente,radicalmente cambiata.

Sai,quando sei una studentessa non pensi al futuro.. cioè,si ci pensi, ma non ti rendi conto di quanto sia difficile creartene uno fino a quando non ti ritrovi nel vortice dei curriculum,dei "no grazie" oppure dei "Le faremo sapere".

E ogni santissima sera,dalla fine della 5° superiore quindi dei 18 anni fino ai 20,il mio unico e inevitabile pensiero era "E adesso? cosa diavolo farò della mia vita?"

Devo essere sincera,i primi mesi,quelli dopo la fine della scuola,ti adagi... nel senso, "Vabbe magari il curriculum lo porto domani..." oppure "Cavolo, mi sono svegliata alle 11 ".

Sai un po ti 'autogiustifichi',"ora sono libera,posso dormire quanto voglio..". Tutto ciò però,dopo,2-3 mesi scompare.

Ti senti completamente inutile all'umanità. E allora prendi i tuoi bei curriculum e cominci a portarli in giro,convinta che prima o poi qualcuno ti chiamerà. Ma non succede.

E no bella mia,non è così semplice. Allora ne stampi altri 30 e ricominci.

E questi li porti davvero OVUNQUE,non solo alla boutique carina o al centro commerciale famoso.. anche al Mc Donald o alla paninoteca all'angolo. E aspetti.

Una volta,durante il periodo natalizio,una commessa mi ringraziò,era felicissima di avere il mio curriculum,perchè ,parole sue,"durante questo periodo ci servono sempre più mani!". Ero felicissima. Tutti i giorni aspettavo questa benedetta telefonata. Nulla.

Finalmente decisi di alzarmi dal letto,mi tirai su e mi guardai intorno,come se non avessi mai visto quella camera,pareti lilla scrivania bianca ,candele,una meravigliosa tenda di tulle bianco alla finestra sulla mia destra. Mi era sempre piaciuto abbellire le cose,i quaderni,il diario della scuola,i porta oggetti,porta collane,il pc portatile.

Mi guardai allo specchio di fronte,ero pallida,ma ci ero abituata era la mia carnagione. Avevo i capelli arruffati e con la luce della finestra sembravano più biondi del solito. Gli occhi azzurri sembravano più piccoli,forse per via del raffreddore e i miei fianchi più larghi.

Mannaggia a me,ma amavo mangiare. Ma a dirla tutta amavo la mia taglia 46,perchè vergognarsi di quello che si è?

Come ogni mattina ero sola in casa,così scesi al piano di sotto e cominciai a preparami la colazione.

Un pancake e un bicchiere di succo mi sembravano l'ideale.

Seduta al tavolo della cucina non pensavo a nulla,mangiavo tranquilla,con la consapevolezza che quella sarebbe stata una giornata come tutte le altre,noiosa.

Ormai avevo perso le speranze,non cercavo più lavoro ormai da mesi,ero entrata in una sorta di depressione. L'unica cosa che mi rendeva felice era fare dolci.

Esatto,dolci. Di ogni genere. Bignet,pan di spagna,torte al cioccolato, cupcake. Qualsiasi cosa. Durante quei 30 minuti in cui frulli,impasti e ti sporchi,io mi sentivo tranquilla,serena.. Nel mio mondo. Non pensavo a nulla,solo a terminare la preparazione. Concentrata al 100%.

Posai il bicchiere e il piatto in lavastoviglie e andai di sopra per rifare il letto.

Sciacquai il viso e passai la mia solita crema idratante,ci tenevo molto al mio aspetto,ero sempre truccata e con i capelli apposto. Tasto dolente,i capelli. Eh si. Dovevo tagliarmeli da sola,i parrucchieri non potevano sfiorare i miei lunghi capelli con le loro manacce.

Rose's dreamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora