CAPITOLO QUATTRO:

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Dieci minuti dopo,Elia e quella donna uscirono dagli scaffali,adesso riuscivo finalmente a vederli e a sentirli.


Lei piangeva, lui sembrava furioso,ma anche preoccupato,il suo viso era un mix d'emozioni. Non riuscivo a capire,non l'avevo mai visto così.


"Elia,smettila,non possiamo mollare così!", sentii la donna pronunciare questa frase,sembrava volerla nascondere,ma in quella biblioteca vuota,qualsiasi suono avrebbe rimbombato.


"Lucy smettila. Ho deciso,adesso siamo soli,tu non vuoi occupartene,men che meno io, ho solamente 23 anni.


Non posso prendermi questa responsabilità."


Fingevo di scrivere su un foglio,in realtà le mie orecchie erano tese,volevo sentire tutti i particolari,non riuscivo ancora a capire di che cosa parlassero.


"Lucy,ascolta,possiamo risolvere questo problema, sappiamo entrambi che c'è solamente una soluzione. Me ne occuperò io. Ora però vattene,e non insistere. Non voglio prendermi questa enorme responsabilità."


La donna lo ascoltò, si girò e cominciò a camminare verso l'uscita.


"Arrivederci.." , mi sorrise appena ,uscì sbattendo la porta.


Vidi Elia asciugarsi le lacrime,poi si diresse verso di me.


Mi si avvicinò, ero seduta su una sedia da ufficio, di fianco a me c'era un cassetto, si avvicinò a me,avevo il suo respiro sul collo,aprì il cassetto e prese una cartellina gialla.


Non avevo il coraggio di fare domande,cosa avrei mai potuto chiedergli? Avrei fatto la figura della pazza che origlia le conversazioni altrui.


"Rose,per favore passami una penna.", la sua voce mi sembrava così ferma,apatica.


Gli porsi la penna,la prese velocemente,scrisse qualcosa su quella cartellina e dopo pochissimo la rilanciò sul bancone.


Se ne andò verso le scrivanie della biblioteca,si sedette e cominciò a leggere il contenuto di quella cartellina.


Erano ormai le sette passate,Elia cominciò a chiudere le finestre e i computer,io spensi il pc che avevo di fronte e mi infilai la giacca.


Uscimmo fuori senza proferire parola.


Ci dirigemmo alla moto insieme,lui era triste,io volevo chiedergli il perchè,ma non ce la facevo.


A rompere questo silenzio fu proprio lui, "Rose,io non so cosa tu abbia sentito,ma..non preoccuparti per me,io sto bene davvero, dobbiamo solo risolvere questa cosa..", volevo chiedere cosa? risolvere cosa?, "Tranquillo Elia.. Quando vorrai parlarne io sono qua. ", non chiesi chi fosse quella donna,non chiesi nulla di tutto ciò che avrei voluto chiedere. La parte acida di me era svanita davanti ai suoi occhioni scuri,i suoi capelli erano arruffati,forse la stanchezza,chissà,la mia mano si allungò verso il suo ciuffo e glielo sistemai,in un modo quasi materno.

Rose's dreamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora