CAPITOLO OTTO:

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Cominciò a parlare l'insegnate più giovane, avrà avuto trent'anni circa. Era alto, robusto, ma non grasso, ben proporzionato, spalle grandi, braccia grandi, capelli neri e folti racchiusi da un codino basso. Aveva una mascella molto pronunciata, sembrava quasi finto tanto era lucido, "Buonasera a tutti e tutte... Sono il professor Diego Ionis e insegno pasticceria base, la parte pratica, e quindi passerete parecchie ore con me, prima di spiegarvi lascio che i miei colleghi si presentino.", cominciò l'unica donna, sulla trentina anche lei, era bassina e rotonda, con i capelli color carota, palesemente tinti, e due enormi occhi verdi, "Salve, sono Sabrina e vi insegnerò decorazione, diciamo cake designe." Affianco a lei c'era un uomo sui cinquant'anni, brizzolato, ma comunque di bel aspetto, sembrava particolarmente severo, "Buonasera, sono Mario e vi insegnerò la parte teorica della pasticceria..." di poche parole, per ultimo un ragazzo sui venticinque anni, alto e magro, con i capelli biondo scuro, sembrava impacciato e timido, era strano che un ragazzo della sua età potesse essere il nostro insegnante, "C-c-ciao sono Claudio e vi insegnerò a fare creme di ogni tipo..." probabilmente era un ragazzo molto riservato, la sua faccia era paonazza, quasi più della mia. Ricominciò a parlare il prof. Diego, si schiarì la voce, "Bene sono quasi le 19:30, direi che è il momento di cominciare, ognuno di voi dovrà preparare il dolce che più sa fare meglio, deve essere completo di una base, una crema e una decorazione, quando assaggeremo, vorremo anche una spiegazione tecnica. Avete tempo due ore. Qualsiasi ingrediente vi serva, lo troverete alle vostre spalle, ogni tipo di attrezzo è nei vostri banconi, per una questione igienica vi invitiamo a indossare una cuffia e un grembiule che troverete nel primo cassetto alla vostra destra. Via col timer." Ero in panico. Panico totale. Quale torta sapevo fare meglio? Mio Dio perché era stato così vago... Insomma, avrebbe potuto... Lampo di genio. A casa di Elia, nel suo frigo, c'erano due birre Guinness, si dai avete sentito parlare di quelle birre, sono ottime, e così mi tornò in mente una ricetta, la "guinness cake al cioccolato" non era complicatissima, ci stavo coi tempi, era bella e in più molto buona! Ero strafelice, corsi a prendere gli ingredienti, i miei 'avversari' li avevano già presi, erano già all'opera, come cavolo sapevano cosa fare così velocemente . Parlavo tra me e me. "... zucchero di canna, mascarpone, cacao..." avevo preso quasi tutti gli ingredienti, mancava però il principale, la birra. Perché non avevano una fottutissima birra? C'era un silenzio tombale, io mi ero tranquillizzata, ma non trovando la birra cominciai ad andare nel panico. Ero al bancone zitta, volevo chiedere ad uno degli insegnanti se fosse stato possibile avere una birra, ma non riuscivo ad aprire bocca, ero bloccata. Vidi in lontananza il prof. Diego avvicinarsi... "Stai bene? Ti vedo, hm, nel panico." Chi? Io? Nahhhh. Mi feci forza e gli spiegai la situazione, "Si in realtà si, uno degli ingredienti che mi serve, perché è praticamente il sapore base della torta, non c'è...", mi sorrise, aveva dei denti perfetti, da vicino era bellissimo, sembrava finto, aveva un non so che di Johnny Depp.. Ok, non era il momento di pensare a queste sciocchezze. "Quale sarebbe l'ingrediente?", mi grattai un braccio, "La birra... Guinness." Appoggiò la mano sulla mia spalla, "Stai tranquilla, te la porto subito, una va bene?" annuii.


Dopo pochissimo tornò con la mia birra, cioè, la birra per la torta. Mi fiondai sugli ingredienti, cominciai a fare la base al cioccolato, misi tutto nell'impastatrice, al ultimo aggiunsi metà birra, doveva avere un sapore forte, ma che abbinato al cioccolato e alla crema bianca, l'avrebbe fatta risultare raffinata, quasi come uno di quei famosi cioccolatini con dentro il liquore. Infornai la base al cioccolato e birra, cominciai a fare la crema, semplicissima, non appena finii la misi in frigo, per riuscire a fare una bella decorazione sarebbe dovuta essere più fredda e compatta. Aspettavo con ansia che la base della torta crescesse, doveva gonfiarsi, sembrare quasi uno di quei panettoni coi canditi. Dopo 40 minuti di cottura, e ansia, la sfornai. Era perfetta, gonfia, cottura impeccabile, probabilmente non mi era mai venuta così. "Mancano 40 minuti alla fine..." fortunatamente ero a buon punto, dovevo solo aspettare un pochino che si freddasse, non potevo fare la decorazione se era ancora così calda. Sotto il bancone c'erano delle alzatine, ovviamente quelle apposite per dolci, ne presi una in vetro trasparente, volevo sembrasse proprio un boccale di birra, il mio schema mentale era, bicchiere, birra e spuma superiore che avrei ricreato con la crema. Nei s20 minuti in cui pulii la mia postazione, cominciai a guardare i miei 'colleghi', nessuno era in panico. Notai anche che su 10 c'eravamo solo io e un'altra ragazza, tutto il resto erano uomini. "Mancano 20 minuti..." misi la base sull'alzatina in vetro, la guardavo, era così perfetta che quasi non ci credevo, ormai era fredda, presi la crema dal frigo e la inserii in una 'sac a poche', cominciai a ricreare dei ciuffi il più possibile simili a una bella birra alla spina. Forse era stata una scelta azzardata fare quella torta. Non era abbastanza raffinata, ma sicuramente era ottima, avrei potuto dimostrare che ero versatile, non banale. Insomma, speravo in positivo.

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