Capitolo 1.6

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I can lead with pride, I can make us strong
I'll be satisfied if I play along
But the voice inside sings a different song
What is wrong with me?

How far I'll go - Alessia Cara

•••

Voglio andare via. Voglio andare via. Voglio andare via, cazzo.

Michael, seduto sulla sedia girevole davanti la sua scrivania, dondolava con la schiena avanti ed indietro, fissando il casino di documenti sparpagliato davanti a lui, alternando lo sguardo dal disordine di carta al suo orologio da polso con la speranza che il tempo decidesse di iniziare a scorrere più velocemente.

Stare chiuso tra quelle quattro pareti del suo piccolo studio era una vera tortura. Stare chiuso in quelle quattro mura dello studio legale di suo padre, a fare un lavoro che odiava peggio delle carie ai denti, era un vero inferno.

Gli sarebbero usciti i capelli bianchi, già se li sentiva, pronti a sbucare come promemoria per rimembrargli tutte le sue decisioni di merda.

Tutte le ore passate a studiare per una laurea che schifava, tutte le lacrime trattenute, tutta la rabbia repressa, tutto lo stress accumulato... Era stato tutto una grandissima perdita di tempo, a danno della sua salute fisica e mentale.

Senza contare i sentimenti di odio che aveva provato verso la sua stessa persona, il suo costante sentirsi inadatto e sbagliato.

Inadatto perché non riusciva ad essere perfetto come suo fratello, sbagliato perché gli sono sempre piaciuti i maschi.

Si levò gli occhiali da lettura che indossava solo quando studiava o lavorava e li gettò con stizza in mezzo a quell'ammasso di carta stampata, poi si passò entrambe le mani nei capelli già disordinati e che puntavano da tutte le parti, come quelli di un pazzo che aveva dimenticato di prendere le medicine.

Delle stilettate di dolore gli colpirono il cuoio capelluto quando si strattonò le ciocche corvine, mantenendo gli occhi fissi su quei documenti.

Le opzioni sono due: o li brucio o li appallottolo e incomincio a giocarci a basket con la finestra come canestro.

Il suo cellulare cominciò a squillare e in quel suono prolungato Michael vide una breve via di fuga. Lo prese e, appena lesse il nome di Rose, si affrettò a risponderle.

"Ciao, Rose! Tutto bene?"

"Tutto bene," rispose la voce acuta e felice della sua amica di college. "A te?" aggiunse.

"Tutto di merda, Rose. Lo sai."

Rose si mise a ridere anche se per Michael c'era solo da piangere.

"Domani mattina parto e vengo a trovarti a Rockford. Dobbiamo festeggiare!"

Michael inarcò un sopracciglio, anche se la sua amica non poteva vedere la sua espressione perplessa. "Festeggiare cosa?"

"La mia libertà, Michael! Sono riuscita ad ottenere un posto di lavoro in un'azienda di telecomunicazioni in Europa che cerca nuovo personale specializzato in diritto commerciale e statistiche. E guarda caso, io ho una laurea in Economia. È la mia opportunità per mandare a fanculo questo paesino dell'Illinois che mi ha sempre oppresso e la mia famiglia bigotta."

Sentire quel breve discorso pronunciato con fervore e voglia di cambiamento, provocò in Michael una fastidiosa e inaspettata sensazione di invidia. Lui non era mai stato invidioso di nessuno perché era consapevole delle sue scelte sbagliate, ma Rose si trovava più o meno nella sua stessa situazione solo che lei, a differenza di Michael, aveva sempre lottato con le unghie e con i denti per cercare di cambiarla e migliorarla.

Wherever You are (Red Moon Saga 0)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora