Capitolo 2.3

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Sette anni prima...

Michael distolse per un attimo lo sguardo dai monitor che aveva davanti, si tolse gli occhiali e si stiracchiò le braccia. Diede uno sguardo all'orologio che aveva al polso e sospirò; erano le undici di sera e, se tutto fosse andato per il meglio, sarebbe tornato a casa per l'una.

Si rimise gli occhiali e sogghignò quando la porta del suo ufficio si aprì ed entrò Jamie, con i lunghi capelli castani raccolti in una coda bassa che gli ondeggiavano dietro la schiena, il petto glabro e nudo e le gambe snelle avvolte dai jeans.

Michel sospirò nuovamente, crescendo Jamie era diventato sempre più bello.

Si mosse all'indietro con la sedia e permise al suo ragazzo di sedersi a cavalcioni delle sue gambe.

Jamie gli sorrise languido e gli intrecciò le dita dietro la nuca prima di abbassare il viso sul suo per dargli un lungo bacio che, anche a distanza di anni, faceva venire ancora la pelle d'oca a Michael.

Non si sarebbe mai stancato di quella bella sensazione di completezza che provava quando aveva Jamie vicino. 

Gli accarezzò la schiena nuda con una mano mentre con l'altra gli sciolse i capelli perché li preferiva sempre quando gli ricadevano come una cascata sulla schiena. "Non dovresti essere qui," mormorò Michael, baciandogli il collo.

Jamie lo inclinò per concedergli l'accesso a più pelle. "Ogni tanto mi piace sfruttare il mio status di fidanzato del grande capo. E poi, è giovedì, non c'é folla e i ragazzi se la cavano bene," replicò, mugolando.

Se non l'avesse smessa di produrre quei versi avrebbero finito per scopare per l'ennesima volta sul piccolo divano che aveva in ufficio o su quella sedia girevole dove erano seduti.

Michael gli afferrò saldamente le nuca e gli morse il mento liscio. "Non sono per nulla sicuro di aver preso la decisione giusta, lasciandoti venire a lavorare qui, anche se questo posto è tanto mio quanto tuo. Sei troppo in mostra e hai troppi sguardi arrapati puntati addosso."

Jamie gli strusciò il naso contro la guancia ispida di barba. "Lo sai che voglio guadagnarmi la mia fetta di torta visto che su carta questo posto è tanto mio quanto tuo, ma i fondi per acquistarlo e rimodernarlo li hai messi tu, Mike. Non mi piace passare per mantenuto."

Erano cambiate tante cose durante gli ultimi anni trascorsi. Partendo dal principio, però, ora Michael e Jamie erano i proprietari del Red Moon anche se a decidere di comprarlo da Naki e Gwenda - che al momento se la spassavano in Colombia - era stato Michael.

Una sera di sei anni fa, mentre era intento a fissare intensamente il soffitto della stanza di Jamie con lui che dormiva accucciato al suo fianco, Michael si era posto una domanda: cosa avrebbe odiato maggiormente suo padre, oltre a non vederlo lavorare con lui e Aiden nello studio legale Rivera?

Vederlo diventare il proprietario di un locale gay era stata la sua risposta.

Quindi Michael con l'aiuto di Jamie e di tutti i Bennett era riuscito a trovare il coraggio e la forza mentale per dire alla sua famiglia che era omosessuale, che amava un ragazzo e che aveva deciso di indebitarsi fino alle palle per acquistare e rivoluzionare il Red Moon.

Ovviamente, la sua famiglia non l'aveva presa per nulla bene, Michael aveva ricevuto da loro solo parole di odio e di scherno, ma, sempre con l'aiuto e il supporto di Jamie, se ne era fatta una ragione e con il tempo aveva accettato il loro definitivo allontanamento perché per i Rivera era una vergogna sapere che Michael, al momento, gestiva un locale gay.

Ma Michael, dopo tanti anni di ansia e sofferenza psicologica, finalmente poteva dire di essere felice perché faceva un lavoro che aveva scoperto piacergli molto e che fruttava economicamente parlando; perché aveva il ragazzo di cui era innamorato da anni vicino e perché i Bennett erano sempre stati la sua vera famiglia da quando aveva otto anni.

Wherever You are (Red Moon Saga 0)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora