33. Non lasciarmi andare

7.2K 535 158
                                    

Oggi è nuvoloso e piove solo su di me
Chissà se anche i grandi agiscono senza un perché

-ARIETE, Spifferi


Se qualche settimana fa mi avessero detto che Sasha mi avrebbe insegnato ad andare sullo skateboard, io non ci avrei creduto. Esattamente come quando eravamo piccoli. Lui, con la stessa cura e con lo stesso sguardo incoraggiante, cerca di spiegarmi come tenere i piedi per non perdere l’equilibrio e farmi male di nuovo.

«Metti il piede sulla punta e alzalo. Uno scatto veloce. Non avere paura. Provaci ancora», dice dietro di me.

Faccio un respiro profondo e ci riprovo.

Premo la punta del piede contro l’estremità dello skateboard e cerco di afferrarlo velocemente tra le mani.

«Non ci riesco», sbuffo e incrocio le braccia al petto, indispettita.

Sento il tocco delicato delle sue mani suoi miei fianchi e appoggia il mento sulla mia spalla, ridacchiando a bassa voce. «Ci vuole pazienza e tanta pratica. Guarda, ti faccio vedere», mi lascia un bacio sul collo e si posiziona davanti a me. Mi rivolge un ghigno. Esegue il trucchetto senza neanche guardare lo skateboard. Un secondo dopo lo stringe tra le mani con aria fiera.

«Non vale», scuoto la testa e me lo riprendo, gettandolo con poca delicatezza a terra.

«Piano», mi rimprovera dolcemente, facendosi da parte.

«Beh, non sono completamente scema. Per fortuna riesco ad andarci, più o meno. È solo che mi piacerebbe eseguire i trucchi che fai tu», faccio spallucce e continuo a riprovarci.

Dopo un paio di minuti Sasha si accascia sull’erba con le mani sulla pancia e scoppia a ridere di gusto, senza fermarsi. «Mi dispiace, ma il modo in cui hai sventolato le braccia è stato semplicemente esilarante».

Gli lancio un’occhiata omicida e decido di vendicarmi.

«Mamma, l’erba è un po’ secca, che ne dici di avviare l’impianto di irrigazione?», grido. Sasha balza in piedi immediatamente e mi guarda perplesso.

Mia madre apre la porta e si appoggia con la spalla contro lo stipite della porta, restando per un po’ così, ferma a contemplarci. Nel suo sguardo leggo emozioni diverse, tra cui la tristezza che le bacia il sorriso, rendendo la sua espressione un po’ malinconica.

Sasha si sistema meglio la maglietta e la bandana. Abbassa lo sguardo, un po’ a disagio, e io sorrido.

Da quando tre giorni fa l’ho portato a casa mia e mia madre ha scoperto ciò che è successo realmente quella notte, non fa altro che chiedermi di lui e continua imperterrita ad invitarlo a cena. Pensavo che l’avrebbe presa bene, ma non così tanto. Il modo in cui lo guarda adesso non è più ostile e non cerca in alcun modo di farlo sentire di troppo. E io so a cosa pensa. So che pensa a ciò che è successo a lei, a ciò che ha dovuto subire con mio padre.  

Le cose tra noi due stanno iniziando a migliorare, anche se non abbiamo più parlato della sua presunta relazione e so che Ruth non ne è a conoscenza. Però ci sta provando ad essere una buona madre e io cerco di essere una buona figlia.

«Avete fame? Il pranzo è pronto», fissa Sasha come se volesse soggiogarlo, ma lui sembra di nuovo intento a declinare l’invito e a darsela a gambe levate.

«Mamma, smettila di guardarlo così. Lo metti in imbarazzo», alzo gli occhi al cielo.

«Chiedo scusa, ma è davvero un bel ragazzo». Pensa davvero che una simile frase possa rendere la situazione meno imbarazzante? Dopo un breve silenzio, lei si ricompone e dice: «Inizio ad apparecchiare».

Un bacio dall'altra parte della lunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora