04. Persona intellettualmente poco dotata

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Io ho due ombre: la mia e quella della morte.
L'ultima mi segue ad ogni passo, anche quando non c'è il sole.
Mi sfiora,
e poi si allontana.
So che è lì, dietro di me,
ma non ho il coraggio di voltarmi.
«Un giorno riusciremo
a guardarci in faccia», sussurra.
«Un giorno, sì. Ma non oggi.
Ho ancora
un sorriso da mostrare alla vita.»

07:25

A volte faccio l'errore più comune tra gli esseri umani, ovvero: illudermi.
Non importa quanto realista tu cerchi di essere.
Non importa quanto impegno ci metti per non perderti tra le immagini che ti mostra la tua mente.
E non importa la forza che decanti con fierezza agli occhi degli altri.
A volte, finisci semplicemente per illuderti come il resto del mondo.

E io l'ho fatto.

Pensavo che il sorriso di ieri sarebbe durato un po' di più, perché quando sorridi davvero, dopo aver permesso a lungo alla tristezza di albergare dentro di te, sembra quasi un miracolo. E quindi pretendi che duri di più. Perché pensi di meritarlo.

Durante la lettura di quella lettera gli angoli della mia bocca sono rimasti per tutto il tempo issati all'insù.
E su quella lieve e piccola curva si è aggrappata in modo impalpabile la speranza.

Sì, per un attimo ho pensato che la vita sia completamente diversa, che basti davvero poco per sorridere, per essere felici.
Ma non è così. In realtà, non so di cosa abbia bisogno l'essere umano per sentirsi completo. 

So soltanto che un sorriso non dura per sempre, ma un pianto può durare una vita.

Una lacrima può distruggere in un secondo ciò che ha costruito un sorriso.

E la lettera di ieri ne è stata l'infelice conferma.

Avrei potuto passare il resto della giornata a rimuginare incessantemente su quelle parole, fino ad impararle a memoria. A cercare di figurare la sua faccia, le sue espressioni, le sue smorfie mentre mi scriveva.

Avrei potuto ridere, chiamare Riley e raccontarle di ciò che mi sta succedendo.

Eppure è finita lì.

L'ho letta, ho sorriso, poi l'ho messa via e la mia vita è tornata ad essere vuota come prima.

Avrei voluto dirgli: Grazie, mi hai hai aperto la porta verso una nuova realtà.

Ma quella è la realtà che più mi fa male, alla fine. Perché non posso viverla come mi piacerebbe. 

E quindi mi ritrovo qui, a fissare il toast bruciacchiato al formaggio e prosciutto mentre penso a quanto sia ridicola la mia esistenza.

Se il buongiorno si vede dal mattino, allora oggi si prospetta una bella giornata.

Ruth ha deciso di saltare la colazione oggi. E non so se dire "Per fortuna" oppure indagare sul perché.

Guardare la sedia vuota accanto alla sua fa male.

Un giorno Ruth rimarrà soltanto con la mamma. Due posti a tavola. Due occhi spenti e due occhi soddisfatti. Perché so che Ruth sarà felice e mamma invece ne sarà distrutta.
Due posti liberi e un vuoto incolmabile nel suo petto.

La guardo mentre traffica in cucina. Il suo sesto senso funziona a meraviglia, perché si gira, mi guarda e mi sorride dolcemente.

«Tornerò tardi oggi. Sono in punizione», la informo.

Lei si pulisce le mani sul grembiule e serra le labbra tremanti, annuendo e sorridendo tristemente. «Va bene, piccola.»

Le do le spalle e osservo di nuovo il toast che ho nel piatto.

Un bacio dall'altra parte della lunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora