Chapter 1

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Maranello, il sogno di ogni bambino fin dalla nascita, il comune in cui tutto ha avuto inizio, e quello in cui le emozioni sono così forti, da non poterle descrivere a parole.
Siamo in viaggio da ormai 2 ore, e il pensiero che tra poco sarò lì, a gareggiare, contro altri piloti, mi fa sentire molto meno stanca e più energica.
Pensare che dopo anni e anni di duro lavoro, anche io sono arrivata ad avere un posto nella possibile lista dei piloti del Cavallino, mi rende la persona più felice ed entusiasta del mondo.
Quante persone sognano quello che io sto per fare, e vorrei davvero fosse realizzabile per tutti, ma non tocca a me stabilirlo.
<<hey ragazzi siamo arrivati>>
Papà richiama sia me che mio fratello, che fino a qualche secondo fa stava dormendo beato.
Le mani sudano, e le sbatto per far sparire l'ansia, ma con scarsi risultati.
Quando entro, noto che in realtà non siamo in molti, eppure queste stesse persone potrebbero prendere il posto che sogno da una vita.
<<non ci riuscirò mai a passare. Ci sono anche dei ragazzi qui>>
<<Ele smettila, vedrai che andrà tutto bene; e poi non capisco questa cosa di doverti sentire inferiori ad altri solo perché sono uomini. E quindi? Tu sei forte, e so che farai un ottimo lavoro>>
<<ti voglio bene mamma>>
Iniziano a chiamarci tutti, e mi accorgo ad ogni persona quanto il giro veloce diminuisca sempre di più, e la paura di non farcela aumenti.
<<Eleonora Rodriguez, tocca a lei>>
<<buona fortuna>>
Mi dicono i miei genitori, e il mio piccolo fratellino, a cui lascio un bacio prima di andare via.
Sono l'ultima della lista, quindi tutto dipende da me. Devo fare il giro più veloce, che al momento è di 1'44"065.
Faccio il segno della croce prima di salire in auto, e guardo in alto, cercando conforto da mio nonno, che so che in questo momento starà festeggiando per me.
1,2,3,4,5 luci rosse.
Luci spente.
Parto.
In tutto quell'attimo non ho pensato a niente, avevo la mente libera da qualsiasi preoccupazione. Il mio unico obiettivo era il giro più veloce.

Scendo dall'auto e mi dirigo verso l'entrata, ma tutti mi guardano in modo strano, come se avessi fatto il peggior tempo della storia della formula 1.
<<wow, sono esterrefatto da tanta bravura Eleonora...>>
Comincia Mattia Binotto, e già in quel momento il mio cuore aveva smesso di battere.
<<1'20"065, più di 20 secondi in meno al precedente giro veloce. Non ho davvero parole, complimenti>>
Avrei voluto abbracciarlo, ma sapevo di dovermi contenere.
<<bene ragazzi, grazie a tutti, vi faremo sapere chi abbiamo preferito tra voi. Continuate ad allenarvi, in questi giorni vi farò conoscere anche il nostro pilota, Charles Leclerc>>
Charles Leclerc...diventarci teammate sarebbe un sogno...ha davvero un talento fuori dal normale.
<<siamo immensamente fieri di te Ele, hai fatto qualcosa di eccezionale>>
Dice mio padre, lasciandomi tanti baci e abbracci.
<<nulla di che, non ho fatto il giro veloce di tutta Fiorano>>
<<sei alle prime armi con auto del genere, come vorresti arrivare a battere un campione come Michael Schumacher?>>
<<spero di non batterlo mai, lui merita qualsiasi primato più di me>>
<<il tuo idolo dalla culla>>
<<si mamma, quanto avrei voluto conoscerlo>>
<<vedila così, potrai conoscere Vettel, Sainz, Leclerc, Alonso, tutti della Ferrari>>
<<si, esatto, almeno loro, anche se ci gareggerò contro>>
<<e quindi? Charles e Pierre hanno un rapporto stupendo, Lando e Carlos anche, cosa ti importa di gareggiarci contro?>>
<<mi meraviglio di te papà, come sai tutte queste cose sui ragazzi?>>
<<guarda che sono molto social>>
Dice, e tutti scoppiamo a ridere.
D'improvviso il suono di un motore Ferrari si fa strada verso le nostre orecchie, e quando mi volto noto una 488 Pista, nera, con le strisce della bandiera monegasca...e chi se non Leclerc?
<<o mio Dio, ma quello è Leclerc>>
Quasi urla mio fratello e io lo zittisco per non fare figuracce.
Il monegasco si volta verso di noi e accenna un mezzo sorriso a mio fratello, probabilmente perché aveva sentito quello che aveva detto.
<<mamma hai visto anche tu?>>
Chiede Diego, sconvolto.
<<si Diego, ho visto>>
<<non ci credo che mi ha salutato>>
<<andiamo via dai>>
Dice mio padre.
Rimango ancora un po' ad osservare il 16, che si è fermato a firmare autografi. Pensare che forse un giorno lo farò anche io, mi emoziona e mi preoccupa allo stesso tempo.
Lui è dolce, lo si nota dai sorrisi e dalle belle parole che dice, io non so se riuscirò ad essere come lui, soprattutto nei momenti più bui, come una sconfitta, o un posto sul podio mancato.
I suoi occhi incontrano improvvisamente i miei, e resta a guardarmi...forse credeva che anche io mi sarei avvicinata per un autografo, o una foto, in realtà l'unica cosa che faccio è solamente salire in auto e andare via.

𝘼 𝙠𝙞𝙨𝙨 𝙗𝙚𝙩𝙬𝙚𝙚𝙣 𝙩𝙝𝙚 𝙚𝙣𝙜𝙞𝙣𝙚𝙨 | 𝘾𝙝𝙖𝙧𝙡𝙚𝙨 𝙇𝙚𝙘𝙡𝙚𝙧𝙘Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora