Dita come puzzle.

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Aveva la testa sulle mie gambe e gli occhi chiusi. Di tanto in tanto li apriva, mi guardava e la bocca gli si piegava in un mezzo sorriso. E io ogni volta mi accorgevo di quanto fossero veri i miei sorrisi quando guardo lui.
Stringeva la mia mano e incastrava le sue dita con le mie. Poi me la lasciava libera per poi ricercarla qualche minuto dopo e continuare a stringerla e accarezzarla. Quando me la lasciava libera mi piaceva accarezzargli le guance, il contorno del viso e le labbra. Con movimenti dolci e lenti.
Di tanto in tanto scendevo sul collo e lui si lasciava coccolare dalle mie mani e da quel silenzio che veniva interrotto solo dal passare delle auto. I fari illuminavano il suo viso e in quei pochi secondi potevo vedere chiaramente la sua espressione. La sua tranquillità sotto le mie mani mi ha reso felice

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