Giovedì 30 Ottobre

63 1 0
                                    

Provavo un senso di fastidio,  tutto mi faceva innervosire. Non volevo parlare o interagire con nessuno.

Anche con lui che cercava di farmi ridere.

Ero stanca di rileggere vecchi screen illusori,  ero stanca di costruire fantasie,  ero stanca di tutto.

Più pensavo a quanto fossi stanca, più pensavo a quanto tutto questo mi infastidisse e più si accumulata quel peso sul petto. Sentivo improvvisamente caldo, ma in una palestra è normale,  andava tutto bene. Avevo i battiti improvvisamente accellerati, ma dopo gli esercizi era normale, andava ancora tutto bene. Lui mi guardava mentre cercavo di illudermi che tutto andasse bene, no non andava bene.

Cercavo di controllarmi lui non doveva  capire niente, ma i suoi occhi di ghiaccio me li sentivo addosso e mi Mettevano sottopressione, perché lui non doveva capire ma lo aveva già capito. Uno scatto, passo veloce. Entrai nello spogliatoio e chiusi la porta.

"Qui non potrà guardarmi."

Ma presto fu dietro la porta che mi chiamava, che voleva vedermi. Avrei voluto aprire la porta tirarlo dentro e abbracciarlo forte e scoppiare. Volevo sentirmi protetta tra le sue braccia per una volta. Ma io non potevo e non posso permettermelo un lusso così. Quel peso sul petto mi impediva di parlare, volevo sparire. Mi feci forza, feci un respiro profondo e gli dissi con molta calma: va tutto bene ora esco. Ma riuscì a dire solo quello non c'è la facevo più, il cuore scoppiava , l'aria mi mancava e volevo piangere. Ma non lì, non potevo lasciarmi andare lì.  Dovevo trovare la calma di uscire e andare a casa. Lui non doveva vedere. Nessuno doveva capire. Non so con quale forza, ma ci riuscì. Ma in camera mia con le spalle che premevano sulla porta. Con le Gambe che cedevano e si avvicinavano al pavimento. Tutto diventò confuso. E come una bomba a mano esplosi.

Self-destructionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora