Capitolo 3 - Segreti, cambiamenti, ma con te torno a respirare

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Era il 13 settembre 2010. C'erano 21 gradi e poche nuvole in cielo a Roma. Le vacanze estive ormai erano terminate e proprio quel giorno la scuola sarebbe rincominciata.

Giulia era rientrata da Barcellona già da 2 giorni e Giovanni da Vicenza 3 giorni prima. Si erano sentiti attraverso i telefoni delle madri ogni giorno in quei 3 mesi, come si erano promessi di fare l'ultima volta che si erano visti, prima di partire. Purtroppo non erano riusciti a vedersi in quei giorni prima dell'inizio del loro terzo anno di elementari. Erano stati impegnati a disfare le valigie e comprare i materiali per la scuola. Si erano quindi detti che si sarebbero visti quel giorno all'entrata alle 8:10, 20 minuti prima del suono della campanella così da poter parlare tranquillamente prima dell'inizio delle lezioni.

Quell'estate per Giulia non era stata per niente semplice. Giovanni, già da prima della fine della scuola aveva notato che la luce nei suoi occhi si era spenta, ma dal 15 giugno, gli era bastato sentirla e vederla per telefono per capire che qualcosa si era rotto definitivamente in lei. Aveva provato a chiederle spiegazioni un paio di volte, ma Giulia aveva negato e aveva finto sorrisi sinceri, riuscendo un po' a tranquillizzarlo. Nel giro di un paio di giorni, era tornata la solita Giulia, ma con una luce diversa in quegli occhi nocciola, o "da cerbiatta", come li definiva Giovanni. Erano segnati dal dolore, dolore che non sarebbe riuscito ad alleviare neanche il tempo. Tantomeno sarebbe riuscito a risanare la sua ferita, ma solo con esso, si era detta che avrebbe imparato a convivere con quel dolore. Aveva dovuto imparare a farlo in fretta, nonostante fosse lei a soffrire più di tutti. I suoi genitori, la sua yaya (nonna catalana), Fran e gli altri parenti di Barcellona avevano bisogno di lei. Così, quello "scricciolino", come la chiamava Giovanni, piccolo ed esile, si era rimboccato le maniche e aveva raccolto i cocci di quel vaso, la sua famiglia, rotto in mille pezzi e, piano piano, li aveva rincollati, uno ad uno. L'aveva fatto tutto da sola. Aveva ancora 7 anni quando successe. Non trascorse il suo ottavo compleanno come avrebbe voluto, ma ci diede poco peso, dovette farlo, per il bene della sua famiglia.

A nessuno balenò per la mente che anche lei ci stava male, più di tutti, e che era solo una bambina e non potevano lasciare che lei si occupasse di consolare, prendersi cura dell'intera famiglia e di aiutare tutti a rialzarsi e ad andare avanti. Ma forse lei, in fondo, sapeva che facendo ciò almeno si sarebbe distratta. Pensare agli altri l'aiutava a non pensare a se stessa e al dolore che provava. Le sembrava l'unico modo per conviverci. Anche se sapeva che un giorno avrebbe dovuto affrontarlo e spesso aveva desiderato un abbraccio da sua mamma, non voleva crollare ed era decisa a fare di tutto, pur di non farlo. Aveva paura di lasciarsi andare, di cadere, toccare il fondo, ma ancor di più, di scoprire di non riuscire a rialzarsi, a risalire. Aveva vissuto momenti in cui aveva temuto di non reggere più, ma la Sua voce, quelle ultime parole in catalano, risuonavano nella sua testolina. "Lo so che fa male. Ma tu sarai forte. Per tutti. Perché avranno bisogno di te. Lo sei sempre stata e lo sarai sempre, Lia. Perché ti ho cresciuta così." Per questo, ogni volta che sentiva di non farcela, risentiva quelle parole nella sua mente, ricacciava dentro le lacrime e, andava avanti, comportandosi come la vecchia Giulia avrebbe fatto. "Non puoi crollare Giu, gliel'hai promesso." si ripeteva. Come se non bastasse, da quel giorno, avrebbe dovuto risolvere lei i casini di Fran. "Promettetemi che vi prenderete cura l'uno dell'altro, vi proteggerete a vicenda e che qualsiasi cosa accada tra voi, ci sarete sempre per l'altro, sempre." Anche se Fran era più grande di lei di un anno, Giulia, purtroppo, era sempre dovuta essere la più matura dei due. Fran era sempre stato molto protettivo nei suoi confronti, ma spesso aveva litigato con la persona che li aveva cresciuti, per via del suo carattere un po' ribelle e, arrabbiato, era uscito di casa, anche a tarda notte, cacciandosi in casini più grandi di lui. Quella persona, però, l'aveva sempre tirato fuori dai guai, insegnando a Giulia come fare, quando non ci avrebbe potuto più pensare lui.

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