come mantra

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"Dimmi dove sei
Vorrei parlarti di
Tutte quelle cose che
Ho mandato già in fumo".

A Carola tremano le dita, mosse da un ritmo spasmodico che in alcun modo riesce a frenare.
Non c'era stato un maledetto giorno in cui non avesse sperato di essere svegliata nel cuore della notte da un messaggio di Luigi.
Aveva assegnato al suo contatto una notifica diversa per evitare che, ogni volta che il cellulare squillasse, si illudesse fosse lui.

A dir la verità era nella fase della disillusione e del disincanto: stava elaborando quel rifiuto velato.

Già, per Carola quelle parole erano ormai questo, una pillola amarissima impreziosita, esternamente, da un sottile involucro zuccherato. Non poteva essere altrimenti.
Quale ragazzo non avrebbe trovato nemmeno un minuto per digitare uno stupido messaggio?

Ma le parole di qualche giorno prima, seppur ingarbugliate in un discorso senza capo né coda, dovevano pur sempre significare qualcosa. Era arrivata all'estrema conclusione che forse Luigi l'avesse voluta proteggere.

Proteggere? Da chi?

L'unica persona da cui doveva realmente proteggersi era se stessa. La Carola insicura, eternamente sospesa su un filo sottilissimo, il filo dell'amor proprio.

Era questo quello che la ballerina pensava fino a quando, nel silenzio della sera, il cellulare le squilla:

"Sono appena atterrato a Roma.
Dimmi dove sei.
Non ne posso più."

Carola l'aveva promesso a se stessa, lo ripeteva come mantra che doveva essere imperturbabile, che niente e nessuno le avrebbe più scalfito il cuore, che doveva battere seguendo soltanto le note di eleganti sinfonie classiche. Non l'avrebbe permesso, non ancora una volta, non in quel momento.

"Mi fa piacere, Roma è stupenda, molto poetica.

Goditela."

Luigi percepiva del sottile cinismo, ma non era il momento di fare appello al suo intramontabile orgoglio. L'aveva già messo in conto: Carola era più matura, non sarebbe stato facile riconquistare la sua fiducia, 'ché poi era proprio vero che fuori dal programma la vecchia quotidianità perde forme e confine.

"Carola, se prima non ti vedo non riuscirò a godermi nulla."

"Sono stanca Luigi, domani ho le prove".

"E  se domani avessi un instore a Bologna e avessi preso l'ennesimo aereo solo per vederti, anche solo fugacemente? Come la mettiamo?"

Bingo, affondata.

"Ti mando la posizione. Non so se sarò ancora sveglia al tuo arrivo."

Freddezza, ostentata. Ancora.

'Ché poi Luigi e Carola, quella notte, avrebbero dovuto tenere bene a mente le parole di un goffo saggio:"Dopo le due di notte non succede mai niente di buono. Quando scoccano le due, tornate a casa e andate a dormire, altrimenti..."

InesorabilmenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora