come veliero in preda al mare in tempesta

911 41 20
                                    

Quel 3 dicembre era più freddo del solito.

Un freddo spacca ossa aveva colto Roma alla sprovvista.
E Luigi giurava si fosse accanito, il freddo, sulla sua abitazione, cogliendo pure lui alla sprovvista.

Avrebbe avuto bisogno di più tempo per preparasi, per cercare della legna, un infuso caldo, una coperta pesante. Per proteggersi almeno il cuore da quel gelo.

Gelido.

Si sentiva così Luigi, in quelle ultime settimane dell'anno.

Gelido, da quando neppure le parole di Alex erano riuscite a farlo desistere dal compiere l'errore della sua vita, da quando si era chiuso nel suo suo nuovo appartamento a Roma -maledetta, altroché poetica.
Da quando si era gettato a capofitto nella scrittura, l'unica in grado di irrorargli il cuore di sangue caldo.

Gelido, da quando lui e Carola avevano smesso di esistere tra le pagine sgualcite di un dizionario vissuti, sotta la voce del pronome personale "noi" -semmai lo fossero mai stati.

Gelido, da quando lui e Carola non facevano più l'amore, da quando non gli riscaldava più né il letto, né il cuore.
'Che il suo amore, il quell'autunno gelido, sarebbe stata la migliore coperta di lana.

E la mente di Luigi divaga, ancora, balzando indietro a una notte di inizio luglio, una delle loro notti. Maledetto flusso di coscienza. Maledetto lui.

Era una di quelle intime sere a casa di Carola, l'ennesima, ormai un bel vizio consolidato, un'abitudine che sapeva di casa e quotidianità, di cartoni di pizza accartocciati, di vestiti sgualciti, di rossetto impresso su bicchieri di vetro e sulla pelle.

Luigi stava sull'amaca, capelli adornati da piccole goccioline d'acqua, residuo della doccia fredda, intramontabile sigaretta tra le labbra, rigorosamente a petto nudo.

"Fa troppo caldo", si giustifica sornione lui e Carola, viso tinto di Candida ingenuità, che sconosce l'antidoto contro la perdizione eterna, cade in picchiata nel vortice della seduzione.

"Gigino" voce stridula e fare bambinesco, Carola gli si getta addosso con tutto il suo peso, cogliendo di sorpresa il ragazzo e l'amaca stessa, che se non fosse stata adeguatamente robusta, sarebbero caduti sul duro pavimento, come due perfetti imbecilli.
Imbecilli? Forse. Innamorati? Sicuramente.

"Eddai Carola" sospira Luigi, trattenendo un sorriso divertito.

"Ho caldo, ho appena fatto la doccia. Fatti più in là", sbuffa, facendo imbronciare la ragazza. Ci provava Luigi a fare il sostenuto ma la verità era che, i panni da badman gli andavano stretti da un bel po'.
Soprattutto se Carola era completamente distesa su di lui, che a petto nudo era ancora più sensibile alla sua pelle scoperta, soprattutto in uno spazio così pericolosamente limitato.

"Quindi hai caldo, eh?" continua Carola, celando con la sua incantevole ingenuità il suo lato più sensuale e sfrontato che aveva rispolverato in quelle notti di mezza estate.
Sguardo ingenuo, pericolosamente ingenuo.

"Sei proprio sicuro?" E Luigi, sguardo sfrontato, annuisce.

"Peccato, avevo in mente grandi progetti per questa notte, per noi due", gli traccia con l'indice l'addome, soffermandosi sugli addominali appena accennati.
"Ma se hai caldo, lasciamo stare, no?"

E Luigi annuisce, sempre sicuro di sé, sfoderando uno dei suoi sorrisi più spavaldi.

Ma Carola non accenna a desistere e si sistema a cavalcioni su di lui, non lasciando alcun dubbio: quel gioco pericoloso era appena iniziato.

InesorabilmenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora