L'uomo stravagante

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Tutto ora iniziò a prendere senso. Intorno a me, piano piano perse la sua forma la sua bidimensionalità. Iniziò a collassare ogni cosa su se stessa, come se stesse implodendo. Ero spaventata, ma allo stessa incuriosita. Sembrava di essere finita in uno dei miei film.
Ad un tratto sentii gli occhi addosso del mio gatto.
Lo guardai e mi sorrise. Un sorriso quadi umano. Impossibile per un gatto di norma, ma era così.
Mi fece l'occhiolino e sorrise ancora più a fondo. Si dimenò e scese dalle mi braccia.
<<Svegliati. Questo non è reale.>>
Parlò, parlò davvero. Mi fece più impazzire il fatto che il mio gatto mi avesse appena parlato, più che ciò che si stava ripiegando su se stesso attorno a me.
Feci un balzo indietro.
<<Tu parli?>>
<<Tante cose ancora non sai. Buona fortuna.>> Mi fece di nuovo l'occhiolino, si girò e scomparve nel nulla camminando verso il cancello di casa mia.
Iniziai a chiamarlo spaventata. Ma la mia attenzione subito dopo si soffermò sull'enorme buco nero che si avvicinava a me. Provai a scappare in casa, ma più mi spostavo nel posto in cui mi trovavo e più quel buco era vicino a me.
Dalla porta sul retro scappai sul mio cortile, ma l'enorme buco nella realtà era vicino, la mia casa non c'era più. In ogni direzione io andassi lui era li. Finché smisi di sentirmi una gamba. Mi girai e quella era inghiottita dal buco.
L'altra gamba. Il mio braccio destro, metà del mio corpo. Si stava prendendo il mio corpo. Rimase il braccio sinistro e la testa. Provari ad allungarla, ma di fatto non avevo nessun supporto da cui tirarmi.
E poi... buio. Buio totale. Non ricordo dove fossi in quel momento, semplicemente era come se dormissi, ma senza la capacità di sognare. Non esistevo. La mia totale esistenza era appena stata tagliata via dalla vita. Potrei dire che pensavo di essere morta, ma non potendomi ricordare nessun luogo, nessuna forma corporea, non ne ho idea. In quel lasso di tempo, niente era niente. L'esistenza totale non era più esistenza. Vi starete chiedendo: come fai a ricordare che nulla era nulla. Beh, l'unica cosa che ricordo è il buio. Ma io ero senza forma. Voi penserete, allora sei davvero morta solo per un attimo, o non saresti qui a raccontarcelo. Non ne ho idea, non ero nemmeno un fantasma. Ero niente. Ero il buio, ma al contempo ero la luce. Il buio era la luce, e la luce era buio. Non potrei spiegarvelo meglio. Ma sono sicura che voi non siate qui per sapere di quando ero niente. Voi siete qui per sapere cosa diamine sia successo dopo. Ma aspettate. Torniamo indietro. Se fossi davvero solo morta, e per caso esistesse la possibilità di raccontare una storia dopo la morte, come se il mio fantasma fosse tornato trascendendo le dimensioni, e magari tutto ciò che vivevo lo avrebbe vissuto chiunque in punto di morte, come sarebbe stato possibile che il mio gatto avesse iniziato a parlare? Quella era follia pura. Niente aveva senso. Avrei potuto dare una risposta a tutto. Mancanza di attenzioni o qualche problema strano nel mio cervello. Siamo chiari, la mente può creare veramente qualsiasi cosa e renderla ai nostri occhi reale, ma solo ai nostri.
Logicamente non fu il mio caso. Qualcosa di molto più grande era successo.
Ho iniziato la mia storia fuorviandovi, sarò sincera. Sì questa è la storia di come sono morta. Morte per il vostro mondo, non per il mio.
So che non state aspettando altro che io vi racconti cosa realmente successe. E quindi okay, lo farò. Cercavo solo di tenere alta la vostra attenzione.
Buio totale.
Quasi ripresi coscienza reale di me stessa. Quando iniziai a percepire di nuovo il mio corpo, non saprei dirvi sinceramente quanto tempo fosse passato, un minuto, trenta secondi, un'ora, dieci, giorni, anni? Non ne ho la più pallida idea. Ma successe, ripresi coscienza di me.
Aprii gli occhi lentamente. Facevano male. Bruciavano. Ma notai subito una luce intensa che avvolgeva la stanza, ma poco dopo capii che la stanza stessa era luminosa. Mi abituai a quella luce, in fondo fu piacevole, quasi come se mi cullasse, mi sentivo a casa, anche se non era di fatto casa mia, quella che ho sempre conosciuto e considerato casa mia. E capii, compresi cosa realmente fosse successo prima, non solo prima di svegliarmi, ma la mia esistenza intera, come se tutto ciò fosse già dentro me, come se mi fossi appena svegliata da un sogno molto lungo. Tutta la mia vita era una menzogna, un mondo fittizio creato ad arte per dare un'esistenza a tutti quanti noi.
Un cubo avvolgeva il mio corpo. Quest'ultimo però era trasparente. Sì, il mio corpo esisteva, potevo toccarlo. Probabilmente pensate che io fossi legata a qualche tipo di tavolo chirurigico come i migliori film di fantascienza, ma no, non ero legata ne appoggiata a qualcosa. Come se fluttuassi all'interno di un cubo anche questo trasparente.
Guardai le mie mani, potevo vederci attraverso i miei piedi, e attraverso questi potevo vedere il fondo del cubo. Non capii subito se fosse appoggiato o anch'esso fluttuante, era tutto molto confuso, le parti trasparenti si confondevano tra loro.
Poco dopo però notai che un dito della mia mano era roseo. Stavo iniziando a prendere la mia forma definitiva. La mia nuova forma, o meglio, la mia vera forma.
Ho sempre pensato di vivere all'interno di un computer o qualcosa di simile. Come se nella realtà ci fosse qualcosa di sbagliato, come degli errori o dei bug. E probabilmente, il fatto che io amassi la Fantascienza era come un segnale da qualsiasi cosa fosse la realtà effettiva, al mio cervello, per farmi svegliare, per farmi capire cosa fosse veramente reale. Una sorta di messaggi subliminali all'interno di alcuni Bug del sistema o qualsiasi cosa fosse.
Una porta si aprì davanti a me. Un'uomo con gli occhiali entrò e attraversò la stanza fino a me. Era un bell'uomo. Un po' trasandato con capelli corti spettinati, un naso abbastanza preponderante e un bel sorriso spiccato. Era contento di vedermi. Indossava una felpa molto larga di diversi colori, come tante toppe cucite tra loro per formare ciò che indossava. Aveva anche un cappuccio. I suoi piedi erano trasparenti, ma il suo viso era ben definibile. Anche le mani facevano trasaprire ogni cosa. Indossava dei pantaloni a quadri neri e bianchi. Un abbigliamento improbabile, ma rendeva bene l'idea della mente folle che avrei conosciuto pochi istanti dopo.
<<Ci sei quasi non preoccuparti. Era da tanto che ti aspettavo!>> parlò come se già mi conoscesse. Come se non aspettasse altro dalla vita, come se la sua intera esistenza fosse fatta per incontrare me. Come se stesse per realizzare il suo sogno più grande.
<<È da un po' che ti ho notata. Ho fatto di tutto per estrapolarti. Sei complicata ragazza!>>
Avevo capito che la realtà era un'altra, ma non avevo assolutamente nessuna idea di chi fosse quest'uomo.
<<Chi sei? Come mi conosci?>> Non mi spaventava sinceramente, i suoi enormi occhiali quadrati gli davano un'aria molto simpatica, non poteva farmi paura.
<<Oh, lo scoprirai molto presto.>> Aveva ancora quel sorrisone enorme stampato in faccia. Una felicità mai vista prima. Riuscì a farmi sorridere.
Anche se da li a poco avrei scoperto la più grande menzogna che una persona potesse vivere.
Lui mi salvò. Lui rese Imogen Max, la persona più importante dell'intera esistenza. Lui mi mostrò la verità. Mi svegliò.
Lui mi salvò da quell'inferno terrificante che è la vita terrena, dandomi la possibilità di eliminare l'alienazione che provavo da sempre. Corresse il bug che era in me. Quell'uomo mi salvò.
Io sono Imogen Max e questa è la storia di come sono nata. Ma perché il mio gatto parlava?

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