Specchi

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Passai un lungo periodo di formazione all'interno di queste quattro mura. Ma per poter sostenere il Controller dovevo sottopormi giornalmente alle iniezioni di Stabilizzatori. Le prima volte era ai miei occhi sospetta come cosa, non mi convinceva più di tanti. Ad esempio, la prima volta dopo il mio svenimento cercai di ribellarmi. Mi prelevarono dalla stanza e mi riportarono dal medico.
<<Ce l'hai fatta!>> Esultò lei.
<<Perché sono di nuovo qui? È tutto a posto giusto?>> Chiesi io con tutto il dubbio possibile in viso.
<<Tutto a posto. Dobbiamo solo darti gli Stabilizzatori come prima. Il Controller ti succhia via le energie, te lo dissi ricordi?>>
<<Sì ma non avevo capito che dovessi farlo frequentemente>>
Rise <<frequentemente? Lo devi fare tutti i giorni, o non potrai sostenere il Controller. Accettalo>> di fatto ero un peso per loro, si capiva.
Si avvicinarono due Ancelle spuntate dal nulla, pian piano sempre più vicine a me mi fecero indietreggiare ma con tutta la forza possibile mi sollevarono portandomi ad una sedia in pelle bianca imbottita. Al suo fianco si trovava un barattolo di metallo con una fessura in vetro che mostrava il liquido bianco della volta precedente.
<<No, no per favore>> mi spaventava seriamente. Lo ricordo bene come fosse stato ieri, ma appena seduta, legata alla sedia e inoculata, tutto tornava tranquillo, bello, permeato di leggiadria. Volavo in quell'universo, galleggiavo nella felicità incontrastata. Non vedevo l'ora di tornare al Controller e fare un'altra sessione con quella bambina. Ero davvero contenta. Un sorriso mi si stampò in faccia.
<<Finito! Puoi andare in pausa se vuoi, o tornare nella tua stanza. Tutto andrà per il meglio>> disse togliendomi la flebo qualche minuto dopo.
Mi slegò le mani e le gambe. Mi diedi della stupida da sola e mi chiesi perché mai mi sarei dovuta lamentare. Stavo così bene.
Uscii dall'area medica e mi diressi verso un luogo che di fatto non sapevo dove fosse, ma appena varcata la soglia del corridoio sapevo dove andare, le vie del corridoio si formarono di nuovo dinanzi a me e conoscevo perfettamente all'istante la strada da percorrere per arrivare all'area in cui avrei trovato tutti gli altri. Gli altri chi direte voi? Splendide persone, gente meravigliosa che da li a poco mi avrebbe cambiato la vita.
Una porta trasparente, come al solito, si figurò davanti a me dopo aver percorso qualche centinaio di metri, chiusi gli occhi e la superai. Fui travolta dalla felicità delle persone che mi circondavano, tutti si fermarono per un secondo, mi fissarono subito straniti e poi, dopo aver realizzato probabilmente chi fossi, perché sì, le voci son girate all'epoca "la nuova ragazza! La nuova ragazza!", Mi applaudirono tutti contenti del mio arrivo. Era un po' imbarazzata, ma una sensazione fortissima di felicità incontrastata mi travolse la pelle. Uno ad uno iniziarono a stringermi la mano destra con entrambe le loro, facendo dei leggeri inchini. Camminai in quello spazio come se fosse tutta una normalità. Ero a mio agio.
Arrivata in fondo vidi Larsen aspettarmi fissandomi a braccia conserte con un leggero sorriso sul volto.
<<Eccola! Ce l'ha fatta>> disse aprendo le braccia e alzandole verso di me. Notai però una ragazza alla sua destra seduta ad un tavolo che scriveva su un tablet, alzò leggermente gli occhi verso di me per poi tornare a scrivere. Un leggero ciao uscì dalla sua bocca senza però guardarmi. Aveva un caschetto nero con la frangia, gli occhi a mandorla e le mani ossute. Era magrolina e slanciata, ma non seppi dire se potesse essere più alta di me. Non subito almeno. Alla sinistra di Larsen invece un ragazzo con gli occhiali, capelli lunghi e viso scavato teneva ancora le braccia conserte. Sorrise mentre mi vide vicino a Larsen e si alzò, pensai volesse venirmi a salutare ma mi oltrepassò sussurrando "il nuovo giocattolino" e se andò via.
<<Cos'ha quello?>> chiesi a Larsen.
<<Lui è Maghne, lascialo stare. È un po' scorbutico.>> Tutti contenti di vedermi, tranne gli amici della prima persona che conobbi in questo luogo. Questa coda mi diede alquanto fastidio.
<<Stasera ci sarà la tua festa di benvenuto qui, però successivamente noi tre ci rinchiuderemo in camera mia a fare una sessione di Stabilizzazione alterna, vuoi venire? È illuminante.>> Mi fece l'occhiolino.
Subito non capii cosa potesse voler dire, però accettai.
Il posto in cui mi trovavo era simile ad una mensa, uno schermo grande come il muro mostrava una lunga distesa di prati e alberi chiaramente fittizi perché ogni tanto alcune parti dello schermo glitchavano.
<<Vai in camera tua. Troverai li i tuoi vestiti. Li abbiamo figurati a posta per te. Scegli qualcosa da metterti e torna qua tra un'ora. Vedrai, ci divertiremo.>> Uscii da quel posto e tornando nella mia camera però, vidi Maghne in un angolo parlare con un'altro ragazzo, vedendomi smisero di parlare fissandomi finché io non sarei entrata nella mia stanza. Provai da dentro ad origliare, ma a quanto pare le camera erano insonorizzate. Non sentii o percepii nulla, zero di zero.
Mi spostai verso la parete destra da cui notai un'entrata, oltrepassato l'arco si presentò davanti a me un'enorme cabina armadio piena di vestiti, giurai che la volta precedente non ci fosse alcunché, ma rimasi comunque felice di ciò. Erano anche più di quanti ne avessi nella mia vita nella Stasi Intermediale.
Mi preparai, mi guardai allo specchio e sorriso. Ero stupenda. Ma non avendo ancora nulla fare iniziai a girovagare per la stanza vuota e guardare cosa mi circondava.
Niente finestre, niente tavoli, niente letto, niente di niente. Era stranamente completamente vuota. Non avevo di fatto distrazioni, e tutt'a un tratto, ogni cosa attorno a me era buia, nero totale, solo una decina di specchi attorme a me da cui potevo vedere, sì il mio corpo in costante movimento tra il roseo e il trasparente, sia delle persone che mi fissavano attraverso quegli specchi. Inizia ad urlare e questi alzarano la testa verso me, ma contemporaneamente tornò tutto normale.
A terra e spaventata venni soccorsa da Maghne e dalla ragazza con cui era Larsen poco tempo prima.
<<Tutto a posto. Non preoccuparti. È finito>> mi abbracciò per tranquillozzarmi, alzando la testa verso il ragazzo. Entrò poco dopo correndo anche Larsen che chiese agli altri cosa fosse successo.
<<Ah, non è niente. Ti stai ancora stabilizzando, sono solo le paranoie che si figurano ai tuoi occhi. Nulla di preoccupante>> ma i due ragazzi si guardarono straniti, come se qualcosa comunque non andasse.
<<Portala nella nostra stanza, lasciamola tranquillozzarsi. La festa la possiamo rimandare a domani. Muoviti>> mi prese dai fianchi per farmi alzare e mi portò fino alla porta <<chiudi gli occhi>> lo feci e uscendo mi portano in un'altra stanza poco più in la, ma questa, a differenza della mia, era piena di computer, o meglio. Non subito, prima che si figurassero sembrava tale e quale alla mia, ma premendo qualche tasto sul suo tablet e spostando le dita strisciandole verso l'altro tutto apparve ai nostri occhi.
<<Falla sdraiare dai>> incitò Maghne.
<<Perché proprio io?>>
<<Smettila di fare il cretino, noi abbiamo da lavorare, lo sai>> rispose la ragazza indicando se stessa e Larsenz il quale si lanciò appena entrato su una sedia davanti ad un computer. Al centro si trovava una poltrona anche quella in pelle, ma abbastanza logorata dal tempo. Io ero ancora debole, stanca, avvilita, spaventata. Non stavo capendo cosa stesse succedendo, guardavo tutti con paura.
<<Cosa mi succede? Cos'erano quegli specchi>>
<<Non preoccuparti Im. Adesso siediti e stai tranquilla. Noi faremo il possibile. Quando starai bene ti spiegheremo.>> Mi rispose la ragazza <<comunque io sono Sestri>> avevano dei nomi molto particolari.
Mi sedetti, chiusi gli occhi per la luce puntata sulla mia faccia dall'alto. <<Questa per forza?>>
<<Direi di sì.>> E va beh, pensai, lasciamoli fare, ormai non so più che farmene di questa esistenza. Non andavo bene? Ero un errore? Fin dall'inizio creai problemi. Una lacrima scese sul mio viso <<tranquilla, non è colpa tua>> mi disse Maghne sempre con un certo distacco.
<<Okay. Siamo pronti. Entrate anche voi.>> Li vidi sedersi davanti ai computer uno ad uno e insersi quattro cavi sulle tempie come nel Controller. Mi chiesi cosa stessero facendo, ma non finii in tempo di pensare a quella domanda che mi ritrovai nella mia casa seduta ad un tavolo con tutti loro che mi fissavano seduti.
<<Dove siamo? Non è la mia vera casa giusto?>>
<<No, è solo una riproduzione per farti sentire al sicuro. È un'invenzione di Larsen. Ma purtroppo in questa versione non possiamo agire sulle volontà della coscienza, quindi non si può riavere la nostra vera faccia>> mi rispose Sestri.
<<Vera faccia? Quindi questa, non è la nostra? Ma a me hanno detto il contrario. Spiegate per favore.>> Risultai quasi disperata probabilmente. E lo ero.
<<Sì certo Imogen, mi stavano ascoltando però. Qui non siamo controllati. Ricordi che ti dissi che c'era qualcosa di strano nella Madre? Qualcosa è cambiato. Qualcosa di molto brutto si cela a noi. Stiamo lavorando da un po' a questo.>> Replicò Larsen.
<<Cosa siete? Una sorta di ribelli?>>
<<Se così preferisci.>> Rispose noncirante Maghne guardandosi le unghie. Aveva una gamba appoggiato al tavolo, stravaccato sulla sedia come se tutto ciò intorno a noi e nel nostro discorso, non gli interessasse minimamente.
<<Puoi essere più gentile? Oppure dovrai continuare a farmi sentire uno schifo? Ah, probabilmente ti diverti così.>> Usai la sua stessa carta dell'essere scorbutico. Magari si dava una calmata. Ma purtroppo me ne diede di filo da torcere.
<<Sinceramente? No!>> E dopo che la sua frase mi pietrificò in un istante si alzò camminando verso il muro alla sua sinistra, davanti ad uno specchio appeso si toccò la faccia e guardò il proprio riflesso per poi continuare <<che senso ha? Essere gentili e portare rispetto. Siamo bloccati qui tutti quanti e potremmo esserne felici quanto volete ma siamo in gabbia. Non prendere più gli stabilizzatori ci creano un enorme rischio di finire delle cadaverizzate Ancelle, perché lo facciamo? Tantovale rimanere ignari del tutto ed essere felici>> e non aveva tutti i torti, concordai pienamente con lui perché ho sempre sostenuto che gli stupidi vivessero sicuramente meglio di noi intelligenti e travagliati, non ragionano su certe cose quindi il problema non esiste.
<<Hai ragione...>> Si girarono tutti verso di me di scatto <<la prossima volta stai zitto Maghne, la spaventi>> inveì Sestri <<non preoccupatevi, non ho cambiato idea, semplicemente è una cosa che ho sempre pensato e sostenuto fermamente, ma son felice di essere me stessa e di essere cosciente del funzionamento della vita, o almeno credo>> alla fine della frase spalancai gli occhi e li abbassai verso il tavolo stringendomi le mani e massaggiandole.
<<Allora, qui ho quasi finito, poi possiamo procedere>> disse Sestri.
<<Va bene, anche io ho quasi finito>> le ribatté Larsen. Maghne lavorò ad un tablet esattamente come loro senza dire una parole. Il bel ragazzo dallo sguardo tetro e il carattere impredibile. È proprio un cliché, ma comunque sia non mi dispiaceva troppo guardarlo, ma nel momento in cui pensai a questa cosa scattò all'improvviso <<perché mi guardi?>> Non mi resi conto che lo stessi fissando e forse da un po'. Sestri alzò lo sguardo di sfuggita e rise facendo il no con la testa per prenderci in giro.
<<Nulla. Quando vorrete spiegarmi cosa sta succedendo?>>
<<Okay. Ci siamo. Mandala Sestri>> Larsen disse a Sestri. E una serie di immagini nel mio cervello mi spiegarono perfettamente ogni cosa, dove eravamo, cosa stesse succedendo a quella che chiamavano Madre, chi fosse davvero questo Albero Vita, la verità sul Controller e soprattutto, prima di ogni cosa, qual'é la dimensione reale, qual'é la vita reale. Mi aprirono gli occhi e compresi il vero funzionamento del luogo in cui venni piazzata, capii cosa stesse succedendo, e il problema più grosso era che sapevo perfettamente cosa avrei dovuto fare, e lo avrei fatto con loro, con queste persone i quali furono gli unici in questo luogo a chiedersi mai veramente "qual'é la realtà".
<<Come avete capito che qualcosa non andava?>>
<<Te lo spiegheremo tra un attimo. Adesso dicci, sapresti come fare?>>
<<Assolutamente sì>>.
Ma questo ve lo racconterò più avanti, perché ripeto, questo fu un periodo abbastanza felice della mia vita, nel senso che sì sapevo benissimo che qualcosa non andava, sapevo perfettamente che io fossi in pericolo, però, attenendomi alla regole, e stando con i miei nuovi amici, mi sembrava davvero di vivere in uno dei miei film. Fu una situazione surrealmente identica ad uno di loro.

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