Alla potenza di 3)

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I sogni. Mi mancavano terribilmente i sogni, la parte irreale della mia vita. Sì, sembra che io effettivamente stia vivendo un sogno, ma dormire nelle calde lenzuola della propria casa, e fare un bel sogno, oppure brutto, uno qualsiasi sostanzialmente, mi mancava terribilmente. Fino a quel giorno non ci pensai, ma ritrovandomi da sola, nella mia stanza in questo luogo in fin dei conti sconosciuto, nuovo, mi fece pensare. Non pensai solo ai sogni e a quanto io necessitassi di quel piccolo momento mio, che nessuno può toglierci, e che qualcuno invece ci ha tolto, pensai molto alla mia vita, e a cosa volesse davvero dire tutto ciò che mi stava accadendo. Non aveva alcun senso di essere, ma era, era eccome, vivido e palpabile, percepibile come realtà, ma che di fatto non può essere. Anche se come dicevano i filosofi, il non essere non può non essere. Quindi può essere di esistere, ma è troppo surreale per realizzare. Anche sez ricordiamoci, conoscevo bene la verità, ma in certi momenti non mi interessa, come se non avesse il giusto peso. In altri momenti prendevo senso di me e di ciò che avevo visto nei giorni precedenti. E mi chiedevo cosa stesse succedendo laggiù, nel mondo chiamata Terra, e perché proprio io. Ancora non mi era chiaro, mancava un tassello che completasse il quadro. Qualcosa sfuggiva ai nostri pensieri, ai nostri occhi. Qualcosa di ovvio e palpabile ma che non vuole essere visto. Mancava e mancava e poi era giusto, e poi di nuovo questo senso di aver dimenticato qualcosa. Come quando ti alzi perché hai bisogno del telefono, vai in cucina e appena entri dimentichi istantaneamente cosa stessi cercando. Forse perché la nostra mente appena si ritrova in un posto differente, che lo conosca o meno, e viene attaccata da tutte quelle distrazioni, che può essere la tv accesa, un libro sullo scaffale, il telecomando per terra, la sete e bevi un bicchiere d'acqua, ti distrai anche per il colore rei cuscini sulle sedie o del colore della pianta che sta sopra la kappa della cucina. O tutto insieme in una frazione di secondo ti avvolge la mente e tu dimentichi, dimentichi che stavi cercando il telefono. Ti chiedi cosa stessi cercando ma torni nell'altra stanza, appena ti siedi, automaticamente appena ti stravacchi comoda sul letto o ti piazza sulla sedia, ricordi, ricordi cosa cercassi. E quindi ti riscomodi. Il problema è che io non sono ancora tornata a sedermi. Manca sempre quel tassello. Quando me ne renderò conto ogni cosa prenderà senso, pensavo ogni volta. Ma quando? Quando lo avrei capito? Stavo impazzendo lentamente, quando Sestri invase la mia stanza, dimenticai istantaneamente ciò a cui stessi pensando, quando mi ritornò in mente mi diedi dell'idiota per averlo scordato.
<<Ciao ragazza>> mi dice lei entrando con aria torva.
<<Ciao. Che succede?>> Le rispondo io preoccupata.
<<Nulla perché?>>
<<Ti vedo cupa. Che succede?>>
<<No niente. Tutto a posto>> fu la prima volta che parlammo da sole. Ero in ansia, imbarazzata, esattamente come con Maghne all'inizio, il disagio che si presenta ovviamente quando qualcuno ti attrae particolarmente, e anche magari a livello sessuale.
<<Okay. Perché sei qua?>> Mi chiusi a riccio tenendomi le gambe tra le braccia con la schiena appoggiata al muro. Era morbido, e fastidioso. Ma non mi volli spostare per non fare una figuraccia, tipo muovermi in continuazione.
<<Maghne mi ha parlato bene di te. Ho deciso di conoscere la famosa Imogen>> alzò la voce come per ironizzare sulla mia persona.
<<Ti da fastidio? Tu e Maghne state insieme giusto? Non voglio creare problemi, giuro>> mi difendo per paura che lei possa essere gelosa. Non avevo voglia di certo di litigare, soprattutto per un ragazzo. Stavo benissimo da sola.
<<Io e Maghne? Non stiamo insieme. Ti pare, non vorrei mai stare con lui. È solo... Un amico con cui divertirsi>> mi scioccò.
<<È il tuo amico di letto? Lo dici così apertamente?>>
<<Non ti scandalizzare, qui tutti sono così, nessuno si innamora, è la legge. O meglio, nessuno si innamora, non è mai successo, e certi attaccamenti comunque non sono concessi, tanto non andrebbe nulla da nessuna parte, non servono>> utilizzò un tono sia ironico che infastidito.
<<Perché?>>
<<Te ne renderai conto, non ti innamorerai mai>>
<<Ne sei sicura?>>
<<Sì, non serve per il semplice fatto che noi non nasciamo dall'amore di due persone, nasciamo dalla Madre. Veniamo creati nella nostra testa sulla Terra, ma qui attraverso il cubo di Stasi, quel grosso cubo trasparente da cui sei arrivata, in forma di energia. Poi veniamo scelti per estrapolare le menti, e altre rimangono lì, dormienti.>> Non seppi cosa dire. Aveva perfettamente senso, però il tassello. Il Tassello! Me ne ero dimenticata.
<<Non è così vero?>> Domando.
<<Certo che non è così. Ma è la storia vera, manipolata da chi sta in alto. Da te cara mia>> mi bloccai ma poi continuò <<da me, da Maghne, da tutti noi. Perché veniamo costantemente manipolati  dalla Madre a credere che sia così. Però guarda attorno a te, cosa può essere davvero reale? Ne sei sicura che sia reale? No, e non potrai mai averne la certezza del contrario e viceversa.>> A quel punto lei era vicino alla mia testa, più vicino di qualsiasi altra cosa, mi metteva soggezione. E poi tutto attorno a me si smaterializza e io mi sveglio di colpa, nella stanza di Larsen. Lui non c'era, ma Sestri e Maghne sì.
<<Stai bene?>> Mi chiede Maghne.
<<Oh, che carino!>> Gli dice lei.
<<Sì, ommiddio, lo avevo dimenticato. Non era reale, ma lo avevo eliminato>>
<<Ma hai visto gli indizzi?>>
<<Boh. Non credo, non lo ricordavo>>
<<Pensaci bene>> mi incalza lui.
<<Dov'è Larsen?>>
<<Non lo ricordi? Lui tra poco arriva, ma non sa che siamo qui, quindi fa veloce>> ero ancora collegata.
<<Forse. Non lo so. Io da sola pensavo a coda fosse davvero reale. Oppure l'arrivo di Sestri in camera mia che mi dice che non è reale niente e poi mi sveglio e realizzo>>
<<Ha funzionato. Sai riconoscere gli avvisi del mondo circostante. Andiamocene.>>
Mi stacco i cavi e corro dietro di loro, usciamo quatti quatti e giriamo l'angolo proprio nel momento in cui lui svolta e arriva verso la stanza, ma i corridoi si modificano quando penso alla mia stanza e lui ci becca in flagranti.
<<Sì? Dove state andando?>> Chiede dubbioso Larsen.
<<Alla sala comune. Vieni>> gli dice Sestri con tono sensuale.
<<No, dovevate venire qua a fare la seduta. Una mossa>> ci incalza entrando nella stanza. Facciamo come gli diciamo, ma non ricordavo che avessimo una seduta con lui, ma faccio finta di nulla.
Ci sediamo al tavolo e Larsen inizia a parlare.
<<Perché eravamo così sospetti prima. Cosa avete combinato?>>
<<Nulla Larsen>> le risponde Sestri ponendola sua mano destra sulla sinistra di lui. Lui la guarda e la toglie di scatto. Lei ci rimane un attimo male e si ricompone sulla sedia.
<<Basta. Adesso lavoriamo.>>
Era soliti in quegli ultimi giorno fare sedute ogni uno o due giorni per allenarmi al Controller. Ma questa volta non era in previsione. Solo quella con i ragazzi ma di nascosto, fatto tra l'altro che avevo rimosso.
Ci colleghiamo tutti al Controller e ci ritroviamo in un luogo sconosciuto, totalmente bianco, senza inizio ne fine. Continuo ed imperterrito un terreno che si stagliava per chilometri e chilometri da ogni angolazione. Era il nulla incontrollato.
Larsem era davanti a noi in piedi con le mani dietro la schiena. A testa alta ci chiede <<che succede?>>.
Continuava a voler sapere, da quello che so lui si fa sempre gli affari suo. E noi sapevamo che lui non era il vero Larsen, quindi eravamo fregati in quel momento. Un brivido lungo la schienza mi risalì per la colonna vertebrale. Paura. Se fossi stata sulla Terra avrei detto che mi sudavano le mani, ma aimé anche quello non esisteva più. Niente sudorazione. Nulla di nulla, solo ansia.
<<Lo ammetto. Stavo facendo sesso con Maghne, ad un tratto è arrivata Imogen, perché sai, l'altra sera hanno passato la notte insieme. E ci ha beccati. Allora abbiamo deciso...>>
<<Okay okay. Non voglio i particolari.>> Naturalmente non chiese più di tanto perché è risaputo, in quel luogo i corridoi cambiamo in continuazionio, le stanze una volta sono vicine e un'altra son lontane. Quindi era possibilissimo. Ma la storia grazie a dio non è continuata, non oso immaginare come avrebbe concluso la storia. Dicendo questo ho osato. Mi mise a disagio, ma non fu troppo terribile come pensiero. Inaspettato, ma interessante.
Maghne era evidentemente a disagio. Non se lo aspettava? O ci aveva già pensato e quindi è a disagio per averlo pensato? Mi frustrava la risposta.
<<Oggi studiamo il comportamento umano in base ai traumi e come riuscire a far sì che la persona in questione riesca a provare ciò che deve provare. O rabbia, o tristezza, o depressione.>>
Vari test in cui, vedendo ciò che accade io dovevo indurre quella persona a provare un determinato sentimento in base al corso della vita che farebbe. In sostanza, determinare il destino delle persone. Questa volta tocca ai traumi. Non fu piacevole. Ma dovevo mostrarmi più normale e ignara possibile quindi lo feci.
A fine seduta salutiamo Larsen. Sestri ci trascina nella sua stanza due corridoi a destra dopo.
<<Entrare. Sedetevi pure>>
<<Ma potrebbe entrare comunque.>>
<<No, non può Imogen. Sono fissata coi computer, non lo avevi notato? È bloccato fuori. Qui è pratica tutto un computer, ormai l'hai capito.>>
<<Okay>> le rispondo. Ero di nuovo, per l'ennesima volta a disagio.
Si siede tra di noi sul letto e ci mise le braccia sulle spalle per farci poi stenze accanto a sé. Non mi piacque il modo in cui si prendeva hli spazi di cui non aveva il diritto. Ho sempre segnato a vita le persone che si prendono certi spazzi fin da subito. Non odio feroce verso quel comportamento. La conoscevo da due settimane. Però allo stesso tempo mi dava una strana sensazione che non seppi subito definire.
Si girò verso Maghne e gli stampò un bacio in bocca con tanto di schiocco. Gli sorrise e poi si girò verso di me. Questa volta il suo sorriso è rivolto a me, la guardo e da un bacio sulle labbra anche a me. Questo fatto mi stordì, ma lei girò la testa di fronte a se, guardò il soffitto e continuò a sorridere.
<<I miei ragazzi. Ora mi sento completa. Partners in Crime. Che meraviglia>> si eccitò solo all'idea di fare le cose di nascosto? Come i ragazzini? Mi chiesi.
Ma i baci furono la cosa più improbabile che potessi vivere. Surreale a dir poco. Mi spiazzò.
Lei ad un tratto sale a cavalcioni su di Maghne, lui le poggia le mani sulle coscie passandole sotto al vestito largo e lungo verde che portava. Talmente morbido e leggero che era già tirato su dalle coscie.
Lei appoggia le braccia sul letto e lo bacia freneticamente. Le mani gliele porta sul collo e lui alza il busto spingendola in dietro. Lei mi fissa dritto negli occhi mentre bacia lui. Mi diede il colpo di grazie e io mi alzai velocemente per dirigermi alla porta.
<<Dove vai?>> Mi bloccai.
<<Girati dai. Vieni qua>> mi incitava lei. Mi giro lentamente dopo aver esistato qualche secondo. Volevo andarmene? Non volevo andarmene? Era giusto? Non lo era? Dovevo? Sì o no? Lo faccio? Pensai.
Girandomi la notai sempre a cavalcioni su di lei ma con il busto girato verso di me, lui era steso sul letto con le mani sulla faccia e le braccia verso l'alto.
Ad un tratto si alzò e camminò lentamente verso di me. Si piazzò frontalmente a me, a distanza di pochi centimetri. Lei era decisamente più alta di me. Ancora in soggezione.
Mi prese una ciocca di capelli, si guardò le dita e mi sorrise. <<Dai, non vergognarti. Qui è normale>> il torno era evidentemente sensuale. Mi eccitava da morire.
Lei mi prese la mano, si girò verso il letto e mi fece sedere. Lui era ancora sdraiato e questa volta stava guardando me. Alzò un braccio e mi accarezzò il viso.
Lei si accucciò davanti alle mie gambe e piano piano si fece strada tra le mie cosce, coj le sue dita esili. Erano molto magre. Ossute direi. Inizia a baciarmi le ginocchia e poi le cosce e sempre più su.
Maghne si sporge verso di me, mi prende il viso tra le sue mani e mi bacia. Le nostre lingue si toccarono quasi subito. La mia mano la strinsi al suo polso sinistro. Sestri era sempre più vicina al mio interno coscia. Lui allungò la mano alla mia pancia lentamente facendola strisciare. E lei, in quel momento arrivò fino in fondo. Ma non poté accadere nulla. Noi, in quel luogo non abbiamo parti intime. Crediamo di averle, per credere di essere "normali", come eravamo abituati.
Sestri si fermò di colpo, si alzò e prese la mia mano. Mi fece alzare velocemente, Maghne mi prese per i fianchi e ci ritrovammo in una stanza con tre Controller.
<<Li ho fatti io Imogen. Controller da sesso. Ci si collega e ogni cosa si voglia fare, si può fare. E provi esattamente come nel mondo Terrestre>> nel frattempo ci eravamo posizionati al tavolo. Ci collegammo. Anche se io fui un po' interdetta sul momento. Mi si era appena smorzato tutto. Ora il disagio più terrificante avvolgeva il mio corpo e la mia mente. Me ne sarei andata.
Ma appena collagata era come se non ci fossimo mai fermati, come se fossimo ancora esattamente nel punto di prima, non è passato tempo. Il disagio ancora non era in me. Sestri stava arrivando alle mie parti intime e la mano di Maghne era esattamente sopra al punto in cui la lingua di Sestri toccava. Era come essere in paradiso. Tutto era al suo posto. Tutto era perfetto ai miei occhi. Non era sbagliato, anche se eravamo in tre. Era nuovo, strano, spaventoso ma allo stesso tempo estasiante. Ti senti completo ad un certo punto.
Sulla Terra non avrei mai fatto una cosa simile, ma in questo luogo così assurdo, come un sogno, come qualcosa di fuorviante e momentaneo, andava bene così. Infatti appena tornata in camera mia mi sentivo un po' a disagio con me stessa. Non acccadde altro. Sul momento ci fu una complicità perfetta. Ma tornata in camera mia mi iniziai a sentire sporca. Sbagliata. Ma poi iniziai di nuovo a pensare. A ragionare sulla vita e al perché debba avere per forza un senso ogni cosa. E che poteva benissimo andare bene così, ciò che avevo fatto.
La mia domanda era. E adesso?

Gli Specchi Hanno Gli OcchiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora