Capitolo quindici

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Harry uscì da quell'aula con un macigno sul petto. Improvvisamente, tutta la spavalderia e la tenacia che aveva mostrato a Draco erano svanite, lasciando posto solo alla tristezza e alla confusione. Aveva fatto bene a mostrarsi così deciso di fronte a Draco? Oppure si era mostrato possessivo e aveva solo convinto Draco della propria decisione di troncare la loro relazione? Seppure fosse sommerso da dubbi, sapeva dentro di sè che Draco lo amava, aveva visto quell'amore nei suoi occhi, lo aveva sentito in ogni bacio, ogni carezza, ogni sorriso. Ma allora, perché aveva deciso di finirla così, frettolosamente e arrancando scuse improponibili? Sentiva, dentro di sè, che c'era qualcosa di strano, qualcosa di diverso nel modo di agire di Draco. Certo, parte di sè pensava anche che si stesse convincendo che Draco non aveva davvero preso la decisione di lasciarlo di sua spontanea volontà, parte di sè si sentiva annientato dall'ipotesi che tra di loro fosse realmente finita. Tuttavia in quel momento non era la sua priorità, doveva capire cosa avesse spaventato il biondino a tal punto. Harry non ne aveva idea, ma aveva promesso a se stesso che lo avrebbe scoperto, e anche se lui e Draco non fossero tornati insieme, lo avrebbe comunque aiutato, qualsiasi fosse il casino in cui era finito.

D'altro canto, neanche Draco aveva idea di cosa passasse per la mente di Harry. Certo, si era sentito lusingato nel vedere quanto Harry ci teneva a lui, a loro, al punto di cercare di capire quale fosse il problema e perché avesse deciso di lasciarlo così, senza uno straccio di ragione plausibile. Eppure Harry era riuscito a vedere oltre le sue bugie, come sempre capace di leggere tra le righe e interpretare ogni minima espressione del suo viso. Sapeva di essere un libro aperto per l'altro, e una parte di sé ne era lusingato e sorpreso, come se fosse impossibile per lui meritare tante e tali attenzioni. Ma soprattutto, in cima ai suoi pensieri, c'era il dubbio su ciò che sarebbe successo il giorno successivo. Lo avrebbe ignorato? Avrebbe reso ufficiale la loro rottura con i suoi amici? Sarebbe stato lontano da Draco? Lo avrebbe odiato?
In parte sapeva che l'ultima ipotesi fosse impossibile, Harry non lo aveva odiato quando più se lo meritava, perché farlo ora? Sapeva che se solo avesse espresso delle motivazioni valide, Harry lo avrebbe lasciato andare via, avrebbe accettato la sua decisione. Avrebbe continuato a rivolgergli dei sorrisi gentili, di tanto in tanto, sarebbe intervenuto se qualcuno avesse provato a fargli alcun male. E in fondo era questo il motivo per cui Draco aveva mentito così spudoratamente, aveva cercato con tutto se stesso di ferire Harry, farlo sentire indegno della propria fiducia. Implicitamente, Draco voleva essere odiato da Harry. Perché alla fine avrebbe preferito di gran lunga essere odiato a morte piuttosto che essere semplicemente dimenticato. Dopotutto, Draco era un codardo ed un egoista e non riusciva a rinunciare completamente al ragazzo che amava.

*
Contrariamente a quanto ipotizzato - e sperato - il giorno successivo Harry aveva ripreso ad ignorare l'esistenza di Draco. Niente più cenni con il capo, sorrisi timidi e sguardi rubati. Nulla di nulla. Gli sembrava di essere tornato ad inizio anno, quando Harry non aveva ancora fatto irruzione nella propria vita, stravolgendola e cambiandola per il meglio. Non poteva fargliene una colpa, alla fine era ciò che voleva - che gli era stato imposto di volere - ma non poteva fare a meno di sentire una fitta al cuore ogni volta che lo incontrava e i suoi sguardi non venivano ricambiati. Nonostante la sera prima sembrava che Harry fosse deciso a scoprire il segreto di Draco, il giorno dopo sembrava essere più che d'accordo con la decisione del serpeverde. Non aveva provato a parlare con lui, neanche a rivolgergli uno sguardo per sbaglio. Sembrava quasi che non volesse avere nulla a che fare con lui. E in fondo, era meglio così. Harry avrebbe vissuto una vita felice con qualcun altro, forse la Weasley, qualcuno che meritava il suo tempo e il suo amore, e Draco avrebbe semplicemente seppellito i propri sentimenti fino ad illudere tutti che non ne aveva. E così aveva ricominciato a mettere in pratica lo stesso schema difensivo che aveva messo in atto all'inizio dell'anno scolastico. Era laconico, mogio, attento a non attirare attenzione, come se fosse chiuso in una bolla solo sua. Raramente ascoltava quello che dicevano i professori, peggio ancora i suoi amici, a cui riservava un solo cenno con il capo, come a voler dire "sì sono vivo, no non voglio essere parte della conversazione". Era strano, e anche se ormai ci aveva fatto l'abitudine, era una novità che faticava ad accettare. Aveva ripreso a vivere la sua vita come se fosse costantemente in risparmio energetico, come se nulla realmente fosse degno di essere vissuto a pieno. Certo, erano passati poco più di due giorni, ma sapeva che da quella decisione non sarebbe più potuto tornare indietro. Si sentiva costantemente osservato, controllato, e in parte non sapeva se fosse davvero così o se fosse frutto della sua paranoia dilagante.
Più i giorni passavano, più Draco si perdeva nel viale dei ricordi della sua relazione - ormai finita? - con Harry, chiedendosi dove avesse sbagliato, quando era stato disattento, dove aveva abbassato la guardia e aveva permesso a tutti - o quasi - di vedere il suo lato più debole, umano. I primi due giorni aveva provato ad attirare l'attenzione di Harry, e quando non ci riusciva cercava almeno quella di Ron e Hermione, sentendosi spesso sul punto di alzarsi e andare direttamente da loro. Ma poi, una voce, una vocina nella sua mente gli ricordava quanto lui e Harry avessero da perdere se la notizia della loro relazione fosse trapelata. Non aveva paura per se stesso, o almeno non nel senso stretto del termine. Temeva per Harry, non sarebbe riuscito a vivere in pace sapendo di aver distrutto per sempre la sua vita, di aver infangato il suo buon nome e averlo messo in serio pericolo. Non sapeva bene come funzionava nel mondo babbano che Potter tanto osannava, ma sapeva bene quali erano le regole bigotte dei maghi, specialmente se purosangue. Una notte si ritrovò a pensare, steso nel suo letto, cosa sarebbe successo se Draco e Harry fossero usciti allo scoperto. La sua famiglia e tutti i maghi purosangue avrebbero iniziato una crociata contro loro due, condannandoli ad una vita sempre in allerta e vissuta nel terrore. Sapeva, inoltre, che anche solo l'idea di una coppia omosessuale faceva rizzare i capelli a tutti i maghi. Molti non accettavano neanche l'idea di un matrimonio con un babbano, sarebbe stato difficile anche solo instillare l'idea di una coppia con persone dello stesso sesso.
«Quindi… tu e Potter siete ai ferri corti?» chiese, infine, Blaise, dopo quattro giorni di fila in cui aveva osservato Draco essere l'ombra di se stesso. L'amico non rispose neanche, fece solo sì con la testa, rimanendo con il capo chino a fissare il proprio piatto, ovviamente ancora pieno e stracolmo di cibo. «Draco, dovresti seriamente mangiare» continuò, poi, con chiaro tono di rimprovero.
«Dai Zabini lascialo stare, è evidente che il Grifone gli ha spezzato il cuore» si intromise Pansy, ricevendo questa volta un'occhiataccia da parte di Draco. «Su, vuota il sacco, perché ti ha lasciato? Cosa hai fatto?»
«Perché dai per scontato che sia colpa mia?» questa volta Malfoy le rispose, guardandola con genuina curiosità. «Perchè hai la capacità relazionale di un bambino di cinque mesi» fu la mordace risposta di Pansy, il tutto accompagnato da una scrollata di spalle.
«Per tua informazione, sono io che ho lasciato lui» gracchiò Draco, la voce rauca e ridotta ad un flebile sussurro. «Allora perchè tu sei ridotto uno straccio, e lui è felice con i suoi amici?»
Pansy e Draco rimasero a guardarsi negli occhi per qualche attimo, come se la ragazza cercasse di scrutare l'altro, alla ricerca di risposte. Non riuscendo a mantenere il contatto visivo, Draco distolse lo sguardo, andandolo a puntare, dopo appena due giorni che si era imposto di non farlo, al tavolo Grifondoro.
Pansy aveva ragione. Harry, senza di lui, era felice.

*
Harry non aveva chissà quale piano. O meglio, ne aveva uno molto, ma molto generale. Una bozza della bozza, per così dire. Sapeva solo che rivoleva Draco nella sua vita, come un tempo - o forse anche qualcosina in più - ma per far sì che questo potesse accadere, doveva prima scoprire il motivo per cui aveva tentato di lasciarlo. Ecco, questa era la parte che Harry non aveva ancora pianificato.
Per evitare complicazioni, aveva deciso di dedicarsi all'impresa più ardua della sua vita, sì anche più difficile di sconfiggere il signore Oscuro: ignorare Draco Lucius Malfoy. Compito che diventava ancora più difficile a causa del biondino stesso, che continuava a guardarlo, forse alla ricerca di una minima reazione da parte sua.
Harry doveva ammetterlo con se stesso, in parte quella era una punizione per il modo in cui Draco aveva agito, ma il motivo principale era la paura: aveva paura che potesse capitare qualcosa di brutto all'altro. Non sapeva le sue motivazioni, ed Hermione era convinta che passata una settimana avrebbe anche smesso di dar loro importanza, ma sapeva che se Draco aveva agito nel modo in cui aveva fatto, era perchè c'era una seria minaccia che incombeva su di loro, su Draco.
La priorità di Harry era, appunto, escogitare un piano, per capire cosa avesse spaventato tanto Draco, come aiutarlo, e come poter tornare a dedicargli ogni secondo della sua giornata. Si ritrovava ormai ad un punto morto, non sapeva dove iniziare ad agire, indagare. Cosa poteva realmente fare? Chiedere aiuto a qualcuno? I suoi amici non sapevano che la loro relazione era finita, o almeno lo sospettavano - più Hermione che Ron, in realtà - ma non avevano mai chiesto o cercato di indagare. Anche perché, cosa poteva davvero dire loro? Che Draco aveva deciso di rompere con lui, usando qualche scusa poco convincente, per chi sa quale motivo, e soprattutto minacciato da chi o cosa? Non riusciva neanche lui a farsene una ragione, a pensare razionalmente. Per il momento aveva deciso di ignorare la situazione - oltre Draco - limitandosi a vivere la propria vita come se nulla fosse mai accaduto.
«Harry?» lo richiamò Hermione, attirando la sua attenzione, ancora troppo impegnato a ridacchiare con Ron su uno stupido incantesimo andato male a Trasfigurazione.
«Mh?»
«Ecco…» si avvicinò di più all'amico, così da poter sussurrare e non essere scoperta. «So che non vuoi pensare a lui in questo momento… ma Draco ci sta guardando» sussurrò, attirando completamente la sua attenzione. «E? Come ti sembra?»
Hermione gli rivolse uno sguardo dolce, compassionevole, prima di sospirare «Come una persona che ha perso l'amore della sua vita». Harry non disse nulla, rimase a guardare la panca su cui erano seduti per attimi infiniti, per poi rivolgere lo sguardo verso il tavolo Serpeverde. Si chiese come avesse potuto ignorare Draco in quei giorni, come avesse potuto fingere che tra di loro c'era stato - e c'era ancora, sperava - uno dei sentimenti più grandi ed impossibili da ignorare. Draco era pallido, più pallido del solito, il viso provato, come chi non dorme da giorni. Ma quello che aveva fatto sì che il cuore di Harry andasse in mille pezzi, era lo sguardo perso e vuoto del ragazzo. Non era il ragazzo che aveva imparato ad amare, era ormai l'ombra di se stesso.
«Herm?» sussurrò all'amica, con gli occhi ancora fissi sul ragazzo.
«Dimmi»
«Sono nei guai… siamo nei guai- ho bisogno del vostro aiuto» non sapeva esattamente cosa dire, come spiegare la situazione in cui si erano ritrovati lui e Draco, anche se non sapeva neanche lui cosa fosse effettivamente successo, ma sapeva di dover fare qualcosa. Anche perché, dopotutto quello che era successo, sapeva che le uniche persone in grado di poterlo aiutare, erano i suoi migliori amici.

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