Capitolo dodici

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Harry si aggirava di soppiatto per il castello, avvolto nel suo mantello dell'invisibilità, con la mappa del Malandrino stretta nella mano destra. Aveva trascorso tutta la giornata lontano da Draco – per volere di quest'ultimo, che sembrava oberato di impegni – e ora si stava affrettando per il corridoio di Hogwarts per incontrarlo. Era quasi mezzanotte, i passi del ragazzo riecheggiavano ovattati, nel silenzio del castello quasi deserto. Si ritrovò a schivare un paio di volte i fantasmi – Nick quasi senza testa e Pix erano sempre pronti a girovagare per i corridoi – controllando con trepidazione la mappa che stringeva tra le dita. Si fermò nel punto in cui era indicata la presenza di Draco. Sulla mappa, per un attimo le impronte di Draco e di Harry si congiunsero, dando al moro la conferma che fosse nel posto giusto. Guardò lievemente accigliato la porta di una delle classi vuote che un tempo erano usate per le lezioni di Difesa contro le Arti Oscure, in particolar modo quella era stata usata tempo addietro da Lupin, lo ricordava chiaramente. Aprì la porta con un "Alohomora" sussurrato a mezza bocca, e il cigolio del legno lo avvertì che l'incantesimo era andato a buon fine. Entrò velocemente, ricacciandosi nella tasca la mappa, opportunamente richiusa con "Fatto il misfatto". Scorse la figura di Draco, di spalle, i capelli biondi illuminati dalla luce pallida della Luna, alta nel cielo. Sgusciò fuori dal mantello, posandolo su una scrivania lì vicino a lui. Avanzò lentamente verso il ragazzo, consapevole che fosse a conoscenza della sua presenza nella stanza. Avevano appurato che ogni loro senso andava in allerta quando l'altro era nelle vicinanze, confermando la natura profonda del loro rapporto.
«Draco?» domandò, piano, rompendo il silenzio denso che si era andato a creare nella stanza. Draco ci mise qualche attimo per girarsi nella sua direzione, rivolgendogli un piccolo sorriso ed invitandolo implicitamente a raggiungerlo. Si strinsero in un abbraccio caloroso, come se la lontananza di quella giornata li avesse lasciati entrambi con il fiato sospeso. «Cosa succede?» chiese, Harry, il volto incastrato tra il collo e la spalla di Draco, mentre strofinava lentamente il naso contro il suo collo, inebriandosi con il profumo delizioso del ragazzo.
«Volevo farti una sorpresa» sussurrò, Draco, con dolcezza, muovendo lentamente le mani contro la schiena di Harry, in una carezza lenta e cadenzata. Rimasero stretti ancora un po', felici di essere insieme e di poter passare ancora qualche giorno che sapeva di relazione intima e convivenza. Si sorrisero, occhi negli occhi, per poi baciarsi con dolcezza, labbra su labbra. Un bacio casto, che sapeva solo di amore, amore puro.
«Cos'è quello?» chiese, d'un tratto, Harry, attratto da un guizzo luminoso alle spalle di Draco. Quest'ultimo si rigirò tra le sue braccia, volgendo lo sguardo allo specchio che si stagliava imperioso davanti a loro. «L'ho trovato per caso, oggi pomeriggio. Ero in giro per il Castello, a curiosare di qua e di là, e l'ho trovato» spiegò, poggiando il capo contro la spalla di Harry. Erano stretti in un abbraccio a metà, il braccio di Harry posato contro il fianco di Draco, per tenerlo vicino a sé. «Inizialmente non capivo cosa fosse. Pensavo si trattasse semplicemente di uno specchio, vecchio e polveroso. Non avevo notato le incisioni sopra, ma fin dall'inizio ho pensato fosse strano» continuò, la voce bassa e gentile, che aveva imparato ad usare con Harry in quei momenti di familiare dolcezza. «Però non c'era solo il mio riflesso. Sono sceso in biblioteca, e allora ho capito. Non è un semplice specchio, questo è-»
«Lo specchio di Emarb» concluse per lui, Harry. Gli occhi incastonati nel riflesso che lo specchio gli rimandava. «È in grado di mostrarti ciò che più desideri, e io... pensavo fosse giusto che vedessi, almeno nel riflesso dello specchio, i tuoi genitori. Soprattutto in questa giornata» concluse, gli occhi bassi e il tono titubante.
Harry aveva gli occhi lucidi, in risposta allo sguardo dolce della madre, e al sorriso fiero del padre. Poteva vederli di nuovo, ricordò, ma sapeva con certezza che non dovesse abusarne. Silente l'aveva avvertito anche il primo anno, correva il rischio di impazzire e di vivere in una fantasia. Fantasia che era cambiata rispetto a quando aveva undici anni. Certo, era sempre lui circondato dai genitori, ma non era più solo. Gli veniva mostrato il riflesso di una sua versione più grande, matura, che stringeva tra le dita una mano pallida, affusolata. Non ci mise molto a mettere a fuoco la figura di Draco, anch'esse più matura rispetto alla realtà. Il volto affilato, l'espressione seria e decisa, i capelli dorati, lasciati crescere di qualche centimetro. Ma il particolare più bello, era lo sguardo carico d'affetto che gli rivolgeva, lo stesso che aveva imparato a decifrare in quei mesi di relazione clandestina. Lo specchio di Emrab gli rimandava un'immagine carica di affetto familiare, di un amore che forse non aveva mai ricevuto davvero, e che in quel caso stentava a riconoscere. Gli si gonfiò il petto di amore e felicità. Piegò il capo verso il volto di Draco, il ragazzo con lo sguardo perso nel suo di riflesso, e gli venne spontaneo baciarlo a fior di labbra. Un bacio casto, carico di un affetto puro e privo di lascivia. Draco era al suo fianco, in quello che era il suo più grande desiderio, e si rese conto che, in fondo, Harry lo aveva sempre saputo. «Grazie» sussurrò, le labbra ancora posate delicatamente su quelle del compagno, in una carezza lieve e dolce. Non riusciva ad esprimere a parole ciò che provava, tutto quell'amore che in attimo lo aveva travolto. Silente, al suo primo anno, l'aveva messo in guardia circa quello specchio: avrebbe corso il rischio di perdere il contatta con la realtà, di vivere per sempre in un'illusione. Eppure, in quella situazione, Harry era grato allo specchio, perché per lui non era un'illusione ciò che stava guardando con tanto amore, ma era semplicemente un desiderio e una speranza da sempre seppelliti nel suo cuore. Non avrebbe avuto vicino Lily e James, ma per un attimo – e si sentì anche terribilmente in colpa – l'immagine dei genitori defunti era passata in secondo piano. Aveva Draco al suo fianco, e realizzò che quella era la sua definizione di felicità.
«Quindi... quindi avevo ragione, vedi i tuoi genitori nello specchio?» chiese, timidamente, Draco, volgendo di nuovo lo sguardo all'oggetto. Si sentiva terribilmente attratto da ciò che vedeva riflesso nell'oggetto incantato. Ad un primo sguardo, quando l'aveva trovato, pensava davvero fosse un semplice specchio impolverato. Poi aveva capito, e l'immagine che gli si presentava appariva più chiara e sensata. Era stretto tra le braccia di Harry, come in quel caso, in un abbraccio carico d'amore e senso di protezione. Sorrideva, forse come aveva sorriso solo quand'era un piccolo bambino ignaro della cattiveria del mondo. Era felice, felice come si sentiva in quell'istante, circondato dall'amore di Harry. Erano loro due, soli, uniti da un amore così profondo da riuscire a sentirlo anche a distanza. Harry era il suo più grande desiderio, ciò per cui avrebbe sempre lottato, anche a costo della vita. Si domandava cosa vedesse Harry. Era certo vi fossero i suoi genitori al suo fianco, ma una parte di sé si chiese se anche lui fosse presente in quel quadro familiare. Per un attimo, la sua mente fu attraversata da un pensiero orripilante: stretta tra le braccia di Harry non c'era lui, ma la Weasley. «Ti ringrazio per questo meraviglioso regalo, Draco. Rivedere i miei genitori è un'emozione indescrivibile, ma ancora di più ti ringrazio per avermi fatto comprendere una cosa che in realtà già sapevo» disse, Harry, sciogliendo il loro abbraccio. Draco era spaesato, gli occhi spalancati dalla paura, il cuore batteva a mille alla consapevolezza di avere ragione. Harry non lo voleva davvero, forse non l'aveva mai voluto. E lui era stato tanto deficiente da farglielo capire con quello stupido specchio! Harry non aveva tolto neanche per un istante lo sguardo dai suoi occhi, e Draco poteva descriverne facilmente le mille sfumature. Li aveva studiati, conosciuti a fondo, amati, durante quei mesi di relazione. Sapeva perfettamente ogni gesto del grifone, ogni sorriso e ogni significato che vi si nascondeva dietro. Come in quel momento, il messo sorriso che gli increspava le labbra lo conosceva: era la sua tipica espressione quando non sapeva bene come dire qualcosa. Qualcosa di spiacevole, aggiunge una parte della sua mente.
Draco si schiarì la voce, volgendo lo sguardo altrove. Non ce la faceva, come poteva rimanere impassibile quando il ragazzo che amava gli stava per dire che tra di loro non poteva funzionare? Non poteva. Era lui l'illuso, aveva dato lui inizio a tutto.
Trattenne il fiato quando Harry gli prese le mani tra le sue, con dolcezza, delicatezza, e forse – forse, anche se sapeva fosse un'illusione – anche amore. «Non devi ringraziarmi» disse Draco, la voce bassa e priva di sfumature. La gola bruciava per lo sforzo di trattenere le lacrime, troppo fiero per mostrarsi distrutto. Sentiva il naso pizzicare, gli occhi farsi lucidi, ma tutto dentro di sé gli gridava di non cedere. Harry posò dolci baci sul dorso della mano – prima una, poi l'altra – e cercò, invano, il suo sguardo. «Draco, ho bisogno che mi guardi negli occhi, ciò che sto per dirti è davvero importante per me» la voce di Harry era dolce, calda, melliflua. Una dolce preghiera, che in ogni caso non avrebbe potuto far altro se non assecondare. Ricacciò le lacrime, ingoiò con forza il singhiozzo che stava nascendo dal fondo della sua gola, e rivolse nuovamente lo sguardo agli occhi di Harry. Erano così meravigliosi, grandi, caldi, dolci. Il verde che tanto amava era quasi del tutto inghiottito dalla pupilla dilatata, ma lui amava anche quello del suo sguardo.
«Draco Lucius Malfoy, mai nella mia vita avrei pensato di poter provare certi sentimenti. È successo tutto così in fretta, il dolore che abbiamo provato non ha fatto altro se non unirci, e sono felice di aver trovato la mia metà in te. Non siamo mai stati tanto smielati, noi due. Non è il tipo di rapporto che abbiamo, ma so che in questo caso è necessario. Una parte di me l'ha sempre saputo, probabilmente, ma è grazie a te e al tuo regalo che l'ho finalmente capito e accettato» iniziò, per poi prendere fiato e avvicinarsi maggiormente al biondo. Draco non respirava neanche più. Lo guardava spaesato, speranzoso, innamorato. «Questo è stato il regalo più bello che potessi ricevere, proprio perché è stato capace di farmi capire il mio desiderio più profondo. Draco, insieme ai miei genitori, in quello specchio, ho visto te. Noi due insieme, felici, innamorati. Ed ho capito che ti vorrò sempre al mio fianco, perché ti amo Draco»
Draco era rimasto senza parole: guarda Harry con gli occhi lucidi, sgranati, incredulo. Non riusciva a capacitarsi delle parole che Harry gli aveva rivolto. Il Grifone, invece, guardava in attesa l'altro, sentendo pian piano l'audacia svanire dal suo corpo, mentre il timore prendeva il suo posto. Che Draco fosse rimasto orripilato dalle sue parole? In fondo Draco non aveva nessuna motivazione per ricambiare ciò che provava, non avrebbe avuto senso. Draco poteva avere tutti i ragazzi – e le ragazze, se avesse voluto – ai suoi piedi, cosa se ne faceva di uno stupido Grifondoro come lui?
Ogni sua paura svanì nell'esatto istante in cui Draco si getto di slancio contro di lui, circondandogli il collo con le braccia e stringendolo con forza contro di sé. Non riuscì a trattenersi, e quelle lacrime che aveva cercato di ricacciare indentro e contro cui aveva tanto combattuto, ebbero la meglio. Dolci lacrime di felicità solcarono il suo volto, calde e inarrestabili. Sentiva il cuore gonfio d'amore, incapace di realizzare di essere davvero amato dall'unica persona per lui importante. Singhiozzò qualche "grazie", mentre Harry lo cullava dolcemente e cercava di fermare la sua crisi di pianto. «Shh, Draco, va tutto bene, sono qui» continuava a ripetere, con dolcezza, lasciando soffici baci sul capo del biondo. In risposta Draco si accucciò ancora di più contro di lui, nascondendo il viso con forza nell'incavo del suo collo, cercando di mostrarsi il meno pietoso possibile.
«Anche io» smozzicò, a mezza bocca, il volto ancora seppellito nel maglioncino di Harry.
Il moro ridacchiò, intenerito da quella scena così dolce e amorevole. Draco difficilmente si mostrava vulnerabile, eppure quando lo faceva era dannatamente adorabile. «Se parli contro il mio petto non riesco a sentirti» disse, cercando di scostarsi di qualche centimetro dal ragazzo, per osservare i suoi meravigliosi occhi argentei, liquidi per le lacrime. Le labbra erano increspate in un broncio bambinesco, le ciglia lunghe trattenevano le lacrime già versate, e gli occhi erano lucidi e carichi d'amore. Lo guardava con circospezione, poco abituato a mostrarsi davvero debole. Si beò delle carezze di Harry sul suo volto: muoveva delicatamente i pollici per scacciare via le scie salate delle sue lacrime, ora secche e in procinto di tirare la pelle delicata del volto.
«Ho detto, anche io» ripeté, pigolando quasi, la voce ancora spezzata per le lacrime e i singhiozzi. Il sorriso che gli rivolse Harry lo accecò per un istante, prima di essere travolto da un bacio mozzafiato, carico d'amore e felicità. Tornò a stringersi contro il corpo caldo di Harry, sentendo sulle labbra, sulla lingua, sul palato, nelle vene, l'amore che poco prima gli aveva confessato. Versò l'ultima lacrima, prima di lasciarsi travolgere dalla passione che inevitabilmente quel bacio aveva scaturito. Le mani vagavano ovunque lungo il corpo l'uno dell'altro, in una danza che non aveva mai fine. Si stringevano, si accarezzavano, si graffiavano, presi dal desiderio primordiale di appartenersi completamente. Draco ansimò forte contro le labbra calde e turgide di Harry, stringendo con forza le ciocche mosse e scure dell'amato. Harry in risposta rafforzò la presa sui suoi fianchi, prima di sollevarlo e adagiarlo contro uno dei banchi lì a disposizione. Il corpo di Draco era come creta tra le sue mani, così deliziosamente maneggevole e caldo. Raggiunse velocemente il collo biancastro e niveo della serpe, lasciandolo spaesato alla mancanza del contatto con le sue labbra. Gettò il capo all'indietro, inarcandosi all'inverosimile, quando in una concomitanza di eventi il suo bacino aveva sfiorato con forza quello di Harry, intento a succhiare la pelle sensibile del suo collo.
«Harry... ti prego!» supplicò, il volto arrossato, le labbra gonfie e lucide. L'eccitazione era scoppiata con forza nel suo corpo, portandolo subito a desiderare l'altro, con ogni sua cellula. «Harry!» gemette, nuovamente, quando quest'ultimo afferrò la sua camicia, facendo saltare i bottoni e lasciandolo scoperto. Non sapeva neanche quando il suo golfino era stato tolto, sapeva solo che le labbra di Harry contro il suo petto erano incandescenti, lava. «Per cosa mi stai pregando, esattamente, Draco?» domandò, il Grifone, le labbra ancora posate contro il suo petto, in procinto di suggellare un suo capezzolo. Lo guardava da sotto le lunghe ciglia scure, rendendo il suo sguardo ancora più lussurioso e dominatore. «Ti voglio, Harry. Ti prego...» mugolò, prima di sentire i denti afferrare il suo capezzolo, stringendolo con forza e lasciando roteare senza sosta la lingua contro di esso. Sopraffatto da questo assalto erotico, Draco lo spinse via, scendendo con le gambe molli dal banco e fronteggiandolo. Erano entrambi senza fiato, già al limite prima ancora di iniziare. Si scambiarono uno sguardo di sfida, carico d'amore e di aspettativa. Draco sembrò aver ripreso il controllo della situazione, e decise che in un modo o nell'altro avrebbe ricambiato il torto – o forse il piacere – che Harry gli aveva inferto. Lo spinse contro lo specchio, il suo dolce regalo di Natale, e corse subito a baciare le sue labbra. Amava sentire il sapore di Harry sulla lingua, sul palato, il suo calore ancora impresso sulle labbra. La mezzanotte li colse così, a baciarsi con rabbia e rivalità, avvinti in un abbraccio erotico. Draco continuava a baciarlo, a saggiare con forza le sue labbra, mentre una mano viaggiava impudica sul suo petto, poi già sull'addome, posandosi su un fianco. Fu veloce, così veloce che Harry realizzò di essere con i pantaloni calati solo quando il freddo di fine dicembre gli colpì le gambe nude. Ma, ormai, il freddo non aveva più importanza, nulla aveva importanza, in realtà, non quando Draco decideva di doverlo stuzzicare e sfidare. Intrufolò la mano – dannatamente affusolata ed esperta – nei suoi boxer, andando ad afferrare con forza la sua erezione ormai dolorante. Il respiro gli si mozzò in gola, sorpreso da tanta audacia e velocità. Sentiva perfettamente il palmo della mano muoversi contro la pelle serica, riusciva ad immaginarsi perfettamente la posizione del polso, l'angolazione che stava adottando, e la perfidia con cui cercava di farlo capitolare.
«Bastardo» disse, tra i denti, mugolando per le carezze troppo poco decise. Draco ridacchiò come un bimbo capriccioso, mordicchiandogli la pelle della mascella, per provocarlo. Erano l'uno il punto debole dell'altro, per questo amavano tanto sfidarsi e stuzzicarsi. Sapevano entrambi, in realtà, che in quella guerra di seduzione perpetua nessuno avrebbe vinto – oppure, entrambi, dipende dai punti di vista.
«Ormai hai detto di amarmi, non puoi tirarti indietro» sussurrò, ferino, contro il suo orecchio, arrestando per un attimo il movimento della mano, beandosi dell'esclamazione di frustrazione dell'altro.
«Draco, basta giocare» mormorò, Harry, mentre un gemito strozzato gli risalì dalla gola. Draco aveva preso a muovere la mano con insistenza, veloce, con forza, per poi fermarsi sempre poco prima del limite. «Dovevi pensarci prima, sai che se inizi una sfida con me, devi portarla a termine» gli rispose, baciando il profilo del mento, succhiando la pelle resa leggermente ispida dalla barba che cercava di sbucare. Harry aprì gli occhi, che aveva chiuso per il piacere insopportabile, e lo guardò con sfida e un luccichio pericoloso. «Faresti meglio a fermarti, Malfoy» ripeté, il tono basso e roco. Un sorriso malizioso increspò le labbra di Draco. «Paura, Potter?» gli domandò, di rimando, eccitato dalla piega che quella loro sfida stava prendendo. «Ti piacerebbe» quasi ringhiò, prima di afferragli il polso con cui stringeva il suo sesso e ribaltare le posizioni. Lo intrappolò contro lo specchio, trattenendolo fermo con il proprio corpo, e gli bloccò le braccia sopra la testa. Draco così era deliziosamente eccitante, sembrava così dannatamente arrendevole, ma sapeva bene che prima di cedere Draco avrebbe venduto cara la pelle. Ed era uno dei motivi per cui lo amava. Riusciva a scorgere distintamente il luccichio divertito nel suo sguardo, e lo interpretò come un lascia passare per proseguire. «Sai, Draco, i babbani hanno un detto, "il gioco è bello quando dura poco", e sono certo che abbiano ragione» aveva liberato anche l'erezione di Draco, e mentre pronunciava quelle parole, muoveva con lentezza il bacino contro il suo. Il biondino cercò di trattenere gli ansimi mordendosi il labbro inferiore, ma effettivamente erano arrivati al limite con quello stupido gioco.
«E cosa hai intenzione di fare?» chiese con il respiro corto, Draco. Il sorriso malizioso che si dipinse sulle labbra di Harry gli confermò di essere nei guai, quel Grifone era croce e delizia della sua esistenza.
«Ho intenzione di scartare il mio regalo di Natale» sussurrò, suadente, prima di afferrarlo e di stringerselo contro. Adagiò il mantello dell'invisibilità sul pavimento – perché sapeva che Draco piuttosto si sarebbe fatto cruciare che stare steso nella polvere – e vi adagiò sopra il ragazzo. Lo raggiunse in fretta, dopo aver scalciato via le scarpe, i pantaloni e i boxer, ancora costretti alle caviglie.
Si inginocchiò ai piedi di Draco, slacciando prima una e poi l'altra scarpa. Si concesse del tempo per sfilare le calze, posando lievi baci sul collo del piede, sulla caviglia, sulla pianta. Afferrò i pantaloni dal taglio classico che coprivano ancora metà coscia del serpeverde, posando poi baci sulle gambe. Risalì le cosce del ragazzo senza fretta; prima i polpacci, poi le ginocchia, - con particolare interesse ad una piccola cicatrice posta sulla gamba destra -  e poi arrivò all'interno coscia. Sfilò i boxer neri, gettandoli all'aria, lasciando così il sesso turgido ad adagiarsi sul petto mezzo scoperto.
«Harry...» si ritrovò a sussurrare il biondo, guardandolo gettare la testa tra le sue gambe. Il moro non gli ripose, continuando la sua salita verso la meta desiderata. Lasciò vari succhiotti lungo la strada, prima di arrivare al suo bacino. Ignorò volutamente l'erezione che sembrava pregarlo di ricevere attenzioni, e scese più in basso. Allargò le gambe di Draco – che sembravano aprirsi automaticamente a lui – e iniziò a posare baci intorno alla sua apertura. In un'agonia continua, Draco sentiva il suo respiro, i suoi baci, le sue labbra, vicine ma dannatamente lontane. Spalancò gli occhi quando finalmente sentì le sue labbra lì, baciarlo e assaggiarlo come fosse un frutto succoso. Le gambe si chiusero involontariamente contro la testa del moro, cercando di farlo rimanere il più a lungo possibile in contatto con il suo punto nascosto. Harry lo preparò con dovizia e amore, senza però rinunciare a mandarlo fuori di testa. Ascoltava i gemiti acuti di Draco come fossero la melodia più soave del mondo, godendo internamente della consapevolezza che fossero rivolti solo a lui.
«Harry... ti prego, ora» supplicò, Draco. Harry decise che l'attesa era bastata, e velocemente si liberò dei propri indumenti superiori, spogliandosi completamente. Risalì lungo il corpo di Draco, posizionandosi sopra di lui, cercando di non gravargli con il proprio peso. Lo baciò con dolcezza, mentre lentamente entrava in lui. Le gambe di Draco si attorcigliarono contro il suo bacino, in un abbraccio intimo, mentre dalla gola di entrambi usciva un gemito profondo. «Cazzo, muoviti» ordinò, Draco, sopraffatto da quel piacere che sembrava comunque vano.
Harry iniziò a muovere dolcemente il bacino, cercando di far adattare l'altro alla sua intrusione, per poi perdere il controllo poco dopo. Era tutto troppo, Draco così dannatamente stretto a sé, il suo corpo bollente e stretto, i gemiti così acuti ed eccitanti. Ben presto le spinte divennero scoordinate, selvagge.
«Oh, Harry!» gemette, con forza Draco, ormai schiavo di quel piacere che solo l'altro sapeva dargli. Graffiò la schiena del moro, chiedendo di più, sempre di più. E Harry ubbidiva, anch'egli ormai al limite.
«Draco...» mormorò, incoerente, spingendosi sempre più in profondità, scavando nel corpo di Draco. «Sì, cazzo, ti amo Harry!» urlò, Draco, ormai ad un passo dall'orgasmo, che poco dopo riversò sul proprio petto e su parte della camicia ancor aperta.
Harry lo raggiunse poco dopo, mordendogli il collo e lasciando un segno che sarebbe durato per i giorni a venire.
Quando il respiro di entrambi tornò normale si decisero ad aprire gli occhi, ormai distrutti dall'amplesso travolgente. «Buon Natale» fu la prima cosa che disse Harry, cercando di non gettarsi completamente contro il corpo di Draco. Quest'ultimo sorrise ironico, inarcando un sopracciglio. «Scommetto che ti è piaciuto il mio regalo» disse, prima di convincerlo ad adagiarsi completamente su di lui. Harry ridacchio, richiamando a sé uno dei loro maglioncini, nel tentativo maldestro di coprirsi dal freddo. «Oh, sì. Decisamente» rispose, poggiandogli un bacio a fior di labbra.
Draco rimase in silenzio per qualche attimo, prima di guardarlo seriamente negli occhi. «Intendevo davvero quello che ho detto prima, Harry, non credere che fossi incosciente per via dell'orgasmo. Ti amo, stupido Grifondoro»
Il volto di Harry si rilassò, felice che l'altro avesse capito il suo dubbio. «Anche io ti amo, dannato Serpeverde» e poi lo baciò nuovamente, godendosi il calore che solo la persona amata può dare.

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