Capitolo otto

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Reduce da una delle notti più assurde della sua vita, quando Draco Malfoy si svegliò, si sentì sopraffatto dalla stanchezza e dal senso di colpa. Ricordava perfettamente il suo gesto meschino e crudele, e ogni volta che provava a chiudere gli occhi, i ricordi lo assalivano, e lo stomaco si richiudeva in una morsa. Aveva ferito Harry, di proposito, eppure in quell'istante gli sembrava la cosa più giusta da fare. Lui poteva divertirsi con la rossa, e a lui non era concesso di lasciarsi andare per una sera? Eppure, per quanto cercava di farsi coraggio e a rabbonirsi con la scusa del "non siamo una coppia ufficiale", il senso di colpa lo stava uccidendo. «Draco, vedo che sei finalmente riuscito a svegliarti» ridacchiò, Blaise, vedendolo scendere nella sala comune sconvolto. Aveva dormito, sì, e molto, ma era stato un sonno agitato, tormentato da un paio di occhi verdi fin troppo familiari. Improvvisamente la sensazione di essere un reietto era tornata prepotente, come a dimostrare che effettivamente un ex Mangiamorte non potesse fare altro se non tradire.


«Sei pronto per partire?» chiese, l'amico, guardandolo curiosamente. Draco aggrottò le sopracciglia, per poi realizzare che fosse la giornata delle partenze per le vacanze natalizie. La tristezza e il rammarico per le sue azioni sconsiderate furono ampliate dalla triste consapevolezza che quell'anno non sarebbe tornato a casa. «No, io... quest'anno resto ad Hogwarts» evitò lo sguardo pieno di pietà dell'amico, e ritornò nella propria stanza, deciso a dedicarsi all'ozio in quel tempo libero a sua disposizione.

*

Uscì dal dormitorio dei Serpeverde solo per andare a mangiare nella Sala Grande, quasi del tutto deserta. Gettò uno sguardo al tavolo dei Grifondoro, e notò con dispiacere che all'appello mancavano i due Weasley, la Granger e Harry. Si diede immediatamente dello stupido, era ovvio che Harry preferisse andare a casa dei Weasley per passare il Natale con quella che a tutti gli effetti era la sua unica famiglia. Fu assalito dalla malinconia per i vecchi pranzi di Natale a casa Malfoy. La sua famiglia non era mai stata particolarmente calorosa, eppure ricordava con gioia e calore quei momenti passati insieme. Il Natale a casa Malfoy era sempre stato una delle poche cose che apprezzava di più della sua famiglia. Il ricordo delle serate passate insieme, seduti di fronte al camino, ognuno con un libro stretto tra le mani, a godersi la calma e il calore che solo la tua famiglia poteva darti. Da quanto tempo non provava quel calore familiare, da quanto tempo non sentiva più di essere parte di una famiglia? La sua vita era degenerata con l'avvicinarsi dell'adolescenza. Le pretese del padre, l'orgoglio da difendere, l'onore di essere fedeli servitori del Signore Oscuro... tutto perché nessuno in quella famiglia sapeva il vero significato di amore. Era arrivato ad invidiare la famiglia disastrata e poveraccia dei Weasley: tra loro non c'era distacco, non c'era imbarazzo nel voler mostrare i propri sentimenti. Sarebbe piaciuto anche a lui far parte di una realtà del genere. Non si rese conto che una piccola lacrima scivolò sul suo volto, fin quando non andò a schiantarsi sul piatto di porcellana, creando un piccolo laghetto. Si mosse velocemente, il volto chino verso il piatto, e si asciugò le lacrime che erano scese. Non aveva senso pensare a realtà immaginarie ed irreali: la sua realtà era ben diversa. Suo padre era stato rinchiuso ad Azkaban, sarebbe rimasto lì per altri tre anni. Narcissa, invece, era diventata un guscio vuoto. Attendeva solo il ritorno del marito, dimenticando quasi l'esistenza di suo figlio. Non si era allontanato da Hogwarts per quel motivo: non poteva permettersi di vedere sua madre crollare giorno dopo giorno, odiandolo tacitamente per non essere suo padre. Sotto quel guscio vuoto c'era sua madre, una donna forte e determinata, ma vederla in quelle condizioni lo straziava. Era tornato ad Hogwarts per quel motivo: voleva continuare gli studi, certo, ma l'idea di poter essere lontani da casa, per quanto riprovevole, lo aveva ammaliato, determinando la sua scelta.

*

«Malfoy.» Draco alzò lo sguardo verso il ragazzo, rimanendo a bocca aperta quando realizzò che fosse Harry.«Cosa... pensavo fossi partito con i Weasley» disse, sottovoce, senza distogliere lo sguardo dal ragazzo. Harry, tuttavia, non aveva ricambiato il suo sorriso timido. Era rimasto immobile, a guardarlo con la mascella contratta e gli occhi stretti in due fessure. Il senso di colpa lo assalì velocemente, facendogli chiudere di colpo lo stomaco. Sospirò, abbassando lo sguardo sul proprio piatto, dandosi mille volte ancora del cretino.«Seguimi, dobbiamo parlare» disse, perentorio, e Draco non poté fare altro che seguirlo come un docile cagnolino. Si guardava di tanto in tanto alle spalle, come ad accertarsi che nessuno avesse prestato attenzione alla loro compagnia. Seguiva a passo veloce il ragazzo, sentendo lo stomaco e il cuore stretti in una morsa d'acciaio. Si chiedeva cosa voleva dirgli Harry, anche se lo immaginava, pressappoco. Il bacio della sera prima, al ragazzo Grifondoro, non era passato inosservato a nessuno. Specialmente a Harry.Arrivati in prossimità del dormitorio dei Grifondoro, Draco fu costretto a fermarsi. Ora si ritrovava ad osservare la schiena del ragazzo che gli piaceva, domandandosi mille volte cose gli fosse venuto in mente quella sera. Voleva davvero fare del male ad Harry, per colpa di una stupida fitta di gelosia? Eppure Harry era stato sincero con lui: Ginny non rappresentava nient'altro che una sorella, per lui. «Harry senti...» iniziò il ragazzo, per poi essere bloccato da un'occhiata gelida di Harry. Gli occhi solitamente di un verde caldo e confortante, ora erano più scuri e cupi, quasi neri. Si sentiva a disagio sottoposto a quello sguardo penetrante e austero del ragazzo, arrivando a conoscere una parte di Harry che mai avrebbe immaginato potesse esistere. Il corvino non disse una parola, almeno non fino a quando furono saliti tutti e due nella Sala Comune dei Grifondoro, e successivamente in una delle stanze del dormitorio maschile. A Draco ci volle un attimo per capire che quella stanza, in parte, appartenesse ad Harry. Aveva riconosciuto il suo maglioncino verde e infeltrito, che più volte aveva sfilato per poter accarezzare il busto del ragazzo. Si morse il labbro inferiore, maledicendosi per aver scelto proprio quel momento per ricordare gli incontri di fuoco con il ragazzo. Seguì docilmente il grifone nella stanza, sentendosi a disagio vicino a tanti ornamenti rossi-oro. Anche se, doveva ammetterlo, ciò che più lo metteva a disagio era essere lì, con un Harry poco amichevole e decisamente incazzato. «Siediti» gli disse, senza però guardarlo davvero negli occhi. Draco si mosse lentamente, seguendo le istruzioni del ragazzo, prendendo posto alla fine del letto. Si mantenne a distanza da Harry, quasi come se l'idea di poterlo avere vicino, molto vicino, gli avrebbe completamente annebbiato la mente, impedendogli di prestare attenzione alle sue parole. Si sentiva vulnerabile, come un cucciolo ferito, anche se sapeva che l'unico carnefice era lui.«Ti sei divertito ieri sera?» chiese, con sarcasmo, Harry, stringendo gli occhi in due fessure. Era una domanda a trabocchetto, fin troppo meschina. Se avesse detto di sì, di fatto avrebbe ammesso di aver apprezzato il bacio - cosa non vera! - se avesse detto di no, avrebbe sottinteso che le sue aspettative con quel ragazzo erano ben altre.«Okay, lasciamo perdere i giochetti. So di aver fatto una stronzata ieri sera, ma se tu mi lasciassi il tempo di spiegare-» iniziò, Draco, venendo poi ammutolito da uno sguardo di fuoco. Borbottò un "sto zitto" per poi attendere pazientemente che l'altro riconquistasse un po' di calma. Lo sentì inspirare ed espirare a fondo più a più volte, per poi sospirare pesantemente.«Non posso negare che vederti baciare quel cretino di Justin non mi è piaciuto affatto, ma non ti farò la paternale. Voglio che tu sia chiaro e sincero con me» aggiunse, quando riuscì a riconquistare la calma.Questa volta fu il turno di Draco di sospirare, per poi decidere di avvicinarsi un po' di più. Scivolò leggermente sulle coperte del letto, mantenendo comunque una certa distanza con l'altro. Tuttavia, questa volta, se avesse allungato il braccio avrebbe potuto afferrare la mano dell'altro. Si concesse un po' di tempo per pensare, fissando ipnotizzato il movimento delle dita sulla trama della trapunta. Non riusciva a trovare le parole giuste per spiegare le sue azioni. Forse perché nulla poteva effettivamente spiegare un gesto così meschino.«Per rispondere alla tua domanda di prima, no, non mi sono divertito ieri sera» iniziò, venendo fermato da un commento acido di Harry.«Mi dispiace, non è stato formidabile come credevi il bacio, oppure ti aspettavi altro?» Draco alzò di scatto la testa, arrossendo velocemente per quell'insinuazione. «Stupido Grifondoro che non sei altro! No, non mi è piaciuto quel bacio, non sono neanche riuscito a rimanere per più di cinque secondi con le labbra di quel cretino incollate alle mie. Ma non ti permettere di insinuare che mi aspettassi altro da lui, perché altrimenti non hai capito un bel niente!» esclamò, inviperito, guardando male il corvino.«Cosa dovrei capire, eh? Spiegamelo, visto che non ci arriv-»«Che sono innamorato di te, razza di idiota! Sei tu che mi piaci, volevo baciare te ieri sera. Volevo fossero le tue le mani sul mio corpo. Perché se non sei tu a baciarmi, a toccarmi, a guardarmi, non mi piace!» esplose, infine, il biondino, sentendo il sangue pulsare forte nelle orecchie. Harry sembrava essersi ammutolito, come se la sua dichiarazione l'avesse lasciato interdetto. Effettivamente era così: Harry era decisamente confuso in quel momento. Guardò Draco, come a cercare di carpire la verità dai suoi occhi, ma in realtà ogni secondo che passava, si sentiva sempre più preso in giro dall'altro. Se davvero teneva a lui, voleva solo lui, perché diamine aveva deciso di baciare sfacciatamente un suo compagno di casata davanti ai suoi occhi? «Se davvero è come dici, Draco, come mi spieghi il bacio di ieri sera? Perché mi sembra che nessuno ti avesse costretto a fare nulla, anzi.» esclamò, acido, guardandolo quasi come a cercare di leggerlo dentro. Draco si sentì in imbarazzo, sotto quello sguardo indagatore, eppure sapeva che in quel caso spettava a lui essere sincero. Harry gli aveva confessato senza problemi di avere un certo interesse per lui, e ancora di più gli aveva detto esplicitamente che avrebbe lottato per le sue attenzioni più totali. Sospirò, distogliendo lo sguardo, ed infine si decise a confessare.«Il bacio di ieri sera non ha significato nulla. Quel Justin non significa nulla per me. Diamine, Harry, sono dannatamente innamorato di te, e mi dispiace tantissimo per aver fatto quella grandissima stronzata!» esclamò, per poi prendere un respiro profondo. «È vero, ho baciato un altro ragazzo. Eppure io... lo so, so che vedendo quel bacio tu possa essere confuso. Però, ecco... io l'ho fatto perché ero dannatamente geloso di te e la Weasley. Ecco, l'ho detto. Vederti con lei, così vicini, mi ha fatto uscire letteralmente fuori di testa. E so che è stato meschino da parte mia ma-» il suo sproloquio fu fermato dai gesti di Harry. Aveva allungato le braccia verso l'altro ragazzo, afferrandolo dai polsi e spingendolo verso di sé. Draco perse l'equilibrio per un attimo, finendo spalmato addosso all'altro. Questa volta Harry sorrideva, non c'era più nessun cipiglio arrabbiato e deluso. Il grifone si mosse velocemente, facendolo stendere con la schiena contro il materasso, ponendosi sopra di lui, sovrastandolo. Lo sguardo di Harry era tornato caldo e confortante, con un pizzico di malizia che mai avrebbe disprezzato. Gli sorrise timidamente, sentendosi avvampare: in questo caso, non per imbarazzo, ma per uno nuovo e inaspettato senso di eccitazione.

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