Draco Malfoy aveva fatto la più grande delle cazzate, ne era consapevole. Si allontanò velocemente da Harry, per poi correre via senza voltarsi indietro. Ogni battito che si aggiungeva, gli ricordava che aveva baciato – o almeno ci aveva provato – Harry Potter. Non aveva la forza di rimuginare riguardo le sue azioni sconsiderate. Non aveva il tempo di scusarsi, non aveva nulla, effettivamente. Solo la voglia di sparire, finalmente, e di scappare dalla sua vita miserevole. Aveva lasciato alle sue spalle Harry sconvolto, ancora troppo confuso per poter anche solo muovere un passo nella sua direzione. Harry Potter non era neanche stato capace di realizzare cosa avesse fatto Draco, sapeva solo che un attimo prima aveva sentito le labbra morbide e calde di Draco, e l’attimo dopo era intento a fissare con gli occhi sgranati la figura del ragazzo correre via. Si era mosso troppo tardi, il moretto, ancora sconvolto. Si era girato per seguirlo, per afferrarlo e morirci su quelle labbra, ma nell’attimo in cui si era mosso, aveva realizzato che fosse troppo tardi. Draco era ormai lontano, troppo per seguirlo senza destare sospetti. E, cosa più importante, Ron e Hermione si stavano avvicinando di gran carriera alla sua figura, impedendogli di andare dove realmente voleva essere. Fece in tempo ad uscire dal suo nascondiglio, ed ecco che i suoi amici comparivano davanti ai suoi occhi. Era arrossito, il volto cereo e sconvolto, eppure una parte di sé era al settimo cielo. Draco Malfoy lo aveva baciato. La sua cotta storica aveva baciato proprio lui, lo sfregiato.
«Harry! Santo cielo, cosa è successo?» chiese, Hermione, vedendolo comparire ai suoi occhi sconvolto. Harry si morse il labbro inferiore, imbarazzato, non sapendo come spiegare cosa fosse successo.
«Herm io... ho fatto un casino, e voi dovete aiutarmi» disse, afferrando il polso dell’amica, lasciando indietro un Ron interdetto.
Quando Draco entrò nel suo dormitorio era affannato, sudaticcio, e tremendamente sopraffatto dalla situazione. Aveva fatto una cazzata, si era condannato a morte senza neanche saperlo. E la colpa, purtroppo, era solo sua. Salì velocemente le scale per arrivare nella sua stanza, trovando Zabini in piedi, ad aspettarlo. Draco voleva solo un po’ di solitudine, ma era difficile credere che anche solo uno dei suoi desideri si potesse avverare.
«Draco, sei sconvolto, cosa è successo?» chiese, Blaise, notando la sua forma non proprio smagliante. Draco sbuffò, infastidito dalle sue premure. Non aveva bisogno del suo aiuto, non aveva bisogno di nessuno. Voleva solo trovare la forza di seppellire l’accaduto nel luogo più recondito della sua mente, in modo tale da poter continuare a vivere senza sentirsi un reietto. Un povero ex mangiamorte che si era innamorato del grande e famoso Harry Potter. «Non è un tuo problema, Zabini» disse, aspro, e lo pensava davvero. Nulla, nulla nella sua vita doveva rappresentare un problema per gli altri. E Zabini, diamine, parte era anche sua la colpa! Si era immischiato, mandando a puttane la sua insolita amicizia con Harry. «Potter ti ha fatto qualcosa?» chiese, contraendo la mascella al limite del possibile. Draco sbuffò una risata per nulla divertito dalle sue parole. Odiava il modo in cui cercava di proteggerlo, odiava il modo in cui le persone lo trattavano come fosse un fragile oggettino di vetri. Chi cercava di proteggerlo, e chi invece voleva solo vederlo infrangersi al suolo e andare in frantumi. E poi c’era Harry... che lo aveva salvato senza pretese, chiedendo in cambio del tempo da passare insieme, per riscoprire quanto fossero affini,
«Zabini, non ho bisogno della tua preoccupazione. Così come non aveva bisogno che ti intromettessi tra me e Harry. Perché, guarda caso, è successo proprio ciò che cercavi di evitare: sono rimasto fottuto, e non in senso positivo» non lasciò spazio per le parole dell’altro, poiché si rifugiò nel suo letto a baldacchino, chiudendosi dentro con un colpo di bacchetta. Non avrebbe permesso a nessuno di intromettersi nella sua vita, mai più.*
Passata la domenica, Draco si convinse che l’unica cosa da fare per cancellare Harry Potter e l’incidente era quello di ignorare il ragazzo. E se Draco Malfoy era bravo a perseguitare qualcuno, era anche più bravo ad ignorarlo. Se vedeva anche solo l’ombra maschile di qualcuno che poteva anche solo lontanamente assomigliare ad Harry, cambiava direzione. Se lo incontrava nei corridoi, faceva in modo di non avere un minuto libero per essere intercettato, iniziando a parlare anche con i primini della sua casata. Evitava il campo da Quiddich e il Lago Nero come se fossero portatori di peste, e preferiva piuttosto rintanarsi nella biblioteca. L’unica persona che, oltre a lui, visitava assiduamente la biblioteca era la Granger, e di certo lei non sapeva nulla di loro due, del bacio e dell’omosessualità di Draco Malfoy. Evitava anche di rimanere nella stessa stanza con Zabini, ancora troppo arrabbiato e offeso nei suoi confronti per poter anche solo pensare di affrontare una conversazione con lui.
«Allora, il secchione di Serpeverde ha preso il posto fisso qui, eh?» disse, Pansy, sedendosi vicino a lui in biblioteca. Draco alzò di poco lo sguardo, continuando a stringere tra le dita il libro di incantesimi che stava consultando. «Sì, Pansy, posso fare qualcosa per te, o il tuo solo intento era quello di disturbarmi?» chiese, Draco, svogliatamente. Aveva evitato i suoi amici per oltre una settimana, cercando di riportare una certa stabilità nella sua vita.
«Come siamo acidi, Malfoy. Sono certo che tu sappia fare meglio di così. Le tue scenate non sortiscono più effetto, tesoro» disse, cercando di ricavare una qualsiasi reazione dal ragazzo.
In risposta Draco sbadigliò, muovendo la mano lentamente, come a voler scacciare un insetto fastidioso. E questo era ciò che rappresentava la ragazza in quel momento: un insetto fastidioso e petulante.
«Se non vuoi andare via tu, sarò io a lasciare il posto libero» spostò silenziosamente la sedia, chiudendo con un tonfo il tomo, portandolo subito al petto. Si allontanò velocemente dal tavolo, salutando con un cenno i pochi ragazzini che ancora si arrischiavano a guardarlo e a sorridergli. Ancora sovrappensiero, non notò una figura nascosta osservarlo e avvicinarsi velocemente. Fu solo quando si ritrovò spinto verso il bagno dei prefetti che si rese conto di essere stato seguito. Alzò velocemente lo sguardo, ritrovandosi la faccia di Potter vicino al suo viso. Fece una piccola smorfia, infastidito dalla presenza del ragazzo, e cercò di liberarsi dalla sua stretta.
«Potter, lasciami. Cosa vuoi?» chiese, stizzito, cercando di far lasciare la prese dell’altro dal suo braccio. Essere così vicino al corpo di Harry non facilitava il suo tentativo di dimenticare. O di fingere di essere del tutto indifferente.
Il Grifondoro sospirò, come se avesse previsto quella sua risposta. Si concesse un attimo per ammirare il bel volto di Draco: era passata una settimana, eppure sentiva così tanto la mancanza di quel ragazzo, da avere bisogno di imprimere i suoi lineamenti. Era più pallido del solito, e due profonde occhiaie contornavano i suoi occhi d’argento. Era stanco, il volto un po’ scavato, e rimaneva in piedi a stento. Eppure Hary, in quell’istante, pensò fosse comunque bellissimo. «Draco…» soffiò, ad un millimetro dalle sue labbra. Erano lì, così vicine e dannatamente invitanti. Il ricordo di quell’unico tocco fugace che era avvenuto tra le loro labbra lo tormentava, rendendo le sue notti inquieti. Non riusciva a pensare ad altro, se non quanto avrebbe voluto assaggiarle nuovamente, questa volta in modo completo. La mano destra si mosse lentamente verso il suo volto, le dita si incastrarono perfettamente tra i suoi capelli, dietro la nuca, andando a solleticare il collo. Draco rabbrividì, più per il contatto inaspettato che per le dita fredde del ragazzo, stingendo maggiormente il libro al petto, come a volersi proteggere. Eppure si lasciò sospingere in avanti dalla mano di Harry, lasciando combaciare nuovamente le loro labbra. Fu come tornare a respirare dopo essere stati sott’acqua per troppo tempo. La tensione scivolata via dai loro corpi come acqua purificante. I respiri si congiunsero, infrangendosi l’uno nella bocca dell’altro. Fu un bacio impacciato, troppo veloce e scoordinato per poter essere definito il bacio del secolo. Eppure per loro due era il bacio del secolo. Durato pochi attimi, tocchi timidi e timorosi, eppure così magnificamente giusti da lasciarli con le guance arrossate e il respiro corto.
Tornarono a guardarsi negli occhi solo quando le loro bocche furono sufficientemente lontane, e si sorrisero imbarazzati. Due adolescenti, spensierati dopo il loro primo bacio. Una sensazione a loro sconosciuta, così come era estranea la felicità che li aveva avvolti quanto entrambi avevano risposto al bacio, continuandolo.
«Ecco cosa avrei dovuto fare, la sera della partita» disse, Harry, la voce leggermente arrochita. Il biondino arrossì ancora di più, sentendo il sangue affluire fin sopra la radice dei suoi capelli. Si passò lentamente la lingua sul labbro inferiore, racimolando con la punta il sapore di Harry lì impresso, sentendo il corpo ardere di un desiderio nuovo.
«Sì, avresti dovuto decisamente fare questo» concordò, il ragazzo, allentando la presa sul libro quando Harry circondò i suoi fianchi con le braccia. «Lasciami rimediare al mio errore» sussurrò vicino al suo orecchio, per poi baciarlo nuovamente.
Il tonfo del libro che cadeva a terra fece da colonna sonora al loro bacio, accompagnando una coreografia di braccia e mani intrecciate. Il principe delle serpi si stinse maggiormente il moretto tra le braccia, andando incontro alla sua lingua e vezzeggiandola. Anche in quel caso si ridusse tutto ad una sfida, la più insolita e sensuale che fosse mai esistita: le bocche sempre pronte a sputare fuori frasi velenose, ora erano incollate indissolubilmente, intente a sfidarsi a chi cedeva per primo. E fu come quando erano in volo: quando uno si allontanava, l’altro lo rincorreva, sfidandolo, depistandolo, avviluppandolo a se stesso.
Il secondo bacio ufficiale – così Draco aveva deciso di chiamarlo – fu decisamente più audace e bagnato. Non un semplice sfioramento di labbra, ma una promessa umida ed erotica che ci sarebbero stati altri incontri.«Potter…» iniziò annaspando, Draco, dopo la terza sessione di apnea alternativa, per poi bloccarsi sotto lo sguardo torvo dell’altro. Sorrise compiaciuto, realizzando che fossero ancora piuttosto vicini, e che la sua presenza rendeva il grifone piuttosto euforico. «Harry» disse, nuovamente, ricevendo in cambio un piccolo bacio umido sul collo. Ridacchiò, sentendosi un adolescente ribelle che amoreggiava con la propria cotta contro il muro della sua scuola. «Harry… sul serio, devi lasciarmi. È ora di cena, dobbiamo andare nella Sala Grande» ridacchiò, nuovamente, sapendo che era la terza volta di seguito che ripeteva quelle parole, senza sortire nessun effetto. Il Grifondoro era piuttosto cocciuto, doveva ammetterlo. «Harry!» esclamò, leggermente stizzito, quando l’altro in risposta aveva provato a sollevargli la camicia dell’uniforme. «Va bene, va bene…» sbuffò, mettendo il broncio, facendo sorridere teneramente Draco. Si allontanò dal suo corpo, giusto il tempo di lasciar sistemare Draco, che in fin dei conti era quello più devastato dei due. I capelli solitamente ordinati, erano un groviglio informe, colpa delle dita impudenti di Harry che non era riuscito a trattenersi. La camicia immacolata e un tempo stirata a dovere, era fuori dai pantaloni e stropicciata, sempre a causa del suddetto Grifondoro.
Dieci minuti dopo, il ragazzo era completamente in ordine, impeccabile come sempre. Nessuno avrebbe potuto anche solo lontanamente pensare che fosse reduce da una sessione intensa di baci umidi e palpeggiamenti. Nessuno, eccetto Harry Potter, che ci avrebbe messo un bel po’ per eliminare gli scenari erotici che vedevano Draco protagonista. Ed erano un bel po’.
Chissà come sarebbe stato con solo la cravatta Serpeverde addosso…
«Potter! Diamine, vuoi ascoltarmi quando parlo?» chiese, esasperato, il biondino, mandando in fumo il suo piccolo sogno ad occhi aperti. Il Prescelto si schiarì la voce, cercando di darsi un contegno, e con un cenno del capo lo incitò a proseguire.
«Come ho già detto due volte, e le mura sapranno ripetere qualora fosse necessario, ritengo sia opportuno che entriamo separatamente e in momenti diversi nella Sala Grande» iniziò, attendendo poi un cenno d’assenso da parte dell’altro. «Inoltre» continuò «ciò che è successo non implica che la situazione sia appianata. Dobbiamo palare, seriamente questa volta. Fino ad allora, e solo se riterrò le tue motivazioni valide, incontri di questo genere saranno esclusi» concluse, abbassandosi per prendere il libro di incantesimi. Indugiò fin troppo, lasciando che l’immagine del suo sedere sodo si imprimesse chiaramente nella mente di Harry. Quando si decise ad alzarsi, rivolse un sorriso malvagiamente compiaciuto all’altro, avviandosi nella direzione opposta.
«Ah, quasi dimenticavo…» disse, prima di voltarsi e guadarlo dritto negli occhi. Sorrise angelicamente, per poi abbassare lo sguardo.
«Fossi in te risolverei quel problemino che hai tra le gambe» e così come si era fermato, tornò a camminare via. Questa volta Harry non stava assistendo alla fuga di Draco Malfoy, ma alla sfida più eccitante che fosse mai esistita.*
Come concordato con Draco, Harry si presentò più tardi di lui nella Sala Grande. Certo, la motivazione che lo aveva intrattenuto così a lungo non era delle più nobili, ma confidava che nessuno avrebbe fatto domande indiscrete. «Eccoti, finalmente!» esclamò Ginny, lasciandolo sedere vicino a lui. Gli aveva riservato il posto, e nell’attesa aveva riempito un piatto appositamente per lui, conoscendo la fame feroce che caratterizzava il fratello. Di fatti Ron gli rivolse un saluto annegato tra i vari bocconi che stava cercando di mandare giù, suscitando un sorriso divertito all’amico.
«Allora, come è andata in biblioteca?» chiese, Hermione, guardandolo con un luccichio negli occhi.
Harry sorrise, compiaciuto al ricordo di quanto accaduto poco pima, per poi gettare uno sguardo al ragazzo seduto alla tavolata Serpeverde. Si rese subito conto che il ragazzo guadava nella sua direzione, ma era completamente rivolto alla ragazza seduta vicino a lui. Lo sguardo carico d’odio che colpì Ginny, lo destabilizzò momentaneamente, per poi far crescere dentro di lui una strana sensazione di soddisfazione. Draco Malfoy era geloso di lui, e la cosa non poteva che intrigarlo. «Ci sto lavorando» disse infine, arrossendo sentendo l'amica ridacchiare e sussurrare “oh, non ho dubbi al riguardo”. Poco prima della fine della cena, trovò nel piatto, dove precedentemente c’era la coscia di pollo, un pezzo di pergamena arrotolato, che reclamava a gran voce la sua attenzione.
“Stasera, solito orario, bagno dei prefetti.
D.M”
Era un invito, seppur in stile Malfoy, e Harry sapeva che non avrebbe mai avuto il coraggio di non accettare un invito da parte del ragazzo di cui era innamorato da anni.
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Fiksi PenggemarDa quando Draco Malfoy è tornato ad Hogwarts, a seguito della fine della Seconda Guerra Magica, la sua vita non è più stata la stessa. Viene additato come sporco Mangiamorte, e le percosse sono all'ordine del giorno, fin quando non interviene Harry...