Draco si presentò all’appuntamento con più di venti minuti di ritardo. Non era solo una tattica prettamente da Malfoy – far aspettare qualcuno rimarcava l’importanza che aveva Draco – ma era rimasto letteralmente tutto il pomeriggio e la nottata precedente a riflettere riguardo il messaggio. Era incuriosito, ovviamente. Aveva ben chiaro in mente il ricordo del sorriso beffardo di Potter. Era quasi affascinato dalla decisione presa del grifone. Mandargli un biglietto per chiedergli di incontrarsi? Era fin troppo strano anche per il moretto. E, ovviamente, soffriva di ansia da prestazione. E se l’avesse invitato solo per deriderlo lontano da tutti? Sarebbe stato crudele, anche per Malfoy stesso. Eppure, nonostante fosse stato reticente fin all’ultimo minuto, aveva cambiato idea.
Sapere che Potter lo stesse aspettando da più di venti minuti, immobile e pazientemente, aveva smosso qualcosa dentro di lui: sentì di dover andare. Era uscito di soppiatto dalla Sala Comune, ringraziando Merlino che Zabini fosse troppo occupato a provaci con una del quarto anno per poter prestare attenzione alla sua fuga. Sgusciò via dalla porta principale e si avviò frettolosamente verso il suo appuntamento. Pensare all’incontro con Potter come ad un appuntamento gli fece contorcere lo stomaco: per pura repulsione, si disse. Camminò velocemente verso il Lago Nero, dove notò subito la figura di Potter. Era senza mantello, portava la divisa della sua casata, e Draco si concesse un attimo per ammettere che sì, Harry stava davvero bene con i pantaloni di simil velluto. Era girato di spalle, ma appena sentì i suoi passi, seppur silenziosi, si voltò di scatto, investendo il biondino con i suoi occhioni verdi. Brillavano come dei fanali nell’oscurità della sera. Si avvicinò cautamente, temendo un attacco a sorpresa del grifone, per poi darsi mentalmente del cretino: ogni volta che si erano azzuffati, aveva sempre iniziato lui. Dopo un paio di passi gli fu vicino, tanto da sentire il calore del suo braccio inondare anche il suo. Puntò gli occhi allo specchio d’acqua che era il Lago Nero, chiedendosi ancora una volta perché lo avesse invitato in quel luogo. Inconsapevolmente strinse tra le dita il pezzettino di pergamena che, il pomeriggio precedente, si era materializzato tra le sue mani durante il pranzo. Aveva faticato notevolmente per evitare lo sguardo indagatore di Zabini, ormai sua guardia del corpo, per leggere cosa dicesse. Le parole sulla carta sembravano bruciargli il palmo, ma era ben conscio che fosse normale inchiostro, anche piuttosto scadente, e non uno incantato.
«Perché mi hai chiesto di incontrarci?» chiese, infine, inquieto per quel silenzio denso che li aveva circondati. Vide con la coda dell’occhio Potter voltarsi nella sua direzione, osservandolo per un po’. Si sentiva una strana razza di animale fantastico, uno di quelli che piaceva tanto ad Hagrid, sotto il suo sguardo indagatore.
«E tu perché sei venuto?» chiese di rimando Harry, alzando un sopracciglio con fare interrogativo. Draco sbuffò forte dal naso, irritato per la sua strafottenza. «Non dovresti rispondere ad una domanda con una domanda, razza di caprone Grifondoro!» sbottò, guardandolo di traverso. Odiava il modo in cui il moro si poneva nei suoi confronti. Sempre criptico, sempre pronto a commentare e giudicare ogni sua dannata azione. Era esasperante!
Preso dalla rabbia, si girò pronto a tornare sui suoi passi, e a rifugiarsi nella sua Sala Comune, ma la mano di Potter si mosse più velocemente. Lo afferrò per il gomito, costringendolo a fermarsi. Ritrovandosi a fissare la nuca del biondo, decise, irritato, di strattonarlo all’indietro, facendolo barcollare contro il suo corpo. Il respiro di Draco si bloccò in gola, ancora troppo devastato e sconvolto per capire cosa diamine stesse succedendo. Harry lasciò la presa sul suo braccio, male interpretando il sibilo che era uscito dalle labbra stette di Malfoy. «Io- Mi dispiace, ti ho fatto male?» chiese, con una dolcezza nuova e sconosciuta a Draco. Quest’ultimo si girò lentamente, sentendo le gote andare a fuoco. Alzò lo sguardo negli occhi incredibilmente verdi di Harry, e accennò un piccolo sorriso. «No, Potter, stranamente sei riuscito a prendere l’unica porzione del mio corpo priva di lividi» si costrinse a ridacchiare, come se l’idea di avere il corpo martoriato dalle sevizie di altri studenti fosse divertente. Vide un lampo di rabbia accendere lo sguardo di Harry, poi un sospirò lasciò le sue labbra. «Vieni con me» disse, risolutivo, per poi girarsi e allontanarsi. Draco rimase al suo posto interdetto, per poi decidere che fosse più saggio seguire il grifone, che rimanere in quel luogo, da solo. Faticò a tenere il suo passo, ma non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce. Rimase un paio di passi dietro di lui, per essere certo di avere la possibilità di fuggire in ogni occasione. Era confuso, non aveva idea di dove Potter lo stesse portando.
«Hai intenzione di uccidermi e seppellire il mio cadavere in qualche luogo difficilmente accessibile?» chiese, quando lo vide fermarsi di botto. Era troppo buio per poter capire in che luogo si trovassero, e questo non faceva che insospettire ancora di più il ragazzo. Harry si voltò nella sua direzione, sorridendo. «Te l’ho detto, Malfoy, non è mia intenzione sbarazzarmi di te» fece un paio di passi nella sua direzione, per poi prendere la bacchetta e pronunciare un “lumos” velocemente. Una flebile luce rischiarò il luogo in cui si trovavano, e Draco subito lo riconobbe come il campo da Quiddich. Aggrottò le sopracciglia, confuso, guardando di nuovo Harry.
«Perché siamo qui?» chiese, sentendosi sopraffare dalla nostalgia. Aveva deciso di lasciare il Quiddich quando era tornato a scuola: non voleva fornire altre occasioni per rendere la sua vita un inferno. Sapeva che correva un notevole rischio rimanendo nella squadra dei Serpeverde. E poi, lo aveva ammesso tempo addietro, si era lasciato convincere ad entrare solo per infastidire Potter. Il volto di Harry si distese, e decise di avvicinarsi alla figura del biondino. Gli sorrise scaltramente, tenendo d’occhio le espressioni della serpe. «Facciamo una partita, come ai vecchi tempi. Solo io e te» un brivido scosse il biondo, tanto che si ritrovò a stringersi tra le sue braccia. «Potter… io- non lo so, e se peggiorasse le mie ferite?» chiese, sinceramente preoccupato. Lo sguardo di Potter si fece più affilato, e avanzò di un paio di passi.
«Ho già chiesto a Madama Chips, non crederai che io sia così stupido, vero Malfoy?» domandò, inclinando il capo a destra. Non attese una sua risposta, gli prese la mano e si incamminò lentamente. «Posso chiederti perché vuoi sfidare proprio me a Quiddich? Sono certo che ci siano centinaia di persone che si offrirebbero al mio posto» disse, scrollando le spalle. E lo pensava davvero, non era solo un modo per togliersi dall’imbarazzo. «Certo, ma nessuno sarebbe imparziale e crudele come te» evocò le loro scope, porgendo a Draco la sua. Malfoy l’afferrò leggermente tremante, e vi montò sopra velocemente. Il boccino fu liberato, diventando sempre più una macchiolina dorata che si intravedeva di tanto in tanto. In un attimo furono in volo, tutte le preoccupazioni svanite a causa del vento che sferzava tra i loro capelli. Si librarono in aria, prendendo velocemente quota, i due cercatori puntarono subito lo sguardo sul boccino tanto agognato, e si scambiarono uno sguardo di sfida. All’improvviso fu tutto come ai vecchi tempi: due rivali in campo che si conoscevano fin troppo bene. Harry sapeva che se Draco girava velocemente a sinistra era per depistarlo, perché avrebbe cambiato velocemente rotta e lo avrebbe fregato. E Draco sapeva benissimo quale fosse il punto di forza dell’avversario: saliva il più in alto possibile, volteggiando e zigzagando a destra e a sinistra, per poi scendere velocemente in picchiata e afferrare con audacia il boccino. Avevano imparato velocemente le loro tattiche, e le usavano a loro vantaggio per superare l’altro. L’assenza degli altri giocatori, dei bolidi e delle pluffe, impedì ai due di distrarsi, rendendoli ancora più agguerriti del solito. Il vento soffiava impudente, insinuandosi tra i capelli, i vestiti, fin dentro le ossa, eppure nessuno dei due sembrava dargli retta. Erano euforici, drogati di adrenalina che solo una sfida tra loro due poteva scatenare. Si guardavano, si inseguivano, si fermavano a mezz’aria per scrutarsi e poi successivamente gettarsi in picchiata. Era una corsa senza fine, dove nessuno aveva intenzione di fermarsi. Si fronteggiarono fino a quando il campo fu rischiarato dalle sottili luci dell’alba, in quel momento si resero conto che avevano passato l’intera nottata a guardarsi e a rincorrersi senza un attimo di tregua. Di comune accordo, volarono in picchiata, a pochi centimetri di distanza l’uno dall’altro, il boccino completamente dimenticato. Solo quando scesero dalle rispettive scope, si resero conto di quanto i muscoli dolessero. Harry aveva i muscoli delle gambe completamente contratti, incapaci di rilassarsi dopo ore di sforzo continuo. Draco, d’altra parte, sentiva i muscoli della schiena dolere. Il dolore alle costole era stato completamente dimenticato, qualsiasi dolore, fisico o meno, era stato eclissato dal senso di pace che quella bizzarra sfida gli aveva regalato. «È stato... wow» sussurrò, quando furono entrambi capaci di respirare senza annaspare. Harry gli rivolse un sorriso radioso, lo sguardo illuminato dalla gioia aveva un effetto destabilizzante sul corpo di Draco. Si sentiva stregato, ammaliato da quegli occhi verde smeraldo. «Sono contento che tu sia stato bene» disse, stringendosi tra le spalle, con fare timido. Erano entrambi sudati, i capelli appicciati alla fronte, eppure un enorme sorriso contornava i loro volti. «Ti ringrazio, Potter. Non avevo idea di quanto mi mancasse volare libero» confessò, abbassando lo sguardo sulle mani strette tra di loro. Si sentiva incredibilmente in imbarazzo, come se confessare la sua improvvisa felicità fosse un reato. Come se a lui non fosse concesso di essere felice.
«Draco?» sussurrò, Harry, guardandolo ad una spanna di distanza. Il biondo trattenne il fiato, stordito dalla vicinanza di Harry al suo corpo. Sentiva il suo sguardo farsi sempre più penetrante ed insistente, al fine di fargli alzare gli occhi sul suo volto. Lentamente alzò il volto, andando ad incontrare le due pozzi verdi, ora completamente illuminate dalla luce timida del Sole, appena sorto, e si sentì completamente spoglio. Ogni sua insicurezza era stata messa a nudo, ogni suo segreto era reso pubblico dal suo volto. Sentì le ginocchia tremare, ed era certo sarebbe crollato al suolo se non fosse stato per la presa ferrea di Potter. Cinse delicatamente, ma con fermezza, i suoi fianchi, facendo aderire completamente i loro corpi. Harry inspirò forte dal naso, continuando a tenere lo sguardo fisso nei suoi occhi. «Cosa stai facendo?» pigolò, Malfoy, sentendo le gote bruciare. Harry spalancò gli occhi, come se si fosse appena svegliato da un sogno vivido, ma non si scostò dal suo corpo. «Voglio... voglio assicurarmi che tu arrivi sano e salvo nel tuo dormitorio» disse, con un tono per nulla convincente. Eppure Draco finse di credergli, annuì lentamente, accennando anche un timido sorriso. «Stai cercando di diventare il mio Salvatore personale?» chiese, ilare, cercando di smorzare la tensione. Il grifone non sembrò capire la battuta, ma annuì comunque. Sembrava perso in un mondo tutto suo, e a nessuno era concesso di entrarvi. Lasciò lentamente la presa sui suoi fianchi, afferrandogli però la mano. Si avviò lentamente verso l’ingresso dalla scuola, camminando come un condannato a morte. Ed effettivamente si sentivano così entrambi: condannati a tornare alla realtà, dove non c’era spazio per le sfide notturne. Harry mantenne la promessa, lo accompagnò fino all’ingresso del suo dormitorio, per poi attendere che oltrepassasse il quadro.
«Beh allora ci vediamo, Potter. Grazie ancora per la bella serata.»
Solo quando la figura del biondino fu sparita tra le mura della casata verde-argento, Harry si concesse di tornare indietro. Si sentiva in trance, il cervello costantemente concentrato a ripetere in loop il susseguirsi delle scene che aveva vissuto con il biondino. Sentiva ancora il palmo bruciare, doveva aveva stretto la mano di Draco. Quando entrò nel suo dormitorio, e si avvicinò al proprio letto a baldacchino, si rese conto di una cosa oltremodo evidente: voleva rivedere Draco. Le poche ore che gli erano state concesse quella notte non sembravano abbastanza, non erano abbastanza per lui. Si sentiva in sintonia con il biondino, come se potesse davvero mostrarsi come realmente era. Una sensazione simile l’aveva solo provata con Hermione e Ron, eppure... eppure in quel caso era diverso. La complicità che sentiva con Malfoy, il desiderio che sentiva di rivederlo era... era semplicemente diverso. Diverso in un senso mai provato prima. Controllò che Ron stesse dormendo, e ne abbe la conferma quando sentì un leggero ronfo provenire dal suo letto. Sgusciò velocemente sul suo letto, chiudendo con un colpo di bacchetta le tende, rifugiandosi nel buio sicuro del suo letto a baldacchino. Prese la riserva di pergamene che aveva sotto il materasso, e iniziò a scribacchiare velocemente con la piuma, sentendo il familiare grattare della punta sulla pergamena. Non volle neanche concedersi un attimo per chiedersi se stesse facendo la cosa giusta; firmò velocemente e si diresse in fretta verso la gabbia di Edvige. Le accarezzò con riverenza il dorso, sentendola tubare felice, per poi consegnarle il messaggio. Lo legò alla sua zampetta, e dopo averle dato le giuste istruzioni, la liberò, osservandola volare felice verso il piano della casata Serpeverde. Rilassò le spalle quando non fu più visibile al suo sguardo, e si lasciò sprofondare sul materasso, crollando addormentato poco dopo.
Non molto lontano da quella stanza, un ragazzo dai capelli biondi e gli occhi grigi ricevette un messaggio, segretamente atteso, e si lasciò cullare dalle poche e semplici parole che la pergamena riportava.
“Domani, stesso posto, stesso orario
H.P”
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Perfect
FanfictionDa quando Draco Malfoy è tornato ad Hogwarts, a seguito della fine della Seconda Guerra Magica, la sua vita non è più stata la stessa. Viene additato come sporco Mangiamorte, e le percosse sono all'ordine del giorno, fin quando non interviene Harry...