Anche quella notte lo stesso sogno. Poi la sveglia.
Trovai un po' di voglia di alzarmi dal letto e andai in cucina trovando mia madre già sveglia che preparava la colazione emozionata.Anche io ero abbastanza emozionata, da quel giorno sarebbe stato tutto nuovo, e io la volevo vedere come un'opportunità per ricominciare da zero. Non che la mia vita nel paesino di prima fosse brutta o altro, ma in un posto simile, dove le voci circolano molto e si modificano con il passare del tempo, si erano diffuse voci alquanto fastidiode sul mio conto, non potevo camminare per strada senza sentirmi urlare dietro frasi come: " arriva la troia di turno", oppure "ecco quella che si è portata a letto mezza città", eppure avevo 14 anni e su alcuni ambiti ero ancora innocente, anche se le cose le capivo al volo. Volevo ripartire da zero con una nuova reputazione, nuovi amici e magari con una storiella d'amore.
In realtà dicevo di non voler avere più a che fare con storie d' amore e fidanzati, stavo cercando di autoconvincermi ma ogni volta sentivo come questo bisogno di avere una persona a cui connettermi, a cui appartenere e che appartenesse a me, ero ancora piena di speranze.Finita colazione andai a lavarmi la faccia, i denti e andai a vestirmi.
Non ero la solita protagonista delle storie d'amore che si veste semplice e umile, in realtà ero piuttosto eccentrica, quel giorno sarei andata a vedere la nuova scuola e a dare i fogli per l'iscrizione al corso di arte, dopo quel giorno ogni volta che avrei messo piede nella scuola sarei stata in divisa, quindi col cavolo che mi sarei vestita semplice. Mi misi una gonna di jeans plissettata, delle calze a rete e un top verde fluo, infine le mie adorate buffalo nere.Quando finimmo di prepararci io e mia mamma salutammo mio fratello che stava guardando la televisione e scendemmo le scale per poi entrare in macchina e partire.
La scuola era abbastanza distante da casa mia, infatti avrei dovuto prendere il pullman durante l'anno scolastico, un problema per me che ho l'abitudine di arrivare in ritardo, fortunatamente la nuova casa era vicino alla fermata del pullman.
Arrivammo al plesso liceale, mancava ancora una settimana prima dell'inizio della scuola, ma era già piena di ragazzi che portavano avanti e indietro scatoloni con libri, foto, disegni.
Incantata da quell'atmosfera vivace smisi di prestare attenzione a dove camminavo e andai a sbattere contro qualcuno facendo cadere tantissime carte per terra. Per un attimo pregai che fosse un bel ragazzo pronto a fare conoscenza, ma quando aprii gli occhi mi ritrovai davanti un signore sudato che raccoglieva nervosamente quelli che erano i fogli di iscrizione a ciascuno dei licei presenti nel plesso. Mi guardò irritato per poi dirmi:" Levati di mezzo ragazzina sono di fretta!" mi spintonò e scappò via di corsa. Che tipo strano.
Quando mi girai vidi mia madre che rideva a quanto appena successo, alla fine risi anche io, non perchè mi faceva davvero ridere tutto ciò, ma per far contenta mia madre, non era la prima volta che fingevo di fare qualcosa di mia sponte solo per mia mamma, mi sentivo come in dovere di farlo anche se mi sembrava una cosa estremamente triste.
"Azzurra, cosa ne dici, vado a fare delle commissioni e poi torno a prenderti, tu fai un bel giretto del campus e vai a dare i fogli dell'iscrizione al corso di arte" mi porse i fogli.
La salutai e iniziai ad incamminarmi per i corridoi della scuola.
La mia curiosità mi portò alla ricerca di quella che sarebbe diventata la mia classe, 1^A scienze umane, camminai a lungo per poi arrendermi al fatto che in questi corridoi senza fine non avrei trovato la mia classe senza chiedere a qualcuno.
A quel punto sentii una voce dietro di me :
"Ehi tu! Per favore mi daresti una mano a portare questa roba?"
Quando mi girai trovai un ragazzo pieno di scatoloni e borse che mi guardava.
"Oh ok, dove devi andare?" gli chiesi.
"Nel laboratorio di arte" posò tutte le cose per guardarmi in faccia.
Era davvero bello, era abbastanza alto e moro, aveva degli occhi sottili e uno sguardo un po' distratto, portava gli occhiali, indossava dei jeans strappati, normali scarpe da ginnastica ed una maglietta a maniche corte bianca, alle dita aveva qualche anello. Rimasi per un attimo incantata,
-Azzurra non provarci, non osare farti neanche un film mentale, non sei qui per provarci con il primo che passa, poi chissà quanti anni ha- mi ripetevo in testa.
Poi mi ristabilizzai.
"Oh perfetto! Era una delle mie mete!"
"Benissimo! Puoi prendere quello scatolone, io prendo queste borse."
Lo seguii per l'edificio in silenzio finchè non arrivammo davanti a una porta di legno con un cartello con scritto laboratorio di arte.
Il ragazzo aprì la porta rivelando una stanza disordinata e piena di colori, teli bianchi sul pavimento e tende sporche di vernice a separare la stanza in tre parti: L' "ingresso" con una scrivania di legno piena di fogli e carte, qualche statuetta di argilla e molti dipinti colorati sul muro, una parte piena di fotografie, e un'altra parte che però da quella prospettiva non si vedeva bene, essendo quella più infondo.
Entrammo facendo attenzione a non inciampare in qualche secchio o pennello per terra e appoggiai lo scatolone dove mi venne indicato.
Mi sistemai la gonna e mi guardai un attimo in giro, per poi incrociare lo sguardo del ragazzo.
"Scusami, non mi sono presentato, sono Jeongin, sono al terzo anno del liceo artistico. Tu come ti chiami?" mi fece un sorriso più lucente della luce stessa.
"Io mi chiamo azzurra, devo fare il primo anno del liceo delle scienze umane." dissi con un filo di voce.
"Sei piccola allora! Comunque grazie mille azzurra, spero di vederti ancora! "
"Ah a proposito, cosa dovevi fare qui?" mi chiese.
In quel momento fu panico.
Non ricordavo dove avevo messo i fogli di iscrizione e mi stavo già immaginando con quale coltello mi avrebbe spellato mia madre, ma il bellissimo ragazzo davanti a me mi picchettò sulla testa con un plico di fogli e sorridendomi disse:
"Ti servono questi? Li avevi appoggiati sullo scatolone prima di portarlo qui." diede una sbirciatina sul foglio.
"Non ci credo, ti vuoi iscrivere al corso di arte??" era più emozionato di mia madre quella mattina, e ce ne vuole.
"ehm si, perchè?" non mi rispose ma iniziò a correre di qua e di la per la stanza, poi tirò fuori il suo telefono, digitò un numero e non esitò a chiamare.
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Sapphire [Hyunjin x Reader]
Romanceuna ragazza che non prova nulla per nessuno se non per se stessa e un ragazzo abbandonato a sè e tenuto in vita solo dall'arte.