Chapter 11

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Dopo quella giornata il mio obbiettivo principale fu riportare Hyunjin a scuola.
Quasi ogni pomeriggio andavo sotto casa sua e tutte le mattine prima in pullman gli scrivevo un messaggio.
Le cose migliorarono parecchio in una sola settimana, infatti, Hyunjin rispondeva al citofono appena suonavo la prima volta, e può darsi che scambiasse anche qualche parola.
Mi piaceva passare il tempo con Hyunjin, ma stargli troppo vicina poteva rovinarmi.
Perdevo di vista il mio obbiettivo, avevo poco tempo per studiare, e in più Yeonjun mi stava tenendo d'occhio, presto avrebbe detto qualcosa.
Per questo, in primis, non volevo accettare l'incarico di Chan. Ne ero consapevole.
Ed ero ancora più consapevole del fatto che ora che ero così vicina, non c'era modo di farmi allontanare dal ragazzo dai tristi occhi blu che aveva catturato la mia attenzione.

"Hyunjin , come mi descriveresti con solo tre aggettivi?"
Aspettai qualche secondo.
Dita incrociate in attesa di una sua risposta.

Dopo una manciata di secondi sospirò.
"Intelligente, strana e spaventosa." Ne seguì una risatina.

"Cosa intendi per spaventosa?!" Chiesi infastidita.

"Non avevo mai visto uno gnomo arrabbiato." ribattè dall'altra parte del citofono.

Stava tornando.

"Allora, se io sono strana tu sei stranissimo! Poi sei interessante, e infine triste." Sul punto di finire la frase realizzai che magari l'utimo aggettivo non era il più adatto alla situazione, ma non dissi nulla al riguardo.

"Già..." fu quello che sentii provenire dal citofono.

Poi rimasimo in silenzio. Uno simile a quelle infinite ore dietro l'ultima tenda di quel piccolo laboratorio colorato.
Ma io sapevo che dall'altra parte c'era ancora Hyunjin, e Hyunjin sapeva che da questa parte c'ero ancora io.

La mia suoneria mi avvisò che qualcuno mi stava chiamando.
Seungmin.

"Pronto?" 
Misi in viva voce per non escludere Hyunjin.

"Hey Azzurra, Hai da fare? Se sei in giro ti va di raggiungerci alla caffetteria vicino alla stazione? Siamo io, Jeongin e Felix."

"Certo, va bene." chiusi la chiamata.

"Hyunjin vuoi venire anche tu?"

Nessuna risposta.

"Va bene così, immaginavo, io vado, torno domani!" Dissi mentre mi alzavo e pulivo bene la gonna.

"Grazie mille Azzurra."

"AL posto di ringraziarmi, vedi di riprenderti!" dissi cercando di far rallentare il mio battito cardiaco.

Mi diressi alla caffetteria per vedere gli altri.

Raggiunsi la mia meta ed entrai trovando i ragazzi seduti ad un tavolo che parlavano e mangiavano spensieratamente.

Che bella atmosfera di cui potevo privilegiare.
Spesso pensavo quanto la gente desse per scontata la vita.

Ragionavo sul fatto che la morte forse spaventava tanto le persone, perchè nonostante le diverse religioni in cui fingevano di credere, alla fine erano ossessionati dalla paura che dopo la morte ci fosse il nulla.
Il nulla fa molta più paura del paradiso, del purgatorio e dell' inferno, perchè non si può immaginare, non puoi farti una minima idea di come sarà, perchè non esisterai nemmeno te.
E questo fa ancora più paura perchè la concezione del non esistere è incomprensibile per noi, e ci spaventa tanto quanto ci attrae.
Siamo così abituati a svegliarci la mattina e pensare, esistere, che quasi ci stufiamo, e sottovalutiamo questa semplice cosa.
Non potevo evitare di pensare che la coscienza fosse la cosa più preziosa che avessimo.
L'abilità di pensare è ciò che ci permette di esistere, e l'abilità di comunicare è ciò che ci permette di esistere nella vita degli altri.
La lingua per me era ciò che ci permetteva di vivere anche al di fuori del nostro corpo.
Ero convinta che le persone più sfortunate del mondo fossero quelle che per diversi motivi non riuscivano a comunicare con l'esterno.
Più una persona riesce a fare ragionamenti elevati, e comunicarli, più è fortunata, pensavo.

Sapphire [Hyunjin x Reader]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora