Chapter 10: Una pagina di diario.

14 0 0
                                    

Oggi si è tenuto l'incontro online con il signor Kim.
Ha detto che dovrei avere un diario dove regolarmente scrivo come mi sento, Dice che potrebbe aiutare a mettere in ordine i miei pensieri.
Quindi eccomi qui.

Non so davvero da cosa iniziare, oggi ho l'umore a terra, la testa mi fa male da tutti i pensieri che ho in testa.

Il senso di colpa che mi prende perchè non riesco a comportarmi normalmente con i miei amici ed essere sincera con loro.

Io semplicemente non mi posso fidare di nessuno.
Mi sono abituata da sola a tutto ciò.

Quelle volte in cui non potevo dire tante cose ai miei amici perchè sapevo bene fossero informazioni sensibili.
Quando mi sono dovuta trovare obbligata a mentire su cose per le altre persone normali perchè pensavo mi avrebbero messo in pericolo.
Quando per ogni persona con cui avevo a che fare dovevo pesare le mie parole e vederla come un nemico.
Ho dovuto prendere in giro i miei amici, che infondo non ho mai avuto, solo per proteggermi.
Quando avere un'opinione oggettiva sulla realtà era impossibile perchè in giro sentivo una cosa, e a casa ne sentivo un'altra.
Tutte quelle dannatissime volte in cui ho dovuto sentirmi sbagliata per come ero.
Tutte quelle volte in cui pensavo di non essere sola e poi pensavo :" e se scoprissero come sono davvero?" e poi ero presa dall'ansia.
Quelle volte in cui tremavo dalla paura solo per il motivo di essere tornata a scuola, perchè se mi fossi fatta sfuggire qualcosa non so cosa mi sarebbe successo.
Eppure il peso di questi momenti non me lo ricordavo.
In questo momento è come se mi fosse tornato tutto addosso.
Mi dispiace, me.
Adesso è passato ma è rimasto da qualche parte quel periodo della mia vita, dove tutto mi sfuggì di mano.
Io non avevo segreti, ma ora, è come se fossi sempre sotto copertura.

Prima di ciò ero già io, ma i miei problemi non erano granchè, anche se sapevo perfettamente che nulla di quello che avevo contava per me.
Ma dopo, i problemi adolescenziali e tutto il resto sono arrivati tutti insieme creando una nuova versione distinta di me stessa.

Adesso le lunghe chiacchierate notturne mi spaventano tanto quanto mi attraggono.
Adesso disprezzo il contatto fisico tanto quanto lo desidero, il mio disprezzo per esso è pari al mio estremo bisogno di ottenerlo.
Ma odio l'idea di riceverlo da qualsiasi persona che io conosca in questo momento.
Sto parlando di quello vero, di contatto fisico: non un abbraccio per salutarsi o che, un vero e proprio abbraccio con il solo e unico scopo di coccolarsi e confortarsi a vicenda.
Odio e disprezzo l'idea di ricevere un abbraccio simile da una persona qualunque, compresi i miei familiari. Soprattutto loro.
Ho un'estremo bisogno di piangere e buttare fuori tutto ma il mio livello di fiducia è sotto terra anche verso me stessa.
Non tanto la coscienza, che non oserebbe mentirmi, quanto l'inconscio. Non mi fido del mio inconscio.
Penso di piangere perchè il mio fidanzato mi ha lasciato, e invece piango perchè non ho più controllo di una persona, e non sono più speciale per quella.
Non mi fido degli altri, non mi fido del mio inconscio ma non mi fido nemmeno del mio corpo.
Non è passato molto da quando ci ho pensato su.
Odio questa parte di essere donna, il ciclo.
Non mi interessa tanto il sangue o il dolore, ma gli sbalzi d'umore.
Sono la cosa che odio di più.
Un giorno mi concedo di piangere pensando a quanto io ami una persona e il giorno dopo ho le mestruazioni e magicamente il motivo del pianto diventa stupido. Lo odio. Amando davvero tanto quella persona smetto di piangere, perchè non voglio usarla come scusa per il mio stupido sfogo. Ha senso?
Non piango da mesi per questo motivo, o se lo faccio continuo a ripetermi: "non c'è un vero motivo per cui piangi" "sei una bambina viziata".
Eppure ora mi è appena passato il ciclo, non mi ha lasciato nessuno, è una normalissima giornata, ma sono qui a scrivere su una pagina con le dita tremanti.
Questo è il mio pianto silenzioso.
É il mio modo di urlare a squarcia gola.
Funziona, in parte.
Alla fine voglio solo mollare finalmente tutto, mi viene da piangere solo all'idea. Forse per il sollievo.
Vorrei urlare a tutti tutto quello che penso e scoppiare a piangere davanti a tutti.
Vorrei essere la vittima per una volta.

Ma non è ancora ora. Non posso semplicemente farlo. Non segue le regole del mio piano.
Non segue le regole del grandissimo peso sulle spalle che mi ritrovo, e che ho creato io stessa.

Non voglio dire che è difficile, perchè non mi fido della mia concezione di difficile.
Magari un'altra persona al posto mio salterebbe di gioia dalla facilità della mia vita, eppure in qualche modo sembrano tutti più indietro di me, il che rende me l'unica rimasta indietro e che non riuscirà mai a raggiungere gli altri.

In classe io guardo, come ho sempre fatto.
Ci sono diciannove studenti, un professore.
Le persone che seguono sono dodici più qualche individuo che lo fa a intermittenza.
Le persone che guardano il telefono sono cinque, mentre delle due rimanenti una mangia e l'altra si guarda in giro, io.
Le persone non mostrano particolari segni di agitazione o tristezza.
Cinque persone in tutta la classe dicono continuamente di avere depressione o ansia a livelli relativamente gravi.
Di queste persone una, durante le pause fa il giro della classe dicendo che prende le gocce per l'ansia.
Ma alla fine dei conti, le gambe che tremano, sono tre.
Due delle ragazze con depressione e ansia, e la mia, ma ancora non posso dire nulla perchè non mi fido della mia concezione di ansia.
Eppure io conosco bene l'ansia.
La gamba che non riesce a stare ferma fino al momento in cui il corpo si trova senza sensi nel suo letto, l'interno guancia squarciato dai morsi, le cuticole sanguinanti, le unghie morse o strappate, i graffi sul collo, i capelli che cadono. Il mio corpo sta cedendo ma non so come fermarlo.
Forse è per questa mia poca fiducia che i rapporti con gli altri sono così inquinati, almeno nella mia visione. Perchè gli altri non sanno che quando mi parlano dei loro problemi io faccio copia e incolla di frasi dette e ridette. Ma quando parlo io e mi danno una risposta stupida arrivo a casa a pugnalarmi mentalmente per aver detto troppo.
Anche solo un semplice dire che non mi affeziono facilmente è troppo per me. A questo punto mi chiedo: quanti dei miei amici mi conoscono?
Non ho mai avuto paura di rimanere da sola, visto che lo ero.
Ma ora, forse per aver davvero sperimentato la delusione di avere qualcuno che ti apprezza in tutto ciò che sei, mi sento il cuore fermare davanti alla realtà.
Io sono sola.
Per questo la mia mente ha iniziato a creare questa persona che mi sta vicino tutto il giorno apprezzandomi sinceramente.
È da ormai più di sei mesi che mi sveglio e vado a letto con una persona inesistente che mi proibisce di essere sola.
Immaginare che ci sia qualcuno vicino a te per colmare la tua solitudine, peggiora solo le cose, l'ho capito. Ma non ci sarebbe stato nessun altro in grado di farlo.
Eppure oggi mi è crollato addosso il mondo perchè io credevo finalmente di amare qualcuno. Invece era solo perchè credevo che mi fosse più vicino di quello che poteva, quindi la solitudine non mi colpiva.
E invece eccola qua. Anche la persona più cara che avrei mai potuto avere, non mi era cara, anche lei, non mi era vicina, ed io non la amavo. Tutte le volte che mi veniva in mente urlavo a me stessa che la amavo, forse per autoconvincermi. Certamente gli sono grata, perchè nonostante tutto è chi ha fatto di più per starmi vicino.
Ma forse non è proprio vero che la amo.
La parte peggiore è che io non ci credo, e so perfettamente che domani tornerà tutto come prima, e questa giornata svanirà nel nulla, sarò di nuovo felice e mi immaginerò come questo amico immaginario che non mi fa stare da sola.
Questa consapevolezza mi uccide.
Mi manca il respiro al pensiero che quello che io dico sia reale.
Io ancora sto sperando che qualcuno mi stia guardando e possa amarmi così. Però ora non ho tempo di guarire. Devo preparare tutto per il futuro.
Voglio che questa cosa sparisca perchè è una vera e propria tortura.
Eppure è strano, come l'uomo preferisca il reale al bello.
In effetti è bello quando sento che qualcuno mi vede piangere o scrivere qualunque cosa sia questo, ma non lo voglio perchè non è reale, non capisco. Voglio essere libera.
Se mai riuscirò a fare quel grande passo vorrei dirlo alla persona che, almeno spero, di amare più di tutte, voglio che mi dica che è fiera di me. Sei fiera di me?
Perchè mi viene da piangere all'idea?
Poi sarò felice, quando raggiungerò il mio obbiettivo? Domani dirò di sì, oggi sono incerta.
Di solito sono piena di speranza e determinazione, ecco la differenza con oggi. Quindi questa è solo una stupida giornata, e come voleva dimostrarsi, la mia voglia di piangere oggi era stupida, non piangerò.
Alla me di domani: guarisci e ricorda.

_______________________________

Spazio autrice:

questo capitolo è davvero speciale per me, e ce ne saranno altri di questo tipo.
Se non avete capito qualcosa non è importante per la storia, ma serve molto ad arricchire il personaggio di Azzurra.

Purtroppo non posso rendere il messaggio più chiaro di così, questo perchè è una cosa che ho scritto riferendomi alla realtà ed ho deciso di metterlo in questo libro ma ho voluto modificare il meno possibile.
Quindi oggi doppio aggiornamento.
Spero vi piaccia<3

Sapphire [Hyunjin x Reader]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora