Chapter 7

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"Quindi vivi in comunità?"
"Deve essere stata dura." Dissi mentre Jeongin mi passava una tazza di the.
"Abbastanza." Disse lui sedendosi al tavolo.

Sua sorella era con un educatrice a giocare, mentre io conoscevo un lato un po' buio del mio amico.
Mi raccontò che sua madre era instabile mentalmente e suo padre a quel tempo non voleva figli.
Mi disse che lo picchiava da quando ha ricordo.
Aveva paura di tornare a casa perchè non sapeva di che umore sarebbe stato il tiranno che aveva in casa.
A scuola arrivava, anche quando era caldo, con le maniche lunghe per nascondere le cicatrici sulle braccia, e il fondotinta di sua madre per nascondere, per quanto possibile, quelle sulla faccia.
Non parlava mai con nessuno, o almeno, ci provava, ma non riuscì mai a stringere un'amicizia.
Aveva comportamenti strani vicino agli altri: se qualcuno gli si avvicinava troppo o troppo in fretta si spostava di corsa o si copriva con la mano; se qualcuno voleva anche solo battere il cinque si spaventava e indietreggiava.
Ma apparte questo, non aveva interessi.
Il suo unico hobby era studiare per compiacere i genitori.
"Portare a casa buoni voti per fare felice il papà, così non mi avrebbe picchiato." Diceva il povero bambino seduto davanti a me.

Mi raccontava che era solo in seconda media, quando per lo stress, per la solitudine, per la stanchezza, cadde in depressione.
Iniziò a praticare autolesionismo.
Le sue giornate erano monotone e spente, le passava tra scuola e studio individuale, e nei pochi momenti liberi si rinchiudeva in bagno a guardarsi allo specchio urlandosi parole d'odio e piangendo silenziosamente.
Così da non dare fastidio a nessuno.
Come un insignificante margherita in un vasto campo fiorito che viene continuamente calpestata e che nessuno ricorderà.
fu quello stesso anno che nacque sua sorella Jiwoon.

"Con la sua nascita la mia condizione peggiorò.
Era come se mi avessero sostituito dopo tutto il mio impegno.
Dopo tutta la mia vita che era solamente dedicata a loro." Disse con l'anima piangente.

"A quel punto mi arresi completamente, smisi di studiare, smisi di coprire le mie ferite, che peggioravano per l'ira di mio padre. Io non sentivo più niente di quello che mi faceva lui. Presto una mia insegnante si accorse che c'era qualcosa che non andava nella mia vita e informò gli assistenti sociali.
Da poco tempo dopo quell'evento io vivo qui.
Ho imparato ad amare chi davvero mi ama.
La mia sorellina non ha mai fatto nulla di male, eppure a quasi un anno è stata portata via dalla sua famiglia. Adesso voglio riempire gli spazi lasciati dai miei genitori." Continuò il ragazzo.

"E come ti sei interessato all'arte se non avevi nessun tipo di interesse?" Chiesi presa dal discorso.

"Non so se lo sai, ma Seungmin ha sempre vissuto nella casa davanti a quella in cui abitavo io, e in terza media mi si è avvicinato e abbiamo stretto un buon legame quasi subito."

Il mio silenzio gli fece intendere di andare avanti.

"É stato il mio primo amico.
Era sempre paziente e comprensivo nei miei confronti.
Lui faceva già la prima superiore all'artistico e mi ha introdotto all'arte ed io me ne sono subito appassionato, specializzandomi nella fotografia. Quell'anno per il mio primo regalo di compleanno ricevetti da lui una macchina fotografica." Concluse.

"Sono felice che tu ora stia bene." gli sorrisi.

"Ora sto davvero bene. Sono anche diventato abbastanza socievole, ma ho ancora da migliorare sotto alcuni punti di vista. " disse per poi fare un movimento losco togliendosi la camicia.

"Cosa stai facendo??" ammetto che arrossii un pochino a vedere i suoi addominali, non erano esagerati, pero c'erano e si vedevano.

Mi mostrò meglio le braccia facendomi notare delle cicatrici lungo tutti gli arti.

Poi si girò sulla schiena, una bella schiena con delle belle spalle larghe.
Era piena di cicatrici di tagli e lividi.
Erano i segni di tutte le cinghiate...

Sapphire [Hyunjin x Reader]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora