Chapter 12

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Un'altra giornata come le altre.
La mia vita poteva stravolgersi completamente o rimanere esattamente come prima, ma il mondo non ne avrebbe comunque saputo nulla.
Ero sul pullman per scuola, Jeongin stava dormendo sulla mia spalla mentre io, appoggiata al finestrino, osservavo la gente che iniziava la propria giornata.
Alcuni parlavano al telefono.
Alcuni stavano aprendo i loro negozi.
Ogni giorno il mondo é pieno di emozioni contrapposte che inquinano o purificano l'aria.
La gente é triste, felice, arrabbiata.
Ogni giorno la gente ha una scelta.
Ogni giorno la gente ha una possibilità.
Ogni giorno una persona nasce e una decide di finirla lì.
Ogni giorno perdiamo qualcuno o creiamo un nuovo legame.
Ma ancora il giorno dopo la giornata riinizia e ci creiamo una nuova routine per inventarci una nuova realtà.
Ancora alla mattina io mi svegliavo per andare a scuola.
Ma ancora la mia vita era monotona e piena di ansie nonostante la mia consapevolezza di quanto vivere sia strettamente collegato ad essere liberi.
Ma forse la libertà é troppo per l'uomo.
Forse ne é spaventato, é per questo che per vivere costruisce sulla semplicità della vita concetti complessi come la società, con le sue regole troppo articolate.
La gente per me era un elemento di studio così interessante e noioso allo stesso tempo.
Era così incomprensibile ma prevedibile allo stesso tempo.
La gente per me si divideva in interessante e noiosa.
La gente noiosa era quella che prevaleva nel mondo.
Quella prevedibile, che pensava con il senso comune, che poteva sembrare produrre ragionamenti stuzzicanti, ma invece erano le frasi fatte prese da un qualsiasi libro di poesia.
Le persone che pensano di essere diverse ma sono diverse insieme ad altre mille persone.
Io ero inconsciamente alla ricerca delle persone diverse da sole, quelle diverse anche dai "diversi".
Stavo cercando l'opinione di una persona che sarebbe stata contestata da tutti.
Dicevo al riflesso nello specchio che stavo cercando qualcuno di interessante ma forse stavo solo cercando qualcuno come me.
Probabilmente non avevo nulla di contrapposto ai "diversi noiosi", forse ero una di loro con qualche complesso di superiorità.
Quella era l' unica verità della mia anima che non riuscivo ad accettare.
Però nessuno ancora era riuscito a provarmi che il mio ragionamento era sbagliato.
La gente che si apriva a me mi parlava di problemi superficiali.
Non trovavo interesse nei loro litigi con gli amici, con i genitori, nella loro voglia di seguire i loro sogni.
Erano tutte storie da protagonista di un libro.
Quella ragazza diversa che sta a casa e legge invece che andare a ballare, perché lei trova libertà in dei mondi fantastici che non possono esistere nella realtà.
Poetico, ma finisce lì.
Ne avevo sentite ormai di storie così, erano tutti comunemente diversi ormai.
O forse ero io che non avevo interesse per la vita.
Non mi ero mai impegnata per altre persone al fuori di me.
Se anche apparentemente un mio gesto potesse sembrare un puro gesto di altruismo, dietro c'era un risvolto positivo per me.
Ricordavo a me stessa il più possibile che non ero una bella persona, tanto da riuscire a conviverci con piacere.
Ero in un rapporto di amore e odio con me stessa.
Più che altro mi amavo così tanto da detestare i miei comportamenti a volte.
Ma finché sei da solo e lo sai non c'é nessun problema.
I problemi arrivano quando ti affezioni a una persona tanto da voler essere migliore per questa.
É pesante perché la tua coscienza,  continua a punzecchiarti con il senso di colpa per ogni piccolo atto ingiusto che compi.
Per questo cercavo di evitare i sentimenti.
Mi risvegliai dai miei pensieri quando Jeongin alzò la testa per grattarsi e poi rimettersi sulla mia spalla.
Lo guardavo.
Osservavo i suoi bei tratti e pensavo.
Chissà quali sono i suoi pensieri più profondi.
Era strano pensare che la gente potesse effettivamente fare ragionamenti profondi.
La mia psiche era in continuo contrasto, le persone erano noiose, ma comunque interessanti da studiare, erano banali, ma estremamente complesse, le amavo tanto, ma mi disgustavano terribilmente.
Ero fermamente convinta che l'esistenza fosse contraddittoria.
Nella mia opinione la vita non aveva un senso, ma era proprio questo a renderla così bella.
Tutti si preoccupavano di cercare il senso della vita, ma era uno spreco di tempo, si inventavano teorie e storie fantastiche, ma nessuno poteva confermare nulla.

Un po' per convinzione, un po' per comodità mi prefissai il punto fermo per cui la mia nascita, l'esistenza in sé non avesse un senso, ma proprio per questo siamo liberi di vivere come meglio crediamo, non abbiamo una missione da svolgere, un obbiettivo da raggiungere.
E se la vita non ha senso, non può essere coerente a se stessa, perciò ammettevo tutte queste contraddizioni nella mia psiche e nel mondo.
Il mio obiettivo era essere incoerente e non aver paura di mostrarlo.
Quindi di viaggiare con la vita senza una meta.
Stavo pianificando tutto, così che un giorno mi sarei costruita una realtà basata sui miei ideali e avrei perso tutto.
Avevo questa attrazione permanente verso il concetto di "perdere tutto" perché é da lì che parte la vita.
Era una rinascita e da lì non avrei avuto nulla da perdere.
Il mio obiettivo era quello di essere in una condizione di ripartire da capo con tutte le cose che appresi lungo la strada, e finalmente poter vivere.
Nel presente.
Perché io non stavo vivendo.
Mi stavo preparando per vivere.
E se fossi morta su quel bus quel giorno, non avrei mai avuto la possibilità di esistere.
Esisteva azzurra la ragazza egocentrica e brava a scuola, la figlia perfetta, ma io come intero, con i miei pensieri più profondi e nascosti, sarei rimasta chiusa nella mia mente.
Per questo dovevo arrivare a quel giorno in cui avrei potuto parlare e non studiare ogni mia mossa, avrei potuto vivere senza preoccupazioni con il solo scopo di vivere.
E questa vita, queste persone, questo posto, era tutto di passaggio.
Spostai di nuovo lo sguardo su Jeongin.
Rimasi in silenzio cercando di fare tacere anche il senso di colpa che sentivo dentro.
L'ho sempre saputo, che per quanto ci provassi a legarmi con gli altri non ci riuscivo, ma questo perché inconsciamente, o forse più a livello di subconscio, sapevo che era perché io sarei andata via da tutti appena avrei potuto, e non volevo che nulla mi frenasse.
Stavo illudendo tutte le persone attorno a me, e a volte anche me stessa.
Ma la mia vita mi andava bene così, avrei pagato per questo quando sarei stata sola.
Per mia fortuna il prezzo da pagare corrispondeva con la mia libertà.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 04, 2023 ⏰

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