Capitolo tredici

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Nico mi sta rincorrendo con un mestolo in mano e il grembiule legato alla vita che sbatacchia da una parte all'altra, gridando che vuole uccidermi (ironico, non trovate? Poche ore fa mi ha salvato dal coma etilico).

Come ci siamo arrivati a questo punto?

Beh, ecco, dopo avergli raccontato la mia stupenda mattinata di ieri, Nico ha deciso che voleva consolarmi con dei biscotti fatti sul momento, ma non ha considerato le mie pessime doti culinarie.

Corriamo per la cucina come due idioti, dopo che gli ho 'accidentalmente' buttato la farina addosso.

È che sono negato per la cucina, ma Neeks ha insistito per farsi aiutare e questo è il risultato.

Oltrepasso l'isola della cucina, accovacciandomi su di essa e sfuggendo per un pelo a un pezzo di impasto che mi viene lanciato.

"Grace, se ti prendo sei morto!" grida, ricaricando le sue munizioni e tirandomi il mestolo nel mentre.

Lo schivo per poco, scoppiando a ridere. "Andiamo, sai che non potresti vivere senza di me!" rispondo, e Nico sta per ribattere quando la porta si apre.

Una testa bionda sbuca dall'ingresso e due occhioni blu pieni di rimpianto fanno capolino, osservando la scena.

Nico ci mette meno di un secondo a ricomporsi, correndo tra le braccia spalancate del suo ragazzo.

Will gli tuffa il naso tra i capelli pieni di farina, iniziando a starnutire subito dopo. Nico si stacca, ridacchiando piano, ma sporgendosi lo stesso a baciare Will.

Distolgo lo sguardo, è un loro momento e voglio evitare di metterli a disagio. "Mi dispiace, non avrei dovuto comportarmi così, Jason ha bisogno di te ora" sento dire dalla voce bassa e pacata di Will, ma non me ne curo quando sento una puzza di bruciato invadere la casa.

Corro verso il forno, completamente nel panico.

Apro lo sportello, il fumo mi appanna gli occhiali.

"Neeks, i biscotti! Abbiamo bruciato i biscotti!" piagnucolo.

♡♡♡♡♡

Sto uscendo dall'università con Annabeth, quando una donna dai capelli neri, sulla trentina, mi si staglia davanti.

Non la riconosco, credo abbia sbagliato persona.

Tento di passare oltre con Annie affianco, quando la donna mi prende il braccio. "Jason? Sei tu?" la sua voce mi gela sul posto.

Non l'avevo riconosciuta.

Non avevo riconosciuto Thalia.

"Cosa vuoi?" chiedo, stizzito.

Non ho voglia di perdere tempo con lei.

Annabeth è perplessa. "Jas, questa chi è?" si acciglia. "Sono sua sorella Thalia. Tu sei la sua ragazza?" mi strozzo con la saliva, tentando di non scoppiare a ridere in modo troppo sguaiato. "No, non è la mia ragazza" la guardo, si è alzata dall'ultima volta che l'ho vista, ha messo le forme nei punti giusti, è magra.

"Non hai risposto al telefono" dice, guardandomi storto.

"Allora io vado, dico a Percy che non puoi andare a casa sua oggi?" fa Annabeth, ma già ho poco tempo da passare con Percy, non me lo farò portare via da una donna che si è ricordata ora di avere un fratello sperduto da qualche parte a New York.

"No, ci metto poco" ci lascia soli, fisso i suoi occhi glaciali. "Non hai risposto al telefono" sussurra nuovamente, inviperita, lo sguardo che si abbassa progressivamente. "Non l'avrei fatto nemmeno se mi avessi chiamato un miliardo di volte" rispondo, acido.

"Jassie...Jason, è passato tanto tempo, è vero. Ma sono pur sempre tua sorella, sono la tua famiglia" questa frase mi fa infuriare più di qualsiasi altra cosa. "Piper è mia sorella, Nico è mio fratello, tu non sei niente per me" mi guarda ferita, ma non me ne importa nulla, in questo momento.

"Tu ti sarai rifatta una vita, immagino, avrai un marito, dei figli, degli amici, e chi se ne frega del fratellino scassapalle mollato a New York che ha seguito le orme della mamma, giusto?" mi volto, continuo a camminare.

Non so perché gliel'ho detto, non ero costretto.

Vorrei solo che le importasse, che mi chiedesse cos'è successo, come ne sono uscito, come sto ora.

"In che senso?" sussurra, seguendomi. "Oh sì, giusto, tu non lo sai. Stavo per fare la fine di Beryl, e probabilmente se tu ci fossi stata non starei avendo una ricaduta, ma infondo a te che importa? Chiusa questa conversazione te ne ritornerai dalla tua famiglia ovunque tu sia finita" sbotto, fermandomi.

"Sto con una persona, ma non è un uomo. Non è un problema, vero?" sono incredulo. Di tutto quello che ho detto, lei si concentra su questo?

"Sono gay, Thalia, e anche se non lo fossi stato non me ne sarebbe fregato un cazzo se ti scopi un uomo o una donna, perché non so nemmeno chi tu sia in questo momento" sputo, come fosse veleno, come se con queste parole potessi farle percepire tutti gli anni di sofferenza e mancanza che mi ha causato.

Accelero il passo, questa volta non mi segue.

Giro l'angolo, aspetto che se ne vada, poi torno indietro e mi dirigo verso casa di Percy.

♡♡♡♡♡

Quando varco la soglia di quella casa, Annabeth non c'è per una visita medica e Percy mi accoglie sorridendo.

Tento di dimenticare tutto quello che è successo oggi, così mi ritrovo a sbattere Perce addosso al muro e ad attaccarmi stile ventosa alla sua bocca.

Inizialmente mi asseconda, quando poi capisce che sto piangendo si stacca e mi prende il viso fra le mani.

"Jassie, cosa c'è? Perché piangi?" distolgo lo sguardo dal suo viso, vederlo così preoccupato mi fa male.

Troppo male.

Non voglio che si preoccupi per me, non voglio che stia male perché sto male io.

Perché se mi amasse mi sentirei meno in colpa.

Saprei che merito la sua preoccupazione, il suo interesse.

Saprei di non essere un giocattolo, un passatempo.

Ma io, un 'ti amo' da parte sua, non l'ho mai sentito.

"Oggi è comparsa Thalia, quando sono uscito dall'università. Ha parlato di famiglia e di mia madre e io le ho quasi urlato contro" borbotto, poggiando la fronte sul suo sterno per nascondermi da quello sguardo.

Percy ha degli occhi stupendi, ma a volte li odio.

Sono così verdi e chiari e riescono a leggermi in una maniera che non credo sia possibile per chiunque altro.

Quando alzo la testa mi sorride, sporgendosi e lasciandomi un bacio a fior di labbra.

"Ora ci riposiamo un po', va bene? So che ieri hai bevuto troppo, altrimenti non saresti sparito così" sto già per iniziare a scusarmi, quando lui mi ferma con un dito sulla bocca.

"Va bene così, Jas, non fa niente. Suppongo che tu sia stanco" mi guida in camera sua nonostante io sappia benissimo dove si trovi, mi fa stendere sul letto e mi abbraccia, intrecciando le nostre gambe.

Quando mi addormento, mi rendo conto che, da quando abbiamo iniziato questa pseudo-relazione, è la prima volta che dormiamo insieme senza prima aver fatto sesso.

è apparsa una Thalia selvatica molto arrabbiata, ma nel prossimo capitolo iniziano i casini :))

Choose me~JercyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora