Sono consapevole che gli altri mi fissano, tentano di comprendere quello che mi viene detto al telefono.
Sinceramente, anche io cerco di afferrare il significato di quelle parole. Sono poche lettere, frastagliate e singhiozzanti.
Affilate.
'Annabeth non ce l'ha fatta' mi dice la voce di suo padre, dopo avermi chiamato dal telefono dell'ospedale.
Non vorrei versare lacrime, decisamente ne farei volentieri a meno. Tuttavia, non me ne curo, almeno in questo momento. Mi lascio andare, impreco dopo che il padre di Annabeth riattacca, continuo a inveire contro non so chi per almeno dieci minuti prima che gli altri comprendano la situazione. "Era...era il padre di Annie, vero?" uggiola Piper, con un filo di voce. Le parole trascinate, lamentose, stanche. Annuisco e basta, alzandomi.
"Spero che tutti le abbiate detto ciò che volevate dirle" sussurro, e credo davvero alle mie parole.
Quello che mi fa più male è che Jason non ne abbia avuto l'opportunità.
Un'altra lacrima mi solca la guancia quando mi lancio sul sedile della mia auto, aspettando pazientemente che Nico mi raggiunga. Non mi ha detto nulla a riguardo, ma so che vuole passare a dire qualche parola al padre di Annie. "Neeks" dico, nel silenzio della macchina.
Non abbiamo nemmeno acceso la radio. Io, cercando un pretesto per aprire il discorso. Lui, probabilmente, per rimuginare.
Mi guarda, lo osservo con la coda dell'occhio cercando di cogliere la sua espressione. Non voglio che ce l'abbia con me per Annabeth né con sé stesso per Jason. Purtroppo sono eventi che non possiamo controllare e che non ci competono.
Non possiamo prevederli o impedirli, ne sono consapevole, ma vorrei che anche lui capisse questa verità fondamentale. Questa realtà. Che non tutto ciò che succede intorno a te dipende dalle tue scelte. "Neeks, non è stata colpa tua, non avresti potuto impedirlo" capisco di aver colpito il punto giusto quando lo sento singhiozzare sul sedile accanto a me. Svolto al semaforo e continuo. "Probabilmente a quel punto ci saresti stato tu al posto di Jas e lui avrebbe sofferto molto più di quanto faccia ora" lancio uno sguardo al ragazzino rannicchiato accanto a me, una misera ombra di ciò che Nico di Angelo è in realtà.
Ne ha passate tante, troppe, e se Jason non dovesse svegliarsi più, probabilmente Neeks ne uscirebbe distrutto.
Arriviamo in ospedale, parcheggiamo. Nessuno dei due ha il coraggio di scendere. Chi riuscirebbe a guardare in faccia un padre che ha perso la figlia? Chi riuscirebbe a guardare in faccia il padre della figlia che ha tradito? Non riuscivo a guardare lei, figuriamoci suo padre.
Alla fine, a trascinarci fuori dall'auto è il solo pensiero di quell'uomo straziato dal dolore e dalla perdita che aspetta una parola di conforto da parte di qualcuno. Entriamo nell'ospedale, faccio un breve cenno al padre di Annie, un sorriso triste e poi lascio Nico a parlare con lui, voglio dar loro un po' di tempo da soli.
Io, nel frattempo, mi dirigo al piano di Jason. Fuori dalla sua stanza trovo una donna sulla trentina, i lunghi capelli castani raccolti in una treccia e lo sguardo minaccioso. Ignoro le sue occhiatacce ed entro nella stanza, notando immediatamente che Jason non è solo.
Accanto a lui è seduta un'altra donna, capelli neri a caschetto e giacca color argento sopra dei jeans e degli stivali di pelle. La osservo, mi schiarisco la voce per farmi notare. "Tu devi essere Thalia" esordisco, l'astio traspare dalla mia voce nonostante non lo volessi.
Insomma, lei si presenta qui dopo anni che non si fa sentire e vedere per piangere Jason, che oltretutto non è morto, come se non fosse sparita? Chiedo perdono se non mi sembra la mia futura migliore amica.
Le porgo la mano, più per educazione che per vero interesse. So chi è, so cosa ha fatto. So cosa non ha fatto. "Sono Percy" mi presento, lei stringe la mia mano poco convinta, poi le si illumina lo sguardo. "Oh sì, la ragazza bionda ti ha nominato l'altro giorno, com'è che si chiama?" chiede, alzandosi dalla sedia. "Si chiamava Annabeth" rispondo, e senza volerlo parlo al passato. Non sembra accorgersene e se lo fa decide di ignorare la questione annuendo.
Si sistema la giacca, mi sorride, mi saluta e esce dalla stanza, lasciandomi finalmente libero di far scorrere gli occhi su Jason. Il suo corpo è pieno di lividi e contusioni, il braccio ingessato è sollevato e legato verso l'alto, la testa fasciata e gli occhi chiusi.
Nella sua bocca e nel naso entrano dei tubi. Tubi che gli permettono di respirare. Che gli permettono di vivere. Il volto tumefatto stona con le lenzuola candide come la neve appena caduta, ma l'unica cosa che noto davvero sono gli occhi chiusi. Perché non li apri, quegli occhi? So che vuoi. So che ci stai provando. Ci sono Leo, Nico, Piper che ti aspettano qui.
Ci sono io.
Ora che possiamo avere la nostra storia, quella che volevamo, esattamente come la volevi tu. La relazione perfetta. Ed è brutto da dire, perché la nostra vita si fonda sulla morte di qualcun altro, ma è così.
Ora, ora è il nostro momento.
E nessuno può rovinarlo, nessuno deve intaccarlo. Tu aprirai gli occhi, mostrerai a tutti quell'azzurro che il cielo invidia e farai capire che nessuno può abbattere Jason Grace.
Nessuno.
O forse, a volte non serve un qualcuno per distruggere una persona.
A volte basta un qualcosa.
A volte bastiamo noi stessi ad autosabotarci.
Nemmeno mi accorgo che ho iniziato a parlare ad alta voce. "Perché hai deciso di farmi questo, eh?! Non potevi stare più attento? Guarda come mi hai ridotto, io che piango per qualcuno. Io! Ti rendi conto della gravità della situazione?!" esclamo, inizio ad alterarmi non poco.
Sono arrabbiato, non con lui ma in generale.
In troppo poco tempo mi sono state portate via due persone importanti per me, mi sono state strappate dalle braccia senza alcuna pietà. Cerco di non urlare, non voglio attirare le infermiere e i medici. "Perché...?" piagnucolo, poggio la fronte sul materasso, gli occhi serrati.
Forse aspetto che accada come nei film, che una mano si posi fra i miei capelli e mi faccia capire che la persona che aspetto si è svegliata, che è viva. Che sta bene.
Anche stavolta una mano si posa fra i miei capelli, ma capisco subito che non è quella di Jassie. Questa è troppo sottile, troppo piccola e magra per essere sua. Alzo lo sguardo, Nico mi fissa col suo sguardo munito di occhi semichiusi e labbra screpolate.
"Credo che tu debba andare a salutare il padre di Annie, poi andiamo a casa. Tra due giorni ci sarà il funerale di Annabeth, vedi di non mancare" mi rimprovera, o meglio, io lo interpreto come un rimprovero, ma so che è quello che dovrei fare e basta.
Mi alzo, lascio un bacio sulla fronte di Jason ed esco dalla stanza, le lacrime ancora intente a seccarsi sulle mie guance.
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Choose me~Jercy
Fiksi PenggemarCome si faceva a diventare il segreto di qualcuno? Com'era possibile che Jason si fosse fatto sfuggire le cose di mano? !Percy Jackson AU! !I personaggi non sono miei ma di Rick Riordan! !È una storia molto (all'incirca, non è proprio il termine ada...