Splendono gli occhi, e il cuor
e le membra assieme al soave
lieto grido di gioventù tua
vergine ancora. Splendesti
sotto un fior di primavera leggiadro
e poi corresti tra i campi,
le rose e le spighe di grano.
Fanciullo. Potessi ora cogliere
un po' del tuo angelico canto.
Fuori riposano i grilli e distraggon
le stelle. È sonnifera
la melodia della pace.
In casa, su una sedia ti
osservo gridando i tuoi occhi
e squarcia tenerti la mano
in sù la morte, che osserva.
Un barlume dorato, affannato,
illumina quello strazio
angosciante, e sul fondo mio figlio
malato e muto mi dice silenzio.
Vuol ascoltare là fuori,
non conosce l'angoscia
eppure io mi sento crollare.
Son misere le mie lacrime. Sa meglio
di me e dei miei rammenti
che vuol dire morire.
Questa poesia è stata scritta da me. Non scrivo la parafrasi né il commento, perché vorrei che qualcuno riuscisse a coglierne il significato da solo. Mi limito a dire che parla di un padre che vede suo figlio giovane morire. Sul resto, se vi va, rifletteteci e magari scrivete un commento. Spero vi sia piaciuta.

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Vento sonnifero
PoetryQuesta è una raccolta di poesie e racconti, che fungono da spunto per ricavare riflessioni profonde sul senso delle cose e delle emozioni. È uno specchio aperto sul cuore, per consentire a tutti di cogliere il riflesso affannante dei pensieri.