Poesia n.1

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Splendono gli occhi, e il cuor

e le membra assieme al soave

lieto grido di gioventù tua

vergine ancora. Splendesti

sotto un fior di primavera leggiadro

e poi corresti tra i campi,

le rose e le spighe di grano.

Fanciullo. Potessi ora cogliere

un po' del tuo angelico canto.

Fuori riposano i grilli e distraggon

le stelle. È sonnifera

la melodia della pace.

In casa, su una sedia ti

osservo gridando i tuoi occhi

e squarcia tenerti la mano

in sù la morte, che osserva.

Un barlume dorato, affannato,

illumina quello strazio

angosciante, e sul fondo mio figlio

malato e muto mi dice silenzio.

Vuol ascoltare là fuori, 

non conosce l'angoscia

eppure io mi sento crollare.

Son misere le mie lacrime. Sa meglio

di me e dei miei rammenti

che vuol dire morire.

Questa poesia è stata scritta da me. Non scrivo la parafrasi né il commento, perché vorrei che qualcuno riuscisse a coglierne il significato da solo. Mi limito a dire che parla di un padre che vede suo figlio giovane morire. Sul resto, se vi va, rifletteteci e magari scrivete un commento. Spero vi sia piaciuta. 

Vento sonniferoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora