Poesia n.6

33 2 2
                                    

Attimo (4 settembre 2022)

Chiuso tra mura

pungenti una

gabbia smarrita,

accolgo pietoso

la carezza ombrosa

di una notte lontana

abilmente intrisa di

sospirate stelle, e poi

un misero, dolce,

languente sussurro

dei colli, oltre

risplende forse la luce,

ora tace ora appare,

come suono di tromba

nel sogno passato.

Ferma sospesa

nell'aria increspata

la mia mano 

una ferita

che grida parole

che non riesco a capire.

Tremo e penso:

la poesia è spirito.

Commento

In questa poesia rifletto su tema del dolore, che si manifesta interiormente nell'incapacità di scrivere una poesia. L'uomo, che potrei essere io o una parte di me, sta in una casa e si sente soffocato, così tenta di scorgere ciò che la notte gli offre: le stelle e il sussurro dei colli, cioè i rumori che vengono dalle montagne, inclusi quelli di un paese vicino, infatti si dice "oltre risplende forse la luce", luce simboleggiata dai lampioni o da qualsiasi gruppo di uomini. Questo sussurro è instabile, si sente e non si sente, dipende dalle voci, dalla chiacchiera, ed è "un suono di tromba nel sogno passato", ovvero un suono che si ricorda in un sogno, ma che appare indefinito, vago, perché il sogno si è dimenticato. L'uomo chiede poi alla notte di tenere ferma la sua mano e aiutarlo a scrivere, perché la mano (metafora della sua mente) grida parole che non riesce a capire, cioè lui vorrebbe scrivere qualcosa ma non sa come, che parole usare etc. Infine due versi: la poesia è spirito, è vita, non una sciocchezza, per tale motivo l'uomo ha fatica.

Vento sonniferoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora