Poesia n.2

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Lontano

Infinite orme, che al levante

escono al treno, avanzano

storte nella via e questa

gremita chiude amorevole

il sussurro eterno dei suoi

figli incolti. Oh, sfacciato è

tenere il pianto! Perché

il coro ultimo di crudel

castigo ama esser cullato,

ma si tace la vergogna e

il gemito appresso e di

funesto pensier si trasfigura.

La mia donna sta ormai

lontana, al di là del colle

polveroso e di memoria

si nutre il cigolio antipatico

del mio respir cedente.

Ma resisto, tiro la gamba

dura una pietra e rugge

il mio volto in rovina la

disperata miseria, e poi si

eleva in punta di piedi,

silenziosa e sfumata,

l'infame nostalgia di

esser baciati. 


Mi sembra doveroso, ogni volta, precisare che le poesie sono scritte da me. Questa, a cui ho dato il titolo di "Lontano", parla di un uomo, appena arrivato in stazione, che ricorda sua moglie lontana. Non inserisco né parafrasi né commento. È giusto che il lettore ne tragga le proprie conclusioni, seppur contrastanti fra esse. Se volete scrivete un commento, mi farebbe piacere ascoltarle. 

Vento sonniferoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora