capitolo 19

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Il ricciolino si alzò di fretta, nel tentativo di calmare i due che si ringhiavano contro. Notò anche gli sguardi curiosi che si alzarono su di loro. <Per favore, smettetela.>

In seguito alle sue parole, la donna scoppiò a ridere e si abbandonò con poca grazia sulla panca, poggiando il viso sul palmo aperto della mano e gli rivolse uno sguardo divertito.

<Tranquillo broccolo, stavo scherzando, puoi stare tranquillo. Almeno per adesso. > invitò i due a risedersi davanti a lei e, riluttanti, lo fecero. <Però sono curiosa, > disse, poggiando entrambe le mani ai bordi del tavolo e prese a dondolarsi all'indietro, come farebbe una bambina. <parlami della tua vita da nobile. Cosa vi definisce "diversi" da noi? >

Izuku abbassò gli occhi verso i suoi polpastrelli della mano destra, aperta sul tavolo e rivolta verso il tetto. Rifletté parecchio prima di trovare le giuste parole per rispondere a quella domanda. Poi, con tono serio e tranquillo, rispose semplicemente. <Nulla.>

Lo sguardo confuso della donna lo portò a continuare il suo discorso, anche sotto gli occhi vigili del biondo al suo fianco, velatamente curioso.

<Purtroppo questo rimane ancora solo un mio pensiero: Niente ci porta ad essere diversi, siamo pur sempre persone, nati sotto lo stesso cielo. Avere un titolo, uno status sociale affermato, lo stesso sangue della "famiglia"... Non definisce una persona. Siamo solo chi decidiamo di essere. > si fermò solo per prendere un profondo respiro, non smettendo di fissarsi le punta delle dita. < Non nasciamo buoni o cattivi, ricchi o poveri, ci adattiamo alle circostanze. La mia colpa, > si voltò infine verso Katsuki, l'espressione colpevole e malinconica. < è stata quella di adattarmi alla mia nuova vita, pur di sopravvivere e ho dimenticato me stesso. >

Quel fiume di parole, risultarono essere indirizzate dritte dritte verso il cuore scalpitante del biondo.

<Oh, quanto mi trovo d'accordo con le tue parole, ragazzino. > una voce nuova si aggiunse al gruppo, strappando i tre ai loro pensieri e la figura di un ragazzo avanzò fino a poggiarsi di schiena al tavolo, incrociando le braccia al fianco di Mirko. La donna sbuffò, perdendo il divertimento davanti l'albino dal perenne ghigno in volto.

<Tutte quelle cazzate non ci definiscono, se non le nostre scelte e la nostra etica. >

<Dabi, che palle che sei. Mi stavo divertendo con i novellini. > gli rivolse un'occhiataccia, contraccambiata dall'indifferenza, e con un semplice cenno le intimò di andarsene. <Avrai occasione per farlo ancora Mirko ma non oggi. > le disse ridacchiando, mentre offesa la donna gli rivolse le spalle andando via.

Il ragazzo, che i due avevano sentito chiamarsi Dabi, mise un ginocchio sulla panca preferendo non sedersi e squadrò la ciotola rovesciata e la zuppa macchiare il legno. <Se vuoi riempirti lo stomaco, dovresti muoverti e prenderne un'altra. > si guardò attorno con disinvoltura, vedendo un ragazzino passare di fianco a lui con una ciotola fumante e, come se nulla fosse, gliela sfilò dalle mani.

Un suo semplice sguardo bastò a mettere in fuga il ragazzino contrariato, che dovette rifare la fila per il pasto, mentre Dabi posò il piatto sotto il naso del ricciolino, incredulo e confuso. Katsuki cercò di non mostrare la sua evidente gelosia a quel gesto, ma l'albino lo beccò in pieno.

<Non guardartemi in quel modo marmocchi, siete sotto la mia ala protettrice. Ordini di Tomura. > disse abbozzando un ghigno e lasciandosi scappare una risatina sotto le loro espressioni perplesse. <Avete anche risolto il problemino del collare, bene. Una seccatura in meno. > poggiando entrambi i palmi aperti sul legno, Izuku notò quanto grandi fossero e le lunghe dita sottili con alcune porzioni di pelle rovinate, sporse il busto oltre il tavolo nella loro direzione.

𝑨𝒏𝒐𝒕𝒉𝒆𝒓 𝑳𝒐𝒗𝒆 {Bakudeku}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora