capitolo 54

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<Ti distruggo, pezzo di merda.>

Palpare l'aria era impossibile, ma captarne la tensione era facile visto che si inoltrava come un velo nebbioso e scendeva fino ad appesantire il muscolo cardiaco e a farlo battere con più insistenza.

Muscolar era finito a terra, a pochi metri dal muro spalancato dopo esserci finito contro e con Akemi sopra che lo teneva sotto tiro con uno dei suoi pugnali puntati alla gola. Era stata veramente rapida, praticamente aveva percepito le sue intenzioni dal solo movimento del braccio e lui, considerata la sua costituzione smisuratamente corpulenta, non era stato in grado di scansarsi. Benchè gli arti superiori fossero liberi come le gambe, non era tanto avventato da scagliarsi contro la ragazza, non ancora almeno. Al momento, era lei ad avere il pugnale dalla parte del manico e non avrebbe scommesso un solo dito sul suo fallimento nello squarciargli la carne. A giudicare da come si era fiondata su di lui, le possibilità che gli tagliasse la testa superavano i cento senza troppi problemi, ma lui non se ne stava preoccupando, anzi: quei suoi piccoli occhi tondi stavano scoprendo da tutti i teli dorati la sfrenata sorpresa che in qualunque altro vigliacco si sarebbe tradotta in paura. Ovviamente, lui non era uno qualunque.

<Tks, come osi, maledetta mocc-- ugh!> stoppato bruscamente, percepì una violenta paralisi alla gola, in aggiunta a un formicolio piuttosto difficile da trascurare <Taci.> disse nel far aderire la punta del suo pugnale contro la pelle scura di lui <Non hai alcun diritto di parlare.>

Gli era balzato addosso come un felino al culmine della sua caccia. Per qualche istante, la sua figura era svanita dalla visuale dell'uomo e il ritrovarsela così vicina non gli aveva permesso di difendersi o di respingere il suo assalto. L'impatto era stato tale da farlo cadere all'indietro, senza neppure concedergli il tempo di poggiare la mano per sostenersi ed ora era lì, a terra, con la schiena schiacciata contro il pavimento gelido dei sotterranei e il collo tenuto in ostaggio dalla lama ricolma d'odio della bionda. La vena che il suo tono aveva assunto era ansimante, come se stesse cercando di trattenersi, ma senza comunque nasconderne grandemente la novità. Con le minuscole iridi oscure, Muscolar guardò come quei dolci e sottili lineamenti si fossero tanto induriti da sfigurarsi per lui.

Lui, la causa primaria, colui che aveva innescato quel macchinario dal meccanismo complesso e dal prodotto semplice, era testimone di qualcosa di veramente raro, unico se si poteva definire. Vedere una persona arrabbiata non era nulla di eclatante o stupefacente, ma tutto cambiava se ad essere animata da tale ferocia era una persona insospettabile, a cui quel sentimento non poteva venire imposto forzatamente: per la prima volta, gli occhi color rubino di Akemi, illuminati da sfumature candide e pacifiche come il suo animo, scintillavano in preda ad una fiamma così grande e imperiosa da poter essere vista anche da lontano. Akemi era arrabbiata, lo era per davvero, tanto che la furia, oltre che uscire dal suo stesso corpo, le aveva reso la mano impugnante il pugnante rossa come il sangue.

Vi era un tornado in lei che aveva spazzato via come una tempesta di sabbia la sua ponderatezza, la sua tranquillità e l'innata dolcezza, sotterrandoli, lasciando emergere quella personalità mai esistita nel suo animo innocente, ma che tanti avevano creduto di vedere per via della sua indesiderata natura. Avvertiva tutta sé stessa come un continuo gonfiarsi e la crescente calura che l'accompagnava la stava scombussolando come fosse ubriaca fradicia, con la sola differenza di essere perfettamente lucida, tanto da avere una visione doppiamente chiara di quello le stava attorno.

<Tu non hai idea di come io mi senta in questo momento> sibilò con voce rantolante e profonda <Non ne hai idea, ma saprai sicuramente perché mi senta così, fottuto bastardo...>

Tutta una serie di ricordi stavano sfilando nella sua mente con una carica tale da rendere il suo tono ancor più basso, ma prossimo alla rottura per quel sentimento secondario che stava accompagnando il disgusto di aver incrociato così bruscamente quel volto, arrivando a cancellare il piccolo particolare che tutti gli arti di lui, testa esclusa, fossero liberi. Ma quello non si muoveva e non perché provasse paura o fosse rimasto sbigottito dalla reazione della più giovane, al contrario: in una qualche maniera, si sentiva soddisfatto di essere riuscito in una tale impresa. Ogni uomo aveva il suo diavolo, ma quello della piccola Akemi non l'aveva mai visto nessuno, ne tantomeno, se ne erano scorte le ali. Muscolar aveva sempre impiegato il tempo a nutrire in silenzio il suo, per tal motivo non se ne era mai interessato...  fino a quel momento.

𝑨𝒏𝒐𝒕𝒉𝒆𝒓 𝑳𝒐𝒗𝒆 {Bakudeku}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora