capitolo 55

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Lasciò che Touya si destreggiasse nell'aprire rapidamente le catene mentre lei pronunciava il suo nome. Le iridi tremanti andarono a posarsi sul torace scoperto che continuava ad alzarsi sempre più lentamente per poter essere considerata un’andatura normale.

Decise allora di verificare se gli occhi la stavano ingannando oppure no: timidamente e con le labbra serrate, allungò il braccio sino ad arrivare a sfiorare con la propria mano una delle guance pallide, semicoperte dai capelli. La tentazione di chiudere gli occhi o di distogliere lo sguardo era forte quanto la sua cautela nello sporgere l’arto.

Quel respirare annaspante, il corpo ridotto a uno straccio, ferito e solcato da rivoli spessi e scarlatti… Stava soffrendo senza aver modo di difendersi. Tremava per gli spasmi come un piccolo animaletto soffocato da un bufera di neve gelida e priva di sentimenti. Stava male.

I capelli biondi gli ricadevano in avanti con qualche ciuffo ondulato. A parte quei tremiti involontari, Keigo era distante anni luce da quella cella, in un mondo di cui neppure lui sapeva l’esistenza.

"Chissà dove sei..." si chiedeva Akemi  senza interrompere quel piccolo contatto. Forse anche lui a volte se lo era chiesto quando era lei a sparire in uno dei suoi mondi per evitare che qualcosa la ferisse però questa volta non c’era un abbraccio dentro cui rifugiarsi o una fortezza dove barricarsi aspettando che il pericolo passasse.

Non c’era nulla di tutto ciò che aveva saputo stupirla fino alle lacrime, ma andava bene, non c’era niente di cui preoccuparsi: era arrivata in fondo, trovando la cella che poche volte aveva tentato di immaginare nella sua mente e ciò era bastato per ricomporre quel suo animo di fanciulla che aveva sempre conservato una parte di quella triste bimba coi fiori in mano. Era.. Si era sollevata, non c’era altro modo per dirlo. Felice a tal punto da voler piangere perché tale era stata l’emozione nel poterlo toccare, di aver compreso, da far sparire in lei quella punta di rabbia per le tante cose fatte. Se mai avesse potuto incatenare i suoi occhi a quelli color ambra di lui, forse un po’ vacui per le sue condizioni, lo avrebbe guardato con fare colpevole e magari gli avrebbe dato un bacio qualora lui le avesse domandato perché piangesse.

L'albino liberò il primo polso del ragazzo e subito lo rinchiuse tra le sue dita lasciando che si appoggiasse su di lui; cercò di tenere più sciolta che potè la stretta ferrea del suo tocco, i suoi polsi erano già visibilmente arrossati e tagliati. Non appena anche l’ultima serratura venne fatta scattare, il corpo di Keigo si lasciò andare completamente su Touya, che lo abbracciò interamente per poi farlo girare delicatamente cosicchè appoggiasse la testa sul suo petto, con le gambe beatamente distese mentre scivolavano giù.

La gola di lei si chiuse nel guardare finalmente quel volto contornato da tanti simpatichi ciuffetti biondi. Percepì il moto di colpevolezza salirle fino ai occhi, spingendoli a socchiudersi per contenere il bruciore, tamponando così anche la bocca sul punto di balbettare. La solarità che aveva sempre segnato il viso del ragazzo ora aveva lasciato il posto a lineamenti stanchi e sudati, scossi da tremiti febbricianti. Il respiro caldo e ansimante si infrangeva per tutta la cella senza riuscire ad essere fermato e la sua pesantezza era paragonabile a quella delle palpebre che gli coprivano gli occhi neri.

Deglutendo rumorosamente, Keigo annaspò l’ossigeno con foga, incespicando nel tentativo di risucchiarlo per gonfiare i polmoni e favorire così una respirazione normale.
L’espansione improvvisa della gola bruciò, come se dei residui di cenere bollente fossero venuti a contatto con le umidi pareti di quest’ultima: durò poco e diminuì di intensità nel giro di qualche secondo ma senza sparire del tutto. I muscoli, quei pochi rimasti svegli, gli formicolarono come per far sentire le loro stridule voci protestanti, indolenzite più fisicamente che moralmente.

𝑨𝒏𝒐𝒕𝒉𝒆𝒓 𝑳𝒐𝒗𝒆 {Bakudeku}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora