Londra

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11 luglio 2021

Giacomo's pov

<<Raspa...>> sospira Manuel posandomi una mano sulla spalla e sedendosi affianco a me <<Stasera c'è la finale... sei pronto a dichiararti alla tua Nali?>>

Con ancora un pezzo di brioches in bocca, mi paralizzo e strabuzzo gli occhi girandomi lentamente verso il mio compagno di squadra; lo fisso per qualche istante e poi scuoto velocemente la testa.

<<L'hai detto tu, no?>> chiede Domenico affiancandoci <<Se vinciamo gli Europei glielo dirò>> mi canzona il calabrese.

Ingoio il pezzo di brioches al cioccolato che ho in bocca cercando di non strozzarmi e mi giro verso quest'ultimo <<Sì, ma io...>> le parole mi muoiono in gola, sapevo di aver fatto la cazzata più epocale della mia vita dicendo quella frase <<Io... io non pensavo che... beh, chi l'avrebbe mai detto che saremmo arrivati in finale?>> chiedo retoricamente appena ritrovo un barlume di lucidità.

<<Il mister ha sempre creduto in tutti noi e ci ha sempre detto che saremmo arrivati dove tanto aspiravamo, quindi, caro Giacomo, non arrampicarti sugli specchi e mantieni le tue promesse>> si intromette anche Chiesa, cosa vuole anche lui adesso? Bastavano tre persone a ribadirmi costantemente quanto sono codardo <<Adesso, non so di che promesse stiate parlando ma presumo sia una cosa importante. Fatto sta: se anche non è una cosa così importante, le promesse si mantengono Raspa, sempre e indipendentemente dalle situazioni, e adesso pensiamo a vincere questa finale!>> anche lui mi dà una pacca sulla spalla e si allontana per poi sedersi ad un tavolo assieme a Barella.

<<Voi mi state bullizzando!>> esclamo stizzito con l'intento di alzarmi e prendere un'altra brioches dal buffet perché, si sa, due brioches sono meglio di una sola e strafogarmi di cibo forse potrebbe farmi bene in questa situazione. Do un morso alla mia brioches ma stavolta non mi siedo, prendo il telefono e, dopo aver sussurrato una frase non molto carina a Manuel e Domenico, me ne torno in camera masticando la mia colazione e beandomi ad ogni contatto che il cioccolato ha con le mie papille gustative.

Non appena entro in camera, apro la porta finestra e mi affaccio al balconcino della camera. Osservo il cielo di Londra che, come sempre, è abbastanza nuvoloso; un leggero venticello colpisce il mio viso e i 16 gradi che si percepiscono alle 9 di mattina, mi fanno venire una leggera pelle d'oca. Quanto vorrei che Annalisa fosse qui su questo balcone con me! Le piace così tanto il cielo nuvoloso, dice che le somiglia molto: è come una persona riservata, che quando decide di aprirsi mostra tutto ciò che ha di bello, come il cielo quando si schiarisce e spunta il sole.

<<Raspa?>> la voce di Domenico mi risveglia dai pensieri, così rientro in stanza e gli rivolgo la mia attenzione <<Il mister ci vuole giù tra mezz'ora. C'è già il pullman che ci aspetta per l'ultima rifinitura allo stadio. Prepara tutto perché qui non ci torniamo più>>

Annuisco e inizio a buttare tutto quello che mi serve nel borsone. Tuta, polo, carica-batterie, scarpe, completo formale e tutto il resto che mi ero portato qui a Londra.

<<Sei pronto?>> chiedo al numero 11 della nazionale non appena esco dal bagno con il beauty pronto <<Mimmo? Mimmo dove sei?>> chiedo non trovandolo in stanza.

<<Eccomi scusa, era una telefonata importante. Sei pronto?>> si giustifica e io annuisco alla sua domanda <<Bene, anche io. Scendiamo, dai>>

Ci sediamo in pullman e iniziamo il nostro viaggio verso Wembley, sperando di uscirne da vincitori, anche se non ne sono così sicuro di voler vincere.

***

Annalisa's pov

<<Sei sicura di voler andare da sola? Ci metto due secondi a prenotare un biglietto, Annalì>> mi disse Gianluca questa mattina alle 5.

<<Sì, Gian, sono sicura, sono maggiorenne ce la posso fare e poi sono mezza d'accordo con Domenico, stai tranquillo>> gli risposi mentre continuavo a riempire lo zaino con un cambio e qualche oggetto essenziale.

<<Sono solo preoccupato per te, sei la mia piccolina, non vorrei ti succedesse qualcosa, insomma, sei pur sempre all'estero da sola>> continuava ma, fortunatamente, riuscii a convincerlo e così mi ritrovo seduta su un aereo che è appena atterrato a Londra.

Prendo il mio zaino e attendo il mio turno per scendere dal mezzo. Guardo l'ora sullo schermo del cellulare e tutto è in perfetto orario. Sono le 9:30, decido di chiamare Domenico.

<<Pronto? Ciao Anna! Sei arrivata?>> mi risponde dopo due squilli.

<<Ehy! Sì, sono appena atterrata, adesso cerco un taxi e mi faccio portare un po' in giro per la città>>

<<Ma che taxi! Prima ho parlato con Mancini e mi ha detto che ti offre il suo autista per una giornata>>

<<Ma, no, Mimmo! Non dovevate... ringrazia Mancini da parte mia. Giacomo? È lì con te?>>

<<Siamo in stanza ma lui è in bagno e tranquilla, non sospetta nulla della sorpresa. Sanno qualcosa solo Manuel e Matteo>>

<<Mh, ok. Grazie davvero Mimmo>>

<<E di cosa! Faresti di tutto per questo piccoletto e lui farebbe di tutto per te, ve lo meritate e poi mi piace aiutare, lo sai. Adesso ti mando l'autista del mister, cerca un Audi bassa e nera>>

<<Va bene... allora ci vediamo dopo>>

<<A dopo, Anna>>

***
Dopo un lungo giro di quasi tutta Londra ed un pranzo più che sostanzioso, mi ritrovo seduta in tribuna a Wembley, con indosso la maglia azzurra con il numero 22, ad attendere il fischio d'inizio della partita più attesa di tutto Euro20, la finale.

zona autrice

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L'amore tra un libro e un calcio d'angolo || a Giacomo Raspadori storyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora