Capitolo 18

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02/03/2022
Come ogni giorno veniamo in ospedale per andare a trovare papà in quell'unica ora in cui ci è possibile vederlo.
Ora che papà è quasi al termine della sua avventura, mi viene da pensare a quanto questo ospedale sia stato presente per noi in questo mese diventando la nostra seconda casa.
É stato partecipe dei nostri momenti più brutti, delle lacrime, dei piante, delle crisi isteriche... Ma é anche stato presente nei nostri momenti di luce, nelle buone notizie date dal dottore, nelle battute che ci scambiavamo con papà.
E devo dire che una parte positiva ce la lascerà quest'ospedale: la consapevolezza di non essere soli. Neanche nei momenti più difficili della vita, non saremo mai da soli.

Ne sono la conferma tutte le persone che abbiamo conosciuto qui che si trovavano nella nostra stessa situazione, ne sono la conferma l'affetto degli amici che anche quando credevi di aver toccato il fondo, ti prendevano la mano e ti mostravano che in realtà eravamo ancora molto lontani dal toccarlo.
Siamo nella finestrella finalmente e vediamo papà seduto nella sedia e non sul letto.

Ogni volta che veniamo qui, siamo curiosi di come troviamo papà. Quando è nei suoi momenti tristi si capisce subito, dal tono e dall'espressione.
Ma la parte più bella è quando è più tranquillo, perché torna a sorridere e scherzare proprio come faceva prima di quel maledetto 4 febbraio.
Ad un tratto lo vediamo alzarsi dalla sedia, e con difficoltà fare qualche passo per venire vicino alla finestra.
É la prima volta che lo vedo alzato dopo l'incidente e una sensazione di immensa gioia mi sovrasta.
Mi allontano, dove lui non possa vedermi, e scoppio a piangere.
Mi ha fatto proprio bene al cuore vederlo così.

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