5 - Uno come te.

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Gli ultimi due giorni sono stati piuttosto noiosi. Forse perché li ho passati quasi interamente a studiare per l'esame di trigonometria che devo dare domani, estraniandomi dal mondo esterno.

Forse perché non hai visto per niente Manuel.

Forse dovresti fare interventi più sensati ed, ogni tanto, evitare proprio di intervenire.

Anche se mi duole ammettere che, in minima parte, potrebbe avere ragione.

Ho passato le ultime due giornate chiuso in stanza, anche durante i pasti - che nonna si è premurata di portarmi di persona - e, le poche volte che sono sceso di sotto, non ho mai avuto modo di incontrarlo.

Oggi, a proposito, l'unica donna di casa, mi ha portato la carbonara e poco prima di uscire dalla stanza ci ha tenuto a specificare che "L'ha fatta Manuel, con le sue mani, certo, con qualche consiglio e sotto la supervisione della sottoscritta!" con tanto di occhiolino.

È sfacciata, sì, ma l'adoro anche per questo.

Finisco il piatto di pasta, che mi limiterei a definire decente, prendo il tovagliolo per pulirmi la bocca e nel momento in cui sto per posare il vassoio sul comodino, mi accorgo della presenza di un bigliettino.

Lo leggo in fretta, avendo già una vaga idea riguardo chi potrebbe essere l'artefice:

"Stai a fa' la muffa li dentro. Guarda che più de 30 e lode 'n te possono dà. Almeno te potresti presentà pe' cena, tanto, quel che è fatto è fatto, lo sai pure tu."

Il fatto che, dopo aver letto il bigliettino, io abbia sorriso per la prima volta in due giorni, non credo sia troppo rilevante, giusto?

Dopo essermelo rigirato tra le mani per quelli che potrebbero essere stati secondi, così come minuti, decido di far finta di nulla e di riprendere a studiare.

Il resto della giornata lo passo a girare freneticamente le pagine del libro ed a ripetere più concetti possibili, cercando di non farmi prendere troppo dall'ansia.

Quando sono le otto, e di nonna ancora non c'è traccia, decido di scendere in cucina per capire il motivo per il quale non mi abbia portato nulla di cena.

Varco la soglia della cucina e la scena che mi trovo davanti non posso che definirla surreale.

Manuel, con tanto di grembiule, cappello da chef e presine, è intento ad estrarre una teglia di pizza fumante dal forno.

Più precisamente, metà è con i würstel e le patatine - il mio gusto preferito - e l'altra metà è condita con salsiccia e patatine - quello che presumo essere il suo preferito.

È talmente concentrato ad appoggiare la teglia sul tavolo, cercando di non scottarsi e di non combinare qualche guaio, che non sembra accorgersi della mia presenza.

Approfittando della situazione, mi soffermo a scrutarlo per qualche istante.

La prima cosa che mi salta all'occhio sono i ricciolini che fuoriescono dal cappello con la scritta "Best Chef" - così maledettamente da lui - e devo impegnarmi davvero molto per reprimere l'impulso di andare a sistemarglieli.

In viso ha un espressione tutta concentrata, con gli occhi focalizzati sulla sua creazione, che paiono essere di una tonalità di marrone più intensa, le labbra premute in una linea sotti-

"Sei uscito dal tugurio in cui stavi a studià i libri, pe' venì qui a studià me?"

Beccato.

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